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Nick: Mr_LiVi0
Oggetto: Il giornale del giorno
Data: 1/8/2006 9.43.25
Visite: 192

Buongiorno ircnapoletani il nuovo numero del vostro quotidiano preferito, perchè unico, è online. Informatevi e diffondete tale verbo tra tutti quelli che si informano sempre dalle stesse fonti !!!


I bimbi israeliani ammazzati nel silenzio dei pacifisti di ANDREA MORIGI
Sembra quasi di riesumarne i corpicini, e costa dolore, ma è l'unico mezzo per ricordarli. Dal 2000 a metà del 2006, terroristi islamici hanno massacrato 127 minorenni israeliani. Il più piccolo di loro era nato il giorno prima di essere ucciso. Altri nove avevano meno di un anno. Per qualche ragione anagraficogiuridica non rientrano nel macabro conteggio soltanto quei dieci feti che erano ancora nel grembo della mamma e non ne sono mai usciti vivi. Sono una piccola parte delle 1125 "perdite" causate dalla cosiddetta "Seconda Intifada". In lingua inglese il termine "perdite" è tradotto addirittura con "casualties", come se fosse uno scherzo del destino e non il tragico bilancio di una guerra che in sei anni ha fatto fuori un israeliano su 6.071 e ne ha ferito uno su 878. Onefamilyfund, l'organizzazione ebraica che provvede alle necessità economiche e alle cure mediche dei sopravvissuti agli attentati, tiene un catalogo aggiornato delle conseguenze: 831 bambini sono rimasti orfani del padre o della madre, 31 li hanno persi entrambi. I loro genitori non erano stati avvertiti dai kamikaze di Hamas o della Jihad Islamica che di lì a poco sarebbe scattata la spoletta dell'uomo-bomba.
SCUDI UMANI
Ma a Cana di Galilea e nei dintorni, prima di bombardare, l'aviazione israeliana aveva lanciato migliaia di volantini scritti in arabo, dove si diceva di allontanarsi perché la zona era diventata un bersaglio. I terroristi si nascondono dietro le abitazioni civili per lanciare i loro razzi contro gli ebrei (e gli arabi) che sono dall'altra parte del confine. Sono indifferenti alla loro sorte. Anzi, se poi li ammazzano è anche meglio, perché il lutto crea odio antisionista. Per questo hanno atteso sette ore per soccorrere gli abitanti della palazzina colpita. Non perché i raid aerei, che nel frattempo si erano conclusi, impedissero di entrare e portar fuori morti e feriti. L'attacco si era consumato tra la mezzanotte e l'una di domenica 30 luglio. L'edificio è crollato la mattina, seppellendo chi c'era all'interno. Chissà quanti, magari, erano ancora in vita e se la sarebbero potuta cavare con qualche graffio. Invece li hanno lasciati là a crepare. Bell'esempio di solidarietà islamica. Per gli Hezbollah sarebbe stato un controsenso salvarli. Nessuna vittima, nessuna eco sulla stampa mondiale, nessun effetto propagandistico sull'opinione pubblica, nessuna conseguente tregua. Una sequenza di eventi calcolata, visto che dei morti israeliani non rimangono che poche tracce fotografiche, mentre le immagini delle vittime civili palestinesi o libanesi rimbalzano da un capo all'altro del mondo. L'eccidio di Cana, invece, ha concesso un po' di respiro ai terroristi, che ora possono riorganizzarsi militarmente dopo aver subito per due settimane i colpi durissimi dell'esercito con la stella di David. È subentrato l'orrore per il sangue degli innocenti versato: 27 bambini libanesi che non avevano nessuna colpa. E il risultato si è rivelato più efficace di una battaglia vinta sul campo.

STRAGI DIMENTICATE
Sembra che i morti ebrei siano diversi. Le stragi compiute col contagocce ai loro danni non sembrano degne di entrare nella storia. Lì per lì provocano sdegno. Poi ci si fa l'abitudine. Li prendono di mira almeno dal 1970, quando 12 alunni della scuola di Avivim Moshav furono sequestrati sullo scuolabus e barbaramente uccisi dai terroristi palestinesi. Altri 22 furono sacrificati dai seguaci di Yasser Arafat nel maggio del 1974, mentre andavano in gita scolastica da Safed a Ma'alot. In Italia, chi si ricorda più che il 9 ottobre 1982, durante un attacco alla sinagoga di Roma, che costò il ferimento di trenta persone, morì anche un bambino di due anni? Figurarsi. Nell'era di Internet, bisogna andare a cercare in archivi polverosi per ritrovare una notizia "così vecchia". Ma non si è persa affatto la memoria della strage di Sabra e Chatila, dello stesso anno, quando Israele invase il Libano del Nord. Eppure è diffusissimo il luogo comune che "gli ebrei" siano potentissimi e maledettamente influenti nel mondo della comunicazione. Senza scivolare nel campo della propaganda antisemita, che li dipinge come arcigni burattinai che controllano il mondo, si contano nel popolo d'Israele e nella sua diaspora planetaria parecchi editori e direttori di testate di fama mondiale. Non si spiega allora perché su Israele penda un'incancellabile leggenda nera, mentre nei confronti dei crimini palestinesi si adotti tutt'altra misura di misericordia. Ufficialmente, le vittime sono soltanto i popoli arabi oppressi. Chi lo sostiene, si munisce anche di cifre e fatti, per dimostrare, certificati di morte alla mano, che perdono la vita più piccoli palestinesi sotto il tiro degli israeliani che viceversa.

LA TECNICA SUICIDA
Manca solo un particolare importante. I bambini israeliani la mattina vanno a scuola, mica a tirar pietre e molotov agli arabi. Nei campi dominati da Hezbollah e da Hamas, invece, li addestrano sin dall'infanzia a suicidarsi portando con sé il numero più alto possibile di ebrei. Avevano aperto la strada gli ayatollah negli anni Ottanta, insegnando ai giovanissimi la tecnica per lanciarsi pieni di esplosivo sotto i carri armati di Saddam Hussein, durante la guerra tra Iran e Iraq. Così si va diritti in paradiso, spiegavano durante le lezioni del loro catechismo di morte. Visto il successo mondano e le promesse escatologiche, gli Hezbollah a loro volta avevano importato l'idea nei campi palestinesi e poi Hamas l'aveva copiata "producendola" in massa. A quel punto anche i seguaci di Al Fatah, per non sentirsi da meno dei rivali, si erano messi a propagandare il cosiddetto "martirio" alla tv dei ragazzi palestinese. Le famiglie facevano festa e offrivano dei dolcetti a vicini e parenti quando apprendevano che finalmente il loro pargoletto sarebbe andato a saltare in aria per la volontà di Maometto. Salvo poi dare la colpa all'invasore israeliano. Se si computano anche i kamikaze nell'elenco delle vittime, si fa presto a far salire a proprio favore le statistiche della "tragedia umanitaria".

L'ONU DISCRIMINA
Poi si va a New York, alla sede dell'Onu, dove non vedono l'ora di dare addosso a Israele. I Paesi arabi ricattano tutti e guai se passa una risoluzione favorevole a Israele. Tre anni fa, a metà di novembre del 2003, l'allora rappresentante diplomatico di Gerusalemme presso il Palazzo di Vetro, Dan Gillerman, aveva proposto una bozza di documento in cui si chiedeva la protezione dei bambini ebrei dal terrorismo. Una settimana prima, il 6 novembre, ne era stato approvato - con 88 voti favorevoli, 4 contrari e 58 astensioni - uno speculare che chiedeva protezione per i bambini palestinesi. Per quelli ebrei non si poteva fare altrettanto, anche se il 4 ottobre di quello stesso anno erano stati uccisi in un attentato ad Haifa quattro bambini israeliani. La delegazione egiziana - espressione cioè di un Paese arabo cosiddetto moderato e filo-occidentale, che ha firmato un trattato di pace con Israele - era insorta, riuscendo a raccogliere il consenso dei Paesi non allineati - Bahrain, Malaysia, Arabia Saudita, Sudafrica, Sudan, Emirati Arabi Uniti e Yemen. Volevano che invece di "bambini ebrei" si scrivesse "bambini del Medio Oriente". E giù un'altra sfilza di emendamenti, dove entravano termini come «assalti militari israeliani», «occupazione» e «uso eccessivo della forza», ma pretendevano che si cancellasse del tutto la parola «terrorismo ».

ISRAELE È L'OCCIDENTE
Se fosse una questione che riguarda soltanto le due parti in conflitto, qualche "isolazionista" nostrano potrebbe fare spallucce e ignorarla. Invece, Israele da quelle parti rappresenta l'Occidente. E chi non fosse d'accordo almeno mediti sul fatto che l'impossibilità di giungere a una formulazione del termine "terrorismo" accettata da tutta la comunità internazionale genera disastri in tutto il mondo. Le sentenze giudiziarie che fanno passare i terroristi di Al Qaeda come "guerriglieri" sono basate proprio su controversi documenti dell'Onu. E la sottolineatura sull'uso sproporzionato della forza militare è risuonata qualche giorno fa proprio nel Parlamento italiano, proveniente dalla Farnesina, per neutralizzare lo sforzo di autodifesa di Israele. Forse solo un richiamo al nostro egoismo ci consentirà di smuoverci. Abbandonare al loro destino i figli del popolo di Israele significa allo stesso tempo condannare noi stessi a soccombere all'islam.

E i loro sono scudi umani di IURI MARIA PRADO
La notizia c'è, ma non si trova. E non si trova perché i giornali, salvo qualche caso eccezionale, non la riportano. Oppure - ed è peggio - la infilano in certe minuscole parentesi di cronaca, così che anneghi e scompaia nella più vasta, più facile, più oscenamente appagante descrizione della "strage di bambini". Che i gentiluomini di Hezbollah, il "Partito di Dio", usino i civili inermi, donne e bambini compresi, come "scudi umani", è una notizia sconnessa rispetto al quadro preferito della cronaca, con Israele che non si ferma davanti a nulla e massacra, appunto, decine di bambini. L'altra sera una giornalista del cosiddetto serviziopubblico, preannunziando la trasmissione delle immagini della tragedia di Cana, commentava: «Il mondo deve sapere, deve vedere». Sapere che cosa? Che un'azione di guerra ha provocato la morte di bambini? No: sapere che Israele spara sulle case piene di bambini e che la sua guerra è fatta per questo, per ammazzare i bambini. Quandoproprio non si riesce a tenere censura completa, si tenta di rimediare con ridicola concessione alla verità (Corriere della Sera di ieri): «Il ministro della Difesa israeliano sostiene che i terroristi dell'Hezbollah "si fanno scudo della popolazione civile". In parte ha ragione». In parte? Che cosa significhi "in parte" è un mistero. Forse vuol dire che non lo fanno proprio sempre e proprio dappertutto, di tenere donne e bambini nei punti "giusti". Forse vuol dire che sì, capiterà pure qualche volta che i bambini arabi siano lasciati di proposito dove può arrivare la bomba provvidenziale, magari chiamata dal trascurabile dettaglio che lì c'è una postazione militare che lancia missili sulla testa dei civili israeliani, bambini compresi (che notoriamente sono meno bambini degli altri). Ma che sarà mai? «Avremo la pace con gli arabi quando ameranno i loro bambini più di quanto odino noi». L'ingenerosità di questa vecchia sentenza è che si rivolge solo agli arabi, includendoli tutti, ma includendo solo loro, nell'odio per gli ebrei e gli israeliani. Purtroppo, gli ebrei e gli israeliani sono tanto più odiati anche da molti che arabi non sono. E il bambino arabo trova in Occidente moltissimi disposti a inquadrarlo cadavere, se questo serve a dare una dimostrazione ulteriore che l'odio per Israele si giustifica e merita di aggravarsi. Ma ne trova pochi - se ne trova - a proteggere il suo diritto di non essere usato come scudo umano. Quando proprio va bene, è un diritto che vale "in parte".


Ha ucciso più clandestini il buonismo della linea dura di MATTIAS MAINIERO
Partiamo da una cifra: duemila. È il numero degli stranieri sbarcati a Lampedusa. Quelli che ce l'hanno fatta, che non sono stati uccisi dal mare e dagli stenti. Duemila in due settimane. Significa quasi 150 arrivi (per la precisione: 142,8) ogni giorno. En plein. Ancora una volta, col centrosinistra al governo la carica dei clandestini ha trovato nuovo vigore, e assieme alla carica sono arrivate anche le nuove tragedie. Venerdì notte, 127 miglia a sud di Lampedusa, 69 dalla Libia: sul natante in vetroresina, sei metri di lunghezza, poco più di un guscio, erano in quattordici. Altri tredici erano morti durante il viaggio ed erano stati gettati fuori dall'imbarcazione. Sabato notte, largo di Malta: tredici sopravvissuti, venti clandestini (tra cui cinque bambini e due neonati) finiti in quell'enorme fossa comune che è diventato il braccio di mare fra la Sicilia e l'Africa. La tragedia, ormai, è quotidiana. Se n'è accorto anche Giuliano Amato, che è corso ai ripari dando la colpa agli altri Paesi europei. Ascoltate: «L'intensità degli sbarchi che in questi giorni si stanno verificando a Lampedusaè dovuta ad una generale iniziativa di alcuni Paesi europei, come la Spagna, che hanno messo in campo alcune azioni di contrasto verso il Marocco spostando quindi il flusso migratorio da questo Paese alla Libia». Non è vero: l'intensità degli sbarchi, almeno in buona parte, è dovuta all'Italia, a ciò che è capitato in queste ultime settimane. Proviamo a ricapitolare.
I segnali del governo
Prima la regolarizzazione di fatto di 350mila clandestini già presenti sul nostro territorio, che vanno ad aggiungersi ai 160mila regolarizzati da Maroni. Poi il decreto che facilita le ricongiunzioni familiari permettendo agli stranieri di portare in Italia non solo mogli e figli ma anche genitori e nonni. Un'accoppiata che è suonata come un preciso segnale: signori clandestini, qui da noi siete i benvenuti. Entrate pure, vedrete che prima o poi riusciremo in qualche modo a regolarizzarvi tutti. E se qualcuno di voi dovesse sfortunatamente finire in carcere, niente di male: c'è sempre l'indulto pronto a darvi una mano. Abbiamo spalancato le porte, ovvio che chi non aspettava altro ora provi ad approfittarne. Risultato: la pressione è diventata più forte. Terminate le migrazioni degli albanesi e degli ex cittadini dell'impero sovietico, ora premono soprattutto i disperati dell'Eritrea, della Somalia e del Marocco. Partono dai loro Paesi e si imbarcano su natanti di piccole dimensioni. Non più carrette del mare ma imbarcazioni con venti, trenta o cinquanta posti al massimo, con motori che fondono appena le onde si fanno un po' più alte. Li chiamano, in gergo, motori targati Cartagine. Significa che sono arrivati alla fine della loro vita, che sono vecchi e malandati, che una qualsiasi persona dotata di un minimo di buonsenso non li userebbe neppure per fare un giretto nel porto. Per giunta, la benzina è sempre col contagocce. Il 90 per cento ha come meta Lampedusa, l'approdo più vicino, più facilmente raggiungibile da natanti così piccoli. Gli sbarchi, in questo scorcio di anno, sono aumentati del 20 per cento rispetto al 2005. Sempre così: si abbassa il livello di protezione, si lanciano messaggi invitanti e tranquillizzanti e i flussi migratori si ingigantiscono. Parallelamente, se non altro per motivi puramente statistici (più sbarchi più rischi),aumenta il numero delle vittime. Non a caso, le principali sciagure sulle rotte dei clandestini sono capitate quando al governo c'era il centrosinistra. Vi dice nulla il Canale di Otranto? E il 28 marzo 1997, un venerdì santo? Fu forse la peggiore delle tragedie, sicuramente quella accompagnata dalle maggiori polemiche. Breve riassunto: una nave albanese carica di clandestini sfidò il mare grosso e puntò verso la Puglia. A metà strada fu speronata da una corvetta della Marina Militare italiana. La carretta colò a picco. Incastrati nella nave, si adagiarono sul fondale decine e decine di uomini. Il bilancio ufficiale parlò di 84 vittime, quello ufficioso andò molto al di là. Si fece pure un processo, conclusosi con la condanna del comandante italiano e di quello della nave albanese. Qualche anno prima niente speronamento: sparatoria. E' il marzo del 2000, coste brindisine: i carabinieri aprono il fuoco per fermare i clandestini. Un albanese, disarmato, è colpito alla spalla, un altro, anche lui disarmato, al femore. Passano solo pochi mesi, costa del Salento: morti e dispersi nella collisione fra un gommone e un'imbarcazione della polizia. E potremmo continuare, ma il concetto ormai è chiaro. Per dirla con una battuta: il centrosinistra non fa bene all'Italia e non fa neppure bene agli immigrati, visto l'alto numero di sciagure. E ciò nonostante il centrosinistra insiste: prima la regolarizzazione di fatto, poi il decreto sulle ricongiunzioni familiari, prossimamente, come ha fatto sapere il ministro Ferrero, la riscrittura dell'intera legge Bossi-Fini con l'introduzione di tre punti fermi.

Aumenta la confusione
Primo punto: il "permesso di soggiorno per ricerca di lavoro". Dice il ministro: «Uno entra senza sotterfugi, con l'aiuto di uno sponsor oppure autosponsorizzandosi, dimostrando cioè di potersi sostenere per alcuni mesi per trovare un impiego». Traduzione: gli immigrati, quasi tutti autosponsorizzandosi, entreranno in Italia. Alcuni troveranno un posto di lavoro e diventeranno regolari, altri non lo troveranno e diventeranno uccel di bosco, in attesa di una sanatoria che li faccia diventare regolari. Secondo punto fermo: molte pratiche relative agli immigrati passeranno dalle Prefetture ai Comuni e anche ad associazioni come la Caritas, l'Arci, le Acli e i patronati. Ovvio che, aumentando il numero degli enti e delle organizzazioni, aumenterà pure la confusione. In contemporanea, aumenteranno le possibilità di sfuggire ai controlli. Terzo punto: eliminazione del «circuito penale che rischia di portare molti dalla clandestinità alla malavita». Riassumiamo: cari stranieri, salite sul gommone e sbarcate in Italia. Governa la sinistra, se vi andrà male non rischierete neppure il carcere. Guai grossi in arrivo.

MONTEZEMOLO LICENZIA PRODI di VITTORIO FELTRI
Gli industriali si pentono di aver tifato sinistra. E son lacrime di coccodrillo
Luca Cordero di Montezemolo ha compiuto una virata da capogiro. Romano Prodi è stato spiazzato e immagino stia valutando se si tratta di una manovra dialettica per indurlo a darsi una mossa oppure una specie di annuncio mortuario. Fossimo in lui propenderemmo per la seconda ipotesi. Le ragioni sono due: primo, quand'anche il premier fosse animato da buona volontà non sarebbe comunque in grado di allargare la maggioranza (in Senato) e renderla meno precaria. Secondo: il grado di litigiosità è talmente elevato nell'Unione da non consentire ottimismo circa una ricompattazione dei partiti. Se il presidente della Confindustria fa macchina indietro rispetto a un recente passato e, anziché incoraggiare Prodi a mantenere gli obiettivi di cambiamento gli dà del mezzo fallito, significa che ne intravede il funerale. Imminente. Montezemolo non si è limitato a mugugnare secondo lo stile nazionale. Ha attaccato a testa bassa il governo denunciandone le inadempienze. Intervistato dal Wall Street Journal, sull'esecutivo ne ha dette di ogni colore. «In questi due mesi», ha osservato, «non ho notato un solo sforzo di riduzione della spesa. E allo stesso tempo le tasse sulle imprese sono aumentate». Basterebbe questo giudizio a squalificare il Ministero nel quale, anche senza ammetterlo con chiarezza, i grandi imprenditori avevano mostrato fiducia. Montezemolo (leggete all'interno il testo integrale della intervista), forse allo scopo di non ingenerare equivoci, nel prosieguo della chiacchierata è andato giù ancor più pesante. Pressappoco così: le costanti liti nell'Unione rivelano scarsa coesione politica; il che uccide le speranze di effettive riforme a breve e a medio termine; ci sono membri del governo con scarso senso del mercato e nessuna considerazione del ruolo delle aziende. Parole negative pure sulle liberalizzazioni date per acquisite e poi ridimensionate per mancanza di accordo nella maggioranza: «sarà molto difficile per il governo portare avanti provvedimenti più importanti in materia». Dove troverà Prodi, per esempio, la forza necessaria a liberalizzare un settore vitale come quello dell'energia? Altro che tassì, panetterie e farmacie. Smontare certi oligopoli richiede comunità di intenti, capacità di reggere a scontri duri; tutte cose che l'Unione vorrebbe avere ma non ha. Il presidente di Confindustria si è sempre guardato dal confessare simpatie nei confronti del centrosinistra; però spesso le ha lasciate intendere. Ora a distanza di tre mesi dal successo elettorale del cartello progressista, con toni perentori egli tratteggia di Mortadella un profilo sconsolante ancorché realistico. A che prelude simile presa di posizione? Se il capo degli imprenditori italiani arriva a tanto un motivo ci sarà e non può essere soltanto il desiderio di esprimere un'opinione severa. C'è sotto dell'altro. Se ricordiamo le elucubrazioni di De Benedetti («Prodi è un amministratore provvisorio, gli subentreranno Veltroni e Rutelli, gente giovane») è fatale ricollegarle all'anatema confindustriale consegnato al Wall Street Journal. Magari Luca Cordero non punta né su Veltroni né su Rutelli, ma a questo punto è indubbio miri a far fuori Prodi, totalmente inadeguato a guidare un caravanserraglio quale l'Unione. Ignoro che tipo di soluzione egli e il suo entourage abbiano in mente, ma non serve molto acume per leggere nel futuro. Lo ha fatto anche Berlusconi a suo modo e presumo con buona approssimazione. In breve. La maggioranza non resisterà all'urto della Finanziaria; si frantumerà sull'ala massimalista, e il Professore cadrà. Scordiamoci lo scioglimento delle Camere e il voto anticipato. Entreranno in gioco (scommetto) spezzoni di centrodestra (Forza Italia e Udc) e prenderanno vita le cosiddette larghe intese. Nulla di definitivo. Un governo tecnico presieduto da un tipetto come Mario Monti o qualcuno del genere che sarà sostenuto da un'ammucchiata; poi si vedrà. Si imporrà una nuova legge elettorale perché la vecchia è sgangherata, e si imporranno parecchi provvedimenti urgenti onde sistemare i bilanci, quindi limatura delle spese, interventi adatti a stimolare la ripresa economica eccetera. In soldoni, l'idea che Montezemolo abbia parlato per dare aria ai denti non è compatibile con il carattere dell'uomo e con la poltrona che occupa. Un disegno c'è, e quello che abbiamo abbozzato forse non è esatto, ma neppure infondato. E un dato è sicuro: Romano Prodi è stato scaricato per ciò che è, il due di picche.

« Che delusione Prodi » L'ira di Montezemolo
Pubblichiamo il testo integrale dell'articolo firmato da Gabriel Kahn e Luca Di Leo apparso ieri sul quotidiano americano " Wall Street Journal" in cui vengono citate le dichiarazioni del presidente di Confindustria e della Fiat, Luca Cordero di Montezemolo. Parole estremamente critiche nei confronti dell'operato del premier Romano Prodi e del suo governo in questi primi mesi di attività. potrebbe fare, il futuro appare fosco. « In questi due mesi, non ho visto neanche un tentativo concreto per ridurre la spesa. E allo stesso tempo, le tasse per le aziende sono aumentate » , ha detto. Inoltre ha affermato che i continui attriti tra i nove partiti che compongono la coalizione di governo dimostrano che la « coesione politica è debole » , deludendo le aspettative di chi sperava che cambiamenti più coraggiosi potessero essere promossi lungo il cammino. Il governo, ha detto, « sembra avere poco rispetto per il mercato e scarsa considerazione per il ruolo delle imprese » . L'Italia conta molto sulla capacità di Prodi di realizzare il suo programma economico. La società di rating Standard & Poor ha già mandato un avviso negativo all'Italia per un possibile declassamento del suo debito    Il crescente disincanto all'interno della comunità degli affari per i primi mesi di governo del premier Romano Prodi sta sollevando dubbi sul fatto che Roma sia capace di portare a termine i suoi due principali obiettivi di promuovere la crescita economica e di tagliare allo stesso tempo la spesa pubblica, dice Luca Cordero di Montezemolo, capo della potente lobby imprenditoriale Confindustria. Il signor Prodi è salito al potere in maggio come capo di una coalizione di centrosinistra, alla guida di una maggioranza risicata in parlamento. Ha ereditato un debito alle stelle e l'economia con la crescita economica più lenta fra le 12 nazioni della zona euro. Nel corso della campagna elettorale e anche dopo aver ottenuto l'incarico, promise, per promuovere la crescita, di portare avanti notevoli tagli alle imposte che gravano sul lavoro. LE PROMESSE Il ministro delle Finanze di Prodi, Tommaso Padoa- Schioppa, ha ripetutamente promesso l'approvazione di tagli al budget per 2,5 punti percentuali del Pil, equivalenti a 35 milioni di euro, entro la fine dell'anno, ottenuti principalmente con la riduzione della spesa pubblica, che oggi rappresenta il 40% del Pil italiano. Ma le promesse di abbassare le tasse e di tagliare la spesa devono ancora essere mantenute. Nel frattempo, il mese scorso il governo ha avvisato sei regioni italiane del fatto che avrebbero dovuto aumentare il prelievo sulle aziende e sulle persone per coprire spese sanitarie fuori controllo. Montezemolo in un'intervista al Wall Street Journal ha detto che, analizzando ciò che il governo ha fatto e pubblico, che S& P ha avvertito potrebbe avvenire già entro la fine dell'anno. Un declassamento renderebbe ancora più costoso pagare gli interessi sullo schiacciante debito italiano, al terzo posto fra i più alti del mondo dopo il Giappone e gli Stati Uniti. L'Italia, che ha la terza economia più grande della zona euro, ha registrato una crescita zero lo scorso anno e ha rappresentato la zavorra più pesante per la valuta europea negli ultimi anni. Un ritorno a una sana economia è essenziale per sostenere il risanamento dell'economia della nuova Europa, in un momento in cui l'economia americana fa fatica a crescere. VOCE IMPORTANTE Oltre al suo ruolo di capo della Confindustria, Montezemolo è presidente di Fiat Spa, il più grosso gruppo industriale italiano, nonché della consociata Ferrari Spa. Questi ruoli lo rendono di fatto il volto più importante dell'industria italiana e un punto di riferimento per importanti elettori. La crescente frustrazione di Montezemolo significa che il IL VOLTAFACCIA Il premier Romano Prodi e il presidente di Confindustria Luca Cordero di Montezemolo, 59 anni. Prima delle elezioni il leader degli industriali non aveva fatto mistero del suo sostegno all'Unione, scatenando anche vivaci proteste nella base dell'associazione. A pochi mesi dal voto però ha già cambiato idea AGF consenso di una parte dell'elettorato chiave di Prodi, che contava su provvedimenti difficili per sollevare le sorti dell'economia, sta vacillando. Già assillato da una maggioranza risicata al Senato, dalla crescente opposizione dei potenti sindacati e da un litigioso governo di coalizione, Prodi ha bisogno di più sostegno possibile. Anche solo un mese fa, le aspettative fra gli imprenditori di ciò che si sarebbe potuto ottenere con Prodi erano molto più alte. Il governo ha emanato un decreto che tentava di aprire alla competizione numerosi settori fin qui protetti, dalle assicurazioni automobilistiche ai tassisti, fino a ordini professionali come gli avvocati e i notai. Le corporazioni che controllano questi settori sono stati accusati di tenere artificialmente alti i prezzi, mantenendo bassa la qualità del servizio. Aprire questi settori avrebbe significato favorire la crescita senza aumentare la spesa. Il decreto ha suscitato proteste dalle diverse associazioni che non vogliono mollare. I tassisti hanno bloccato il traffico nelle principali città. I farmacisti hanno proclamato lo sciopero per protestare contro quella parte del decreto che mette in crisi il loro monopolio sulla vendita di medicinali da banco come l'aspirina. RIFORME MANCATE Nel tentativo di placare le proteste, il governo ha annacquato quelle parti del decreto che riguardano i tassisti, facendo sospettare che i suoi sforzi per portare avanti le liberalizzazioni in settori più ampi, come l'energia, siano già messi in discussione. Da allora, il governo è stato tormentato da lotte intestine su temi che vanno dalla politica estera alla giustizia; non meno di quattro ministri hanno già minacciato di dimettersi. Il decreto sulle liberalizzazioni, ha detto Montezemolo, « è stato un primo, timido passo verso qualcosa di essenziale per la futura crescita di questo Paese. Credo che, a causa delle sue divisioni interne, per il governo sarà molto difficile portare avanti le liberalizzazioni più importanti » .


Dai sindacati ai giudici, i fan sono scontenti
ROMA Prima gli artigiani e i commercianti. Poi, a cascata, l'ala più integralista del sindacato, la Cgil. Al partito dei Prodi- scettici si è iscritto, anche la Confindustria e il suo presidente, Luca Cordero di Montezemolo. E poi ancora i giudici, avvelenati per il disinteresse dimostrato dal governo per le toghe e infuriati per l'approvazione dell'indulto a tempo da record. C'è posto sul carro degli scontenti. I primi mesi di governo del centrosinistra ne ha creati di delusi. Figli e figliastri che a palazzo Chigi entrano solo per le grandi adunate, ma che poi - quando è tempo di prendere le decisioni che contano - non vengono invitati. Si prospetta insomma un autunno bollente. Artigiani & Commercianti . L'ultimo sgarbo ( di una lunga fila di scortesie) la scorsa settimana. Il governo convoca a Palazzo Chigi mezzo mondo: c'è Confindustria, ci sono Cgil, Cisl e Uil. A Confartigianato e Confcommercio neppure una cartolina. Eppure il governo parla di materie che li riguardano: manovra e risanamento dei conti pubblici. In serata - dopo aver atteso invano una telefonata riparatrice - Giorgio Guerrini, presidente degli artigiani italiani sbotta: « Noi crediamo alla concertazione vera, non a " quella di seconda mano". E non vorremmo dover assistere a singolari forme di concertazione con corsie privilegiate e con la convocazione di tavoli di " serie A" e di " serie B" » . In un colpo solo l'esecutivo ha fatto perdere le staffe ad oltre un milione e mezzo di imprese. Laconico il commento dei commercianti: « Eravamo convinti » , spiega deluso il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, « che la concertazione " triangolare" fosse superata e che il convincimento di tutti, governo, sindacati e rappresentanze di impresa, fosse quello di rivitalizzare il metodo e iniziare a fare della " buona" concertazione, quella in cui ciascuna parte sociale contribuisce e assume impegni in ragione di ciò che rappresenta nell'economia reale del Paese. Ci siamo sbagliati » . La Finanziaria trabocchetto . La luna di miele con i sindacati è quasi finita. Hanno storto il naso davanti ai tagli della manovrina ma Cgil, Cisl e Uil non hanno alcuna intenzione di turarsi il naso anche con la Finanziaria. Lo ribadisce chiaro e tondo il più vicino ( politicamente) al governo. Guglielmo Epifani, dalle colonne di Repubblica spiega: « C'è il rischio che il governo Prodi scivoli sulla Finanziaria » . Se lo dice lui - che a sinistra sta da una vita e non ha intenzioni di traslocare altrove - c'è da crederci. Per il leader di Corso Italia « il nostro sì non è scontato. Dipende dalle decisioni che saranno prese. Ci vuole equità » . Come se non bastasse ad Epifani non è proprio piaciuto il debutto del governo che sembra aver dimenticato la « lotta al precariato » . Simile la linea dalla Cisl. Raffaele Bonanni, oltre a non digerire i " pranzi ospedalieri" di Palazzo Chigi, non perde occasione per puntare il dito. La Uil, c'è da starne certi, si adeguerà. Bel fronte caldo con il mondo sindacale visto che nell'agenda autunnale di Tommaso Padoa- Schioppa c'è un corposo taglio della spesa DISILLUSO Guglielmo Epifani OLYCOM pubblica, una riduzione di quella per la pubblica amministrazione e pochi quattrini per conciliare le dinamiche salariali con il costo della vita. Le toghe e lo sciopero . Sarebbe un bello smacco per il centrosinistra incassare uno sciopero, nei primi mesi di vita, proprio dai magistrati. Ma è quanto rischia di succedere. Le toghe non hanno gradito il dinamismo dimostrato dalla compagine di governo per far approvare l'indulto. Portando fuori di galera tanti malviventi faticosamente condannati. Una frenesia, quella per approvare il provvedimento di clemenza, che stride, invece, con il lassismo dimostrato nel bloccare la Riforma Castelli. Se la maggioranza alla riapertura dei lavori parlamentari non correrà ai ripari - approvando a tempo di record il disegno di legge che sospende l'applicazione di alcuni aspetti della riforma delle carriere - il prossimo 29 ottobre i magistrati italiani dovranno scegliere tra la funzione di pubblico ministero e quella di giudice. Alle toghe non è piaciuto il disinteresse dimostrato nei loro confronti e l'Associazione nazionale magistrati sta valutando « forme di autotutela » . La parola sciopero in Giunta non è stata ancora pronunciata ma si attende, per settembre, un'infuocata riunione del Comitato direttivo centrale che dovrà decidere come comportarsi. Il rischio è che la base possa sfuggire di mano, superando a sinistra il sindacato delle toghe, e proclamando autonomamente la protesta. Il Montezemolo furioso . Superato il giro di boa di metà mandato Luca Cordero di Montezemolo deve incassare la cambiale del cuneo fiscale. O la riduzione si farà nel 2007 o sarà lotta dura. Il presidente della Fiat - dopo le proteste di Vicenza - è consapevole che non tutta la confederazione è schierata e compatta. Quindi o porta a casa un taglio consistente delle imposte sul lavoro, oppure si aprirà un fronte interno con quanti non condividono le scelte del vertice. La liberalizzazioni misteriose . Pierluigi Bersani lo ha annunciato: a settembre seconda tranche. La prima deregulation si è conclusa con una faticosa mediazione con i tassisti, un accordo con i farmacisti e una rottura con gli avvocati e i notai. In autunno il governo vorrebbe mettere mano ai settori strategici dell'energia. Ma toccando i gangli vitali del sistema si rischia di scatenare un fuoco incrociato di pressioni ben più forte di un raduno di taxi a Piazza Venezia. Le pensioni misteriose . Torna, ciclicamente, la proposta di rivedere età pensionabile e sistema di contribuzione. Se la linea del governo dovesse seguire la strada battuta dalla Germania - dove è stato deciso di allungare la vita lavorativa - allora non sarebbero solo i sindacati ad infuriarsi, ma i lavoratori scavalcherebbero d'impeto il fronte sindacale e scenderebbero in piazza senza neppure il bisogno di indire uno sciopero generale. ANTONIO CASTRO.

Il Comune non rispetta il codice della strada
   Solo un misero quattro per cento. Questa, secondo l'associazione dei consumatori Codici, è la percentuale degli introiti da contravvenzioni che il Campidoglio destina alla messa in sicurezza delle strade, al rifacimento del manto stradale, alla segnaletica e ai corsi didattici per l'educazione stradale. Tutte attività che, secondo l'articolo 208 del codice della strada, dovrebbero essere finanziate proprio con gli introiti delle multe, i quali, invece, vengono destinati dal Comune per altri capitoli di bilancio. « Dei circa 221,5 milioni di euro ricavati dalle multe, solo 8,7 milioni vengono utilizzati per la manutenzione delle strade » , denuncia Ivano Giacomelli, segretario nazionale del Codici. Non solo. « La stessa cifra - circa 8 milioni di euro - il Campidoglio la devolve alle società Sita e Sta, proprio per pagare il servizio di elevazione delle contravvenzioni, quelle multe, cioè, finite sotto inchiesta nell'ottobre del 2004, per ipotesi di reato quali il falso ideologico e abuso d'ufficio » . Una situazione sulla quale Giacomelli vuole vederci chiaro: « Chiediamo al Comune di poter accedere agli atti relativi agli investimenti effettuati ed attivare un piano di osservazione e monitoraggio sui proventi contravvenzionali, affinché siano spesi correttamente e nel pieno interesse degli utenti della strada » . IL CODICE DELLA STRADA A stabilire come debbano essere reinvestiti gli introiti contravvenzionali è l'articolo 208 del codice della strada. La segnaletica orizzontale e verticale, il miglioramento della circolazione, la fornitura di mezzi tecnici necessari per i servizi di polizia stradale, sono solo alcune delle voci che dovrebbero essere finanziate, secondo il codice della strada, con gli introiti contravvenzionali. Senza contare anche i corsi didattici che i vigili dovrebbero tenere nelle scuole a titolo di educazione stradale. Tutte attività che, secondo il Codici, vengono evase dal Campidoglio. « Crediamo che destinare solo 8,7 milioni di euro per la manutenzione di milioni di chilometri di strade che attraversano la Capitale » , conclude il segretario nazionale, « sia una vera e propria mancanza verso gli utenti della strada » . Il codice della strada, infine, al comma 4 dell'articolo 208, stabilisce anche che i soldi debbano essere utilizzati « alla realizzazione di interventi a favore della mobilità ciclistica, nonchè, in misura non inferiore al 10 per cento, ad interventi per la sicurezza stradale, in particolare a tutela degli utenti deboli: pedoni, ciclisti, bambini, anziani, disabili » . LA PROTESTA DELLA CISL Alla denuncia del Codici si affianca anche quella della Cisl polizia municipale. Ai segretari responsabili per Roma e Lazio, Giancarlo Cosentino e Gabriele Di Bella, non piace il fatto che, secondo il Codici, circa 8 milioni di euro vadano nelle tasche dei " vigilini". « Se queste cifre fossero confermate, allora saremmo in aperta violazione del codice della strada: per questo anche noi chiediamo al Campidoglio di poter vedere il bilancio dei reinvestimenti dei proventi contravvenzionali, che è separato dal bilancio normale » , afferma Di Bella. Non solo. « Mi piacerebbe sapere che impatto, positivo, avrebbero questi 8 milioni di euro sulle assunzioni dei vigili, visto che il nostro corpo a Roma avrebbe bisogno di migliaia di nuove forze di lavoro » , concludono i due sindacalisti, Cosentino e Di Bella. PIERGIORGIO LIBERATI

Compagni addio, Consigliere lascia il Pdci e passa in Forza Italia
ROMA Halasciato il partito dei Comunisti italiani per entrare in quello di Forza Italia. Protagonista del passaggio - da guinnes dei primati del trasformismo politico - è Achille De Simone, attuale consigliere comunale di Napoli e assessore, in diversi periodi, alla Sanità e ai Servizi sociali, sempre in giunte di sinistra. « Apprezzo il coraggio di Silvio Berlusconi nel portare avanti il dialogo su un tema delicato come quello dell'indulto » , ha detto De Simone motivando la sua scelta, « e mi ritrovo nelle parole di Sandro Bondi sul tema della carità cristiana » . Una frase da far rivoltare Togliatti nella tomba, seguita anche dall'affondo contro il suo ex partito: « La posizione assunta dai Comunisti italiani sull'indulto contrasta con le parole di Giovanni Paolo II ed è contraria ai valori cristiani da me portati avanti. Vado via, perché il partito ha dimostrato di essere chiuso alla società civile » . Insomma, da giurato nemico di Berlusconi, a suo alleato più fedele, grazie alla regia del deputato di Forza Italia, Antonio Martusciello. Per lui, ex vice ministro ai Beni culturali, non c'è nulla di strano in questo passaggio. « Anzi » , spiega il deputato azzurro, « spero che questo nuovo acquisto possa essere letto in modo positivo, come un passaggio che argina la fuga di deputati dal centrodestra al centrosinistra » . Sarà, ma qualcuno all'interno di Forza Italia già storce la bocca. Come l'azzurro Paolo Russo, responsabile nazionale del partito per il progetto elezioni: « Le nuove adesioni non possono che essere salutate con piacere, ma nel caso del signor De Simone esprimo profonde perplessità su conversioni o redenzioni che farò valere nelle sedi opportune » . Perplessità, però, respinte al mittente da Martusciello. « Sono cinque anni che Forza Italia fa la corte a De Simone » , ha spiegato, aggiungendo poi che « evidentemente gli interlocutori con i quali ha parlato prima non lo hanno convinto. Il suo passaggio è un aspetto positivo e spero che ora i dirigenti del partito non rovinino nulla » . Aspettiamo di sapere cosa ne pensa Berlusconi. PIERGIORGIO LIBERATI Achille De Simone


Il benvenuto di Pecoraro Rimossi 50 dipendenti
ROMA C'è burrasca al ministero dell'Ambiente. A poco più di due mesi dall'arrivo di Alfonso Pecoraro Scanio si respira un'aria pesante. Dopo aver cambiato la denominazione da " Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio" in " Ministero dell'ambiente, del territorio e del mare", l'ecologista campano ha provvedutoal rinnovo dei suoi più stretti collaboratori. Nulla di scandaloso, per carità. È abitudine consolidata di ogni politico insediarsi portando un capo di gabinetto di fiducia, due o tre segretarie, un portavoce e qualche fidato collaboratore per l'Ufficio stampa. Ma il buon Pecoraro Scanio questa volta ha fatto le cose in grande. Ha nominato a capo del suo gabinetto Nerio Carugno, ex braccio destro all'Agricoltura, più due vice ( Gaetano Benedetto e Giancarlo Viglione). Non contento di aver speso un patrimonio in buste, carta intestata e timbri ( tutti da rifare ex novo), Pecoraro Scanio ha pensato bene di rivedere un po' tutto. Dai dirigenti alle segretarie. Il giro di valzer questa volta ha interessato una cinquantina di persone che da anni lavorano al dicastero. E così sono arrivati cambi di stanza, mansioni e incarichi. Alcuni collaboratori a progetto sono inciampati - proprio quando scadeva il loro contratto - nel cambio di maggioranza e di governo. Morale: contratti non rinnovati, una pacca sulla spalla e tutti a casa. Non hanno perso il lavoro, ma l'incarico sì, molti dei funzionari e dei dirigenti della passata amministrazione. Singolarmente, invece, i dipendenti " comandati" da altri ministeri sono aumentati. Alla faccia dei risparmi di spesa implorati da Tommaso Padoa- Schioppa ai colleghi di governo, Pecoraro Scanio ha pensato bene di pre- levare in altri uffici della pubblicaamministrazione funzionari e dipendenti. Peccato che ogni " distacco" costi il 20% in più. Senza considerare tutti quei dipendenti del ministero rimasti a girarsi i pollici. Ma il vero repulisti dovrebbe partire ad ottobre. È stata infatti già stilata una lista di una quarantina di persone da spostare altrove. I fortunati che sono rimasti nella propria stanza, senza vagare per il ministero di via Cristoforo Colombo alla ricerca di una collocazione, adesso sussurrano timorosi. Poco più che consolatori i comunicati sindacali. Le rimostranze per il metodo seguito dalla nuova gestione sono state tutte respinte al mittente dal nuovo capo di Gabinetto, Carugno, che si è appellato alla " discrezionalità fiduciaria" prevista dalla legge. Ma il restyling di Pecoraro Scanio è stato benpiù ampio. Le Agenzia del ministero ( Apat e Icram) non sono infatti uscite indenni da queste " pulizie" di primavera. Apat . All'Agenzia per la Protezione dell'Ambiente e per i Servizi Tecnici - una sorta di braccio operativo del dicastero che ha il compito di eseguire anche i controlli sulle scorie nucleari - è approdato così il vice capo di gabinetto vicario e Giancarlo Viglione, con la qualifica di Direttore generale dell'Apat. Defenestrato senza tanti complimenti l'ex direttore generale, l'ingegnere Giorgio Cesari, considerato un tecnico capace e di grande autorevolezza. Pecoraro Scanio non ha perso tempo e, a pochi giorni dall'insediamento, ha firmato il decreto di nomina per il giovane avvocato campano ( 38 anni) Viglione. All'Apat si è ripetuto il copione già andato in scena al ministero. Tourbillon di scatoloni, scrivanie e incarichi. I contratti a termine in scadenza ( su 1400 addetti da pianta organica, circa 600 sono contrattisti) non sono stati confermatie si vocifera di una selezione discrezionale per i nuovi co. co. pro., un testche si prevede non terrà conto dei dirittimaturati dai precari storici del ministero. Come se non bastasse il conflitto d'interessi di Viglione ( controllore che è anche controllato), adesso si cominciano a muovere anche le pedine interne. Roberto Mezzanotte sogna di prendere possesso della direzione generale del Dipartimento Nucleare, mentre Roberto Caracciolo potrebbe avere qualche chance al Dipartimento Ambiente. Icram . Non vanno meglio le cose all'Icram, l'Istituto centrale per la ricerca scientifica e tecnologica applicata al mare. Tra i primi atti ufficiali c'è stato il commissariamento e la nomina di un " console" di provata fede, Silvestro Greco. Come se non bastassero i pochissimi fondi a disposizione, ora i 100 precari e i 55 dipendenti temono di fare la stessa fine degli amici di via Cristoforo Colombo. E dopo le ferie... ANTONIO CASTRO


Da 6 a 15 anni per i poliziotti che torturano
NUOVO REATO La sinistra assolve i criminali e punisce la polizia. Così, mentre la scorsa settimana faceva varare l'indulto dall'aula della Camera, dalla commissione Giustizia è riuscita a far approvare la proposta di legge che introduce il reato di tortura e prevede aggravanti pesantissime se è un poliziotto o un carabiniere a commettere il fatto, che può essere anche una minaccia. La pena, che va da un minimo di sei anni, « è aumentata » fino a 15 anni « se le condotte sono poste in essere da un pubblico ufficiale o da un incaricato di pubblico servizio » , recita il testo che raccoglie le proposte di legge di Francesco Forgione del Prc e Rosa Suppa della Margherita. Nulla di strano a voler punire la tortura. Ma il Codice penale prevede già pene durissime contro violenza, minaccia, percosse e lesioni, e delle aggravanti contro i poliziotti che commettono arresti illegali o abusi sui detenuti. Ma le pene, che partono dai sei mesi, non superano i due anni. « La verità è che la sinistra vuole criminalizzare le forze dell'ordine » , denuncia Edmondo Cirielli di An, « da una parte salva i delinquenti con l'indulto, dall'altra puniscele forze di polizia » . Lui non è contrario all'introduzione del reato di tortura, ma contesta che lo si faccia « con termini generici e soggettivi nel prevederne la condotta e con pene pesantissime per polizia, magistrati e perfino gli avvocati. Si arriva al paradosso » , chiosa, « che a un carabiniere conviene rapinare uno piuttosto che dargli uno schiaffo » .


Israele non si ferma Ancora bombe sul Libano
GERUSALEMME Doveva essere il giorno della tregua. Dopo ilmacello di Cana, si pensava che fosse arrivata l'ora della diplomazia e delle trattative di pace. E, in effetti ieri c'è statauna notevolediminuzione nelle operazioni militari. Ma le armi si sono fatte comunque sentire. I caccia israeliani hanno colpito la zona libanese di Masnaa, al confine con la Siria, ferendo quattro impiegati delle dogane. L'obiettivo, per Gerusalemme, non è direttamente Damasco, ma quelle vie di collegamento che servono agli Hezbollah per rifornirsi di armi e mezzi. SPARI AL CONFINE Anche la frontiera fra Libano e Israele rimane bollente. Tre soldati israeliani sono rimasti feriti durante combattimenti a Kafr Kila, a ridosso del confine. Un blindato per il trasporto delle truppe è stata centrato da un missile anticarro sparato dalle milizie sciite. L'artiglieria israeliana ha bombardato inoltre la cittadina libanese di Bint Jbeil. Tra le macerie dei villaggi del Libano meridionale sono stati intanto trovati dai soccorritori 49 cadaveri. In mattinata ci sono stati raid aerei nella zona di Taibé, ma solo per proteggere le truppe di terra. In un altro attacco presso Tiro è morto un soldato libanese su un veicolo e tre sono rimasti feriti. Israele ha detto che si è trattato di un errore in quanto riteneva che sull'auto ci fosse un alto dirigente del Partito di Dio. È giallo poi su una nave israeliana che, secondo gli Hezbollah, sarebbe stata colpita al largo di Tiro. La tv libanese Lbc ha detto che testimoni oculari hanno visto l'imbarcazione centrata da un missile davanti alle coste di Al Mansuri, dieci chilometri a sud di Tiro. L'esercito israeliano tuttavia smentisce questa notizia. Sono diminuiti in compenso i lanci di razzi sull'alta Galilea. Il parziale cessate il fuoco, e comunque ladiminuzione deibombardamenti è servita a migliaia di civili libanesi per fuggire dai villaggi di confine. Ma a parte questa temporanea tregua " umanitaria", non ci sarà un vero e proprio cessate il fuoco nei prossimi giorni. Lo ha detto il premier israeliano, Ehud Olmert. « Israele continua a combattere » , ha dichiarato in un discorso alla nazione da Tel Aviv. « L'offensiva nel sud del Libano - ha quindi aggiunto - cesserà quando cesserà il lancio dei razzi di Hezbollah e quando i due soldati israeliani sequestrati verranno rilasciati. Le forze israeliane proseguono con gli attacchi aerei, di terra e dalmare in Libano, fino a quando la minaccia posta dagli Hezbollah non sarà eliminata. Ciattendonolacrime e sangue ma siamo determinati a vincere la guerra in Libano e non abbandoneremo il desiderio di una vita normale » . Tornando sulla tragedia di Cana, in cui in seguito a unbombardamentoisraeliano sono rimasti uccisi 37 bambini, Olmert ha detto: « Sono dispiaciuto dal profondo del mio cuore per tutte le morti. Non le abbiamo cercate, non erano nostri nemici. Non stiamo combattendo contro il popolo libanese. Stiamo combattendo il terrorismo » . PIANO USA Sul fronte diplomatico, il presidente Usa George W. Bush sta lavorando « per portare davanti al Consiglio di sicurezza una risoluzione un piano che metta fine alla violenza e getti le basi per una pace duratura in Medio Oriente » . Lo scopo è quello di arrivare a un « cessate il fuoco sostenibile » . Nel suo discorso, il capo della Casa Bianca non ha avuto alcun accenno critico verso Israele. « È importante non dimenticare » , ha sottolineato, « che Israele sta esercitando il suo diritto a difendersi » . Bush è poi tornato sulla necessità che nel Libano meridionale venga schierata una forza multinazionale di interposizione che faciliti la distribuzione degli aiuti umanitari. Proprio in merito alla presenza di caschi blu nella zona " cuscinetto" le Nazioni Unite hanno rinviato sine die una riunione di Paesi potenzialmente pronti a fornire militari. Occorrerà prima approvare una risoluzione del Consiglio di Sicurezza. Infine, per il nostro ministro degli Esteri, Massimo D'Alema, appena tornato da una missione a Gerusalemme, la parziale sospensione dei bombardamenti israeliani è « solo un primissimo passo » , perché « l'obiettivo è passare dalla tregua umanitaria al cessate il fuoco, al dispiegamento di una forza internazionale, quindi all'avvio di un processo di pace e di stabilizzazione » . ANDREA COLOMBO

La colpa dell'orrore è di Hezbollah
Adesso si parla d'orrore, come se la guerra orripilante fosse cosa inaspettata. Si sprecano parole di speranza per le quarantotto ore di tregua, dimostrando di non avere cognizione di quel che accade. Kofi Annan vuol condannare Israele? Ma dov'era, di quale petrolio s'occupava nel mentre Hezbollah violava la risoluzione dell'Onu e piazzava le basi missilistiche in modo da potere colpire la popolazione civile? E tanto basta per capire quale fonte d'equivoci sarebbe una forza d'interposizione delle Nazioni Unite: incapace a disarmare chi ha scatenato il conflitto, incapace a difendere i civili sulla linea del fuoco, destinata ad alimentare speranze che saranno deluse, magari nel modo beffardamente tragico che già si è visto in Serbia. Teniamo a mente la Serbia e fotografiamo la situazione: il Libano non ha subito alcuna minaccia da parte di Israele, semmai sono stati i siriani a far ammazzare il loro presidente, liberamente eletto, e gli iraniani ad armare gli integralisti mercenari. Il Libano è solo la base territoriale da cui agiscono. A sud la speranza di uno stato palestinese presuppone la convivenza con Israele, chi è contro avversa quello stato. Israele è un avamposto democratico, una realtà politica che le altre democrazie del mondo non possono in nessun caso abbandonare al suo destino. Quindi, delle due l'una: o si lascia che la stella di David sia difesa, anche con le orribili armi, oppure, capovolgendo lo schema, si chiede ad Israele di fermarsi e si prende il suo posto nel conflitto. In Serbia lo si fece, ritirando gli inermi con i caschi blu e mandando la Nato a distruggere il disegno criminale di Milosevic. Governava D'Alema. La tregua serve solo a consentire lo sgombero della popolazione civile, usata da Hezbollah per provocare e poi fotografare la macelleria a cielo aperto. Dopo, gli attacchi saranno ancora più duri. Se lo spettacolo non piace, e a me non piace, si condanni la politica cinica ed ipocrita dei predicozzi e degli affari, i primi diretti a chi si difende ed i secondi fatti con chi attacca, ma si metta in campo la Nato per dire: Israele non si tocca, in Libano si disarma Hezbollah, in Palestina si costruiscono le istituzioni della pace e la Siria sia divisa dall'Iran. Altrimenti anche quelli iracheni saranno stati morti inutili. ( www. davidegiacalone. it)

My Speed Limit ??? 400 Km/h






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Il giornale del giorno   1/8/2006 9.43.25 (191 visite)   Mr_LiVi0
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