Nick: POESIA_70 Oggetto: 3 colpi Data: 20/5/2006 11.50.52 Visite: 143
ACERRA, LA VITTIMA (42 ANNI) HA APERTO ALL’ASSASSINO Tre colpi al volto, ammazzato in casa Il killer ruba anche tre cellulari per impedire le indagini sulle telefonate ENRICO FERRIGNO Acerra. Assassinato con tre colpi di pistola, a dare l’allarme il figlio che stava per andare a scuola. È accaduto ad Acerra in uno stabile nei pressi della stazione ferroviaria. A cadere sotto i colpi del killer (o dei sicari) è stato Roberto Di Buono, 42 anni sposato e con tre figli. L'uomo, un ex tossicodipendente che ha alle spalle vecchie denunce per droga, è stato trovato in una pozza di sangue e con il volto sfigurato dalle pallottole dal figlio dodicenne in un box trasformato dalla famiglia di Di Buono in miniappartamento. Il ragazzino ha gridato, richiamando sul luogo del delitto la madre e la sorella. Sul posto sono arrivati gli agenti del locale commissariato, guidati dal vicequestore Raffaele Monda. Roberto Di Buono era disteso supino, a pochi centimetri dal portoncino d'ingresso con il volto crivellato da tre pallottole calibro 7,65. La serratura d'ingresso non aveva segni di effrazione. Probabilmente la vittima, pensano gli investigatori, conosceva i suoi carnefici, di cui si fidava tanto da accoglierli nella sua tavernetta. Un particolare importante: gli assassini hanno portato via i tre cellulari di Di Buono. Lo scopo: impedire che gli investigatori risalissero, attraverso i tabulati, alle telefonate effettuate e ricevute nelle ultime ore. Un altro indizio che conferma la pista di un killer «amico» dell’ucciso. Al momento il movente del delitto sembra essere avvolto nel mistero e le indagini, coperte dal massimo riserbo, non tralasciano alcuna pista, compresa quella di un possibile regolamento di conti nell'ambito del mondo del traffico di stupefacenti. L’omicidio tra le 5.30 e le 8 del mattino. Roberto Di Buono di buon’ora avverte i familiari che ha un appuntamento e prega loro di svegliarlo nel caso si addormenti. Scende dall'appartamento al civico 27 di via Pulcrano nel cortile del palazzotto a tre piani ed entra nel box. Si siede sul divano. È tranquillo, non sospetta minimamente di essere nel mirino. La sera prima addirittura aveva acquistato una moto di cui doveva scegliere ancora il colore. Ed a questo punto che si materializza l’assassino (o gli assassini) armati di una «7,65». Entra trafelato nel cortile, bussa e non appena Di Buono apre il portoncino d'ingresso fa fuoco per tre volte, colpendolo alla parte destra del viso. La vittima stramazza al suolo, mentre il sicario richiude la porta con tranquillità. Probabilmente ha utilizzato un silenziatore perché nel silenzio delle prime luci dell'alba nessuno ha avvertito alcun rumore. Roberto Di Buono, che appartiene ad una famiglia molto stimata in città, ufficialmente risultava disoccupato.
 
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