Nick: mir Oggetto: Un maggio come questo Data: 10/5/2006 21.13.7 Visite: 170
Mi affacciai alla finestra del piccolo albergo. Dava su un cortiletto grazioso e quieto. Una lama di luce illuminava un cespuglio di rose e un paio di mobili accatastati lì da chissà quanto tempo. Lei stava stesa sul letto e faceva finta di dormire. I nostri litigi erano fatti di lunghi silenzi e appassionati e rumorosi perdoni. Ma non era ancora venuto il momento del perdono. C'erano altre finestre che davano sul cortiletto. Una di queste era aperta e un signore con in testa un secchio faceva avanti e indietro recitando una poesia o un copione. Il signore ogni volta evitava come per miracolo l'anta della finestra aperta. Un rumore. Ruotai la testa di 90 gradi a destra e vidi. Dalla finestra a fianco una prosperosa signora sulla cinquantina si limava le unghie in reggiseno. Mi concesse uno stirato sorriso. Solo dopo notai anche il movimento. Un signore sulla settantina si dava da fare alle spalle della signora. Quando ebbe concluso si affacciò anch'egli con un gonfiore giugulare molto preoccupante. Si accese una sigaretta. Rientrai nella stanza. Lei faceva sempre finta di dormire. Aprii la porta e presi per il corridoio. L'orribile moquette ovattava i passi e amplificava il rumore dei miei pensieri. Il ragazzo della reception era brufoloso e imbranato. Per salutarmi alzò la mano e urtò con violenza il bordo del bancone. Uscii e andai ad un bar. Me lo scelsi bene. Era il più triste e squallido del posto. I tavolini di plastica e i neon. Presi un paio di vodka lisce prima che due turisti giapponesi sudati si sedessero troppo vicini. Comprai una limonata, ne buttai metà e riempii il resto con la vodka. Uscii anche da lì. Con la bottiglietta in mano giravo per le strade, passavo davanti alle chiese, ai musei che avevo visto in quei giorni. Il sole stava andando via. La gente alla fine della gita DOVEVA comprare qualcosa e costringeva i commercianti a restare aperti. Le signore con le gambe gonfie si sedevano sui bidoni dell'immondizia. I bambini piangevano. Gli uomini guardavano il culo delle straniere. Però l'aria era tiepida. Le malinconie tutto sommato controllabili. Da qualche parte arrivava anche la musica. Non era male. Chiusi gli occhi per un istante. Quando li riaprii c'era lei davanti a me. Con l'aria di chi ti deve rimproverare per qualcosa di gravissimo. Ma sorrideva anche. Era arrivato il momento del perdono. laico & liberale |