(solo la prima parte.. nel caso metto il resto. un pò alla volta, che so' quaranta pagine)
-Quanto?
-50. Prendere o lasciare.
-Sali.
Nadia era ungherese, 22 anni. Alta, bionda, proprio una bella ragazza. Anche un bel viso, che non è comunque raro tra le ragazze dell’est che vengono a vendersi, a farsi vendere, nel nostro paese.
Un bel corpo, rovinato solo dalle cicatrici sulla schiena. Evidentemente non doveva provare a ribellarsi.
Nadia salì su quella macchina, trovarono un posto appartato, intascò i soldi e tornò al suo marciapiede. Poco dopo salì su un’altra macchina, e poi un’altra ancora.. come tutte le sere.
Chissà in quanti avevano avuto il suo corpo, chissà quanti lo avrebbero avuto.
Era fuggita dall’incubo del suo paese per entrare in un altro incubo ben peggiore, da cui sapeva che difficilmente sarebbe riuscita ad uscire.
Non poteva ribellarsi, non poteva fare altro che sentire quei corpi sopra di lei e poi prendere quei pochi soldi che valeva il suo corpo.
Eppure nei suoi occhi la speranza non si era spenta, lei si sentiva ancora viva e sapeva che, con la voglia di libertà che aveva, prima o poi sarebbe riuscita a fuggire.
E intanto le macchine si susseguivano.
Decine di uomini, donne, tutti diversi, e nessuno che le elemosinasse una carezza, nessuno che fosse capace di comprenderla, o che almeno provasse a farlo.
E con ogni macchina che andava via, scendeva anche una lacrima.
Ventidue anni, ma un corpo già troppo stanco. Credo che avesse quasi perso le speranze quando ci incontrammo. Probabilmente intuì che ero diverso dagli altri.
-quanto?
-50. Prendere o lasciare.
-te ne dò 100, ma voglio solo parlare. Sali.
Salì e ci allontanammo. Era piuttosto brava a trovare dei luoghi appartati, forse per l’esperienza. Fermai la macchina e, come pattuito, cominciammo a parlare.
Volevo sapere tutto di lei, ma proprio tutto.
Po cominciai a parlare io, ed alle mia parole vedevo accendersi nei suoi occhi una luce di speranza. Capisci? La vedevo sorridere di nuovo. L’avrei aiutata, quella ragazza. Era troppo bella per essere sprecata così. L’avrei portata via da quell’incubo, questo glielo promisi.
La trovarono due giorni dopo, dietro un cassonetto, avvolta nel suo lungo cappotto. Probabilmente la gente l’aveva vista prima ma, credendola una tossica, nessuno se ne era preoccupato. La gente spesso si comporta così’. Povera Nadia, così giovane, così bella.. così indifesa.. eh si, ci aveva visto bene: non ero per niente come gli altri. Peccato per lei che non fossi un principe azzurro. Credo che mi mancherà.
Perché quella faccia? Sorpreso? Si, sono un assassino, un mostro. Almeno così mi definiscono i giornali.
In realtà sono solo un povero angelo caduto, un essere folle e poetico, che non riesce a liberarsi dei suoi orrori e delle sue piccole malvagità.
Per tutti sono un mostro, ma non è forse più mostruoso contrabbandare armi oppure organi, vendere droga, sperimentare sempre più feroci armi di distruzione?
Non sono io l’assassino. O, almeno, non solo io.
Non cerco attenuanti, non è la società che mi ha reso così: uccido perché mi piace farlo. Mi diverte (la gente fa anche una faccia molto buffa, mentre muore). Mi inebria. Sento la vita delle persone scorrere tra le mie dita, posso guardare negli occhi di chi uccido l’angoscia, la paura, il terrore.
Mi piace.
Mi piace ricordare, non dimenticare mai quei momenti in cui sono un dio crudele che decide della vita delle persone.
In fondo le mie vittime dovrebbero essermi riconoscenti, io sono colui che libera il loro spirito dalle sofferenze mortali. Eh si, sono proprio un angelo.
Nadia non ha sofferto molto, mi dispiaceva profanare ancora quella carne così innocente.
Strangolamento, è morta quasi subito. Non ha urlato, né ha reagito in alcun modo.
Proprio una brava ragazza, fino alla fine.
Eh, che peccato.
Non averla trovata prima.
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