Nick: Trouble Oggetto: università e lavoro Data: 6/6/2006 22.5.2 Visite: 111
E’ un dato di fatto inconfutabile, lo sanno tutti coloro i quali frequentano o hanno frequentato l’università; le rilevazioni statistiche mostrano che a tre anni dalla laurea c’è sempre una percentuale di "dottori" che non ha trovato una collocazione stabile (di questi tempi nemmeno precaria, visto che ciò che un tempo era stabile oggi difficilmente lo è ancora). Fortunatamente il problema non è così vistoso per tutti, si passa dall’ottima percentuale di collocazione in tempi brevi degli ingegneri a quella decisamente pessima dei laureati nelle materie storico-letterarie (dove x collocazione intendo un lavoro attinente al tipo di studi effettuato). E’ un problema con il quale al momento della scelta si sono confrontati tutti quelli che avevano la passione x qualche materia che non tira molto nel mercato del lavoro ("che faccio??mi iscrivo a storia e filosofia che mi piace tantissimo o a ingegneria chimica che odio, ma che magari mi farà lavorare prima e con maggior sicurezza?"). Senza voler entrare nel merito dei criteri che hanno orientato la nostra scelta (perché secondo me non si può studiare qualcosa che non piace..si finisce x abbandonare prima o poi), c’è però una situazione in cui molti si trovano, e che lascia un po’ disorientati. Come vi porreste di fronte alla necessità di dover scegliere fra un lavoro dignitoso, ma non proprio attinente al vostro percorso di studi, e l’eventualità di dover trascorrere del tempo fra disoccupazione, specializzazioni. assegni di ricerca e borse di studio? (ammesso che si riesca ad avere la bravura e la fortuna di potervi accedere) Preferireste coltivare in tutto e per tutto le vostre aspettative ideali anche in un periodo come questo in cui, si sa, un lavoro a tempo indeterminato è raro quanto una mosca bianca?
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