Nick: notte Oggetto: re:CHIUSURA ORFANATROFI Data: 17/6/2006 10.26.4 Visite: 79
APPROVATA LA NUOVA LEGGE Ecco i punti salienti della normativa varata definitivamente dalla Commissione Infanzia del Senato Arriva anche in Italia una nuova speranza per le coppie che intendono adottare un bambino e per i minori alla ricerca di una famiglia. La Commissione Infanzia del Senato ha dato, infatti, il via libera definitivo alla nuova normativa che riguarda l’adozione. Il testo è composto da 41 articoli e si intitola "Diritto del minore a una famiglia". Sostituisce quello attualmente in vigore sulle adozioni nazionali, legge 184, del 1983. Per l’adozione internazionale, invece, resta la legge del ’98 che ha recepito la convenzione dell’Aja. Ma, quali sono le maggiori novità introdotte dalla nuova legge? Matrimoni Solo le coppie sposate, da almeno tre anni, possono adottare un bambino. Il giudice può decidere se conteggiare gli anni di convivenza precedenti al matrimonio. Coppie di fatto Solo provando una convivenza stabile di almeno tre anni potranno chiedere un bebè, ma solo a condizione che sanciscano la loro unione formalmente, davanti al sindaco, oppure davanti al prete. Limiti di età La nuova legge amplia le possibilità di adozione portando la differenza di età tra genitori e figlio da 40 a 45 anni. Il limite può essere superato da uno solo dei due coniugi per un massimo di 10 anni. Inoltre, sono previste deroghe a questi limiti a condizione che il tribunale dei minorenni accerti che dalla ''mancata adozione derivi un danno grave e non altrimenti evitabile''. Basta orfanotrofi E’ prevista la chiusura degli orfanotrofi entro il 2006 per essere poi trasformati in case famiglia. Ma da subito non si potranno affidare agli istituti i bambini al di sotto dei sei anni. I genitori biologici Sapere è un diritto, ma solo a 25 anni. L’adottato, a questa età, potrà conoscere la sua storia e chiedere le generalità dei genitori biologici, tranne nei casi in cui questi abbiano chiesto l’anonimato o la madre non abbia riconosciuto il bambino. Il parere dei più piccoli Un altro principio stabilito dalla legge è quello di tenere nel dovuto conto l'opinione del bambino prima dell' adozione. Magistrati e assistenti sociali dovranno ''vagliare le sue capacità di discernimento''. Per i maggiori di 14 anni ci dovrà essere un consenso esplicito, per quelli di età compresa tra i 12 e i 14 è previsto che vengano ascoltati personalmente dal magistrato. Affidamento più facile Anche i single avranno qualche vantaggio dalla nuova legge. Sono esclusi dall'adozione, ma potranno ottenere un bambino in affidamento per non più di 24 mesi. Preferibilmente verranno scelte le famiglie, ma anche chi è solo potrà fare questa esperienza a condizione di provare di poter assicurare al piccolo ''il mantenimento, l'educazione, l' istruzione e le relazioni affettive''. Tutela del minore La prima famiglia alla quale il bambino ha diritto e' quella naturale. I giudici devono, quindi, fare tutto il possibile per non sottrarre i piccoli ai loro genitori naturali, intervenendo anche con le misure necessarie di sostegno. Decalogo dei diritti del bambino Primo tra tutti quello di essere assegnato ad una famiglia ''senza distinzione di sesso, di etnia, di età, di lingua o di religione nel rispetto dell' identità culturale del minore''. Finisce così l'alibi di molte sentenze che si appellavano alla incompatibilità sociale. Non sarà più tollerabile l' atteggiamento di alcune coppie che pretendono di scegliere bambini ''italiani''. La legge stabilisce, inoltre, procedure e modalità affinché i fratellini non vengano separati ma vengano accolti nella famiglia adottante. Gaetano Franzese ..per quanto riguarda le case famiglia in sintesi: Con notevole lungimiranza, sembra avere anticipato i tempi l’associazione «Villaggi Sos Italia», nata a Trento nel 1963, che rappresenta nel nostro Paese l’«Sos Kinderdorf International», la più grande organizzazione privata mondiale, di stampo laico, per l’accoglienza all’infanzia in difficoltà. Il villaggio, infatti, è una casa-famiglia a tutti gli effetti, improntato sul rispetto delle differenti religioni, origini culturali dei minori e loro personalità individuale. «L’associazione è stata fondata nel 1949 da Hermann Gmeiner, studente di medicina austriaco, di famiglia numerosa, che aveva compreso il grave problema dei piccoli rimasti orfani dalla guerra», spiega Amedeo Trentini, direttore dell’associazione «Villaggi Sos Italia». «Il primo villaggio sorse a Innsbruck. Poi seguirono gli altri». Dai disastri della guerra alle storture moderne, ai numerosi fenomeni disgreganti che coinvolgono i bambini. In oltre mezzo secolo la storia è galoppata, ma il modello del villaggio è rimasto sostanzialmente quello delle origini: un microcosmo protetto che relaziona con il mondo esterno. Al centro la duplice esigenza di garantire ai minori il diritto a una famiglia e dare la gioia di un figlio a mamme e papà che lo desiderano. Attualmente sono 436 i villaggi «Sos» nel mondo: ospitano 60mila bambini (oltre i 150mila che vivono nei nuclei familiari al di fuori dei villaggi). In Italia sono otto, costituiti in cooperative di carattere sociale, con trecento minori: Trento, Vicenza, Morosolo, Roma, Saronno, Mantova, Ostuni e Caldonazzo, il campo estivo internazionale dove ogni anno 2 mila bambini provenienti dai villaggi europei si incontrano per trascorrere insieme le vacanze. Il modello «Sos» prevede anche le «case del giovane», strutture riservate ai piccoli che, diventati adolescenti, non abbiano potuto rientrare in famiglia, per accompagnarli nel loro percorso di crescita fino al raggiungimento della piena autonomia, agevolandone così l’inserimento nel tessuto sociale. «Il villaggio comprende da sei a dieci case indipendenti, alcune a schiera, ciascuna con una propria identità», sottolinea Trentini. «All’interno di ogni casa viene ricreato un vero e proprio ambiente familiare. Ogni quattro o cinque bambini c’è un’educatrice speciale, la nostra "mamma Sos", sovente aiutata dalla "zia Sos", due figure professioniste e al tempo stesso motivate dal punto di vista umano, che sono il nostro tratto distintivo». Attorno opera una fitta rete di persone capace di far funzionare al meglio questo sistema. «La legge 149 va verso strutture d’accoglienza di tipo familiare, per noi quindi non cambia molto», ammette Trentini. «Siamo già nati con questa caratteristica e, in tal senso, siamo un unicum. Negli anni Sessanta in Italia abbiamo rappresentato una vera e propria rivoluzione copernicana. Quello che ci manca, invece, è il riconoscimento legale alla "mamma Sos" (sono trentacinque in Italia) perché questa figura possa avere la giusta valorizzazione. I "Villaggi Sos Francia" hanno concordato un protocollo d’intesa che riconosce loro piena dignità. Anche noi siamo impegnati in questa sfida». Sarah Tavella Copyright "il nostro tempo" - 2006 «Gli errori irrimediabili - Non sono quelli che fai tu con gli altri, ma quelli che gli altri fanno con te. Non te li perdonano più» (cit.) Grazie FoggyPunk * |