Nick: Buk Oggetto: Un disco è qualcosa di più Data: 6/8/2006 15.9.59 Visite: 215
Quello che non c'è(2002), è forse il disco più rappresentativo. Pregno di sonorità scure ma molto morbide, il disco si presenta come la vera svolta del gruppo, appena accennata (e per gli esperti, in malo modo. IO non sono un esperto, e il disco sostanzialmente mi garba) con NON E' SEMPRE. Il disco è un inno alla NON SPERANZA. Nessuna scusa, nessun rimpianto, un pacato e sofisticato testamento spirituale. I testi caricaturali (ma pur sempre poetici) e naif degli altri album, lasciano posto ad una scrittura molto intimista, e malinconicamente itinerante. I violini di Dario CIFFO lasciano presagire un impianto molto psichedelico e autorefernziale, per il disco. La dimensione propriamente "musicale" lascia spazio ad un suond spiazzante e classicamente manierato. Una psichedelia borghese, con la quale si scontrano i testi disperati e senza via d'uscita. Con la mancanza del chitarrista Irondo, gli afterhours hanno dovuto far fronte ad una mancanza armonica di enorme spessore. La follia del personaggio equiparava la brutalità artistica di Manuel, e una volta venuta a mancare, gli stessi ci hanno messo un po' a incanalare il loro lavoro verso la giusta via. Con questo Superbo Disco, gli afterhours lasciano ancora una volta senza fiato, ponendosi come unici (spesso tacciati di mafia discografica, dai meno attenti) portatori sani di Ottima Musica. Volutamente ricercati, spesso viziati, manierati, sopra le righe volutamente, gli afterhours hanno tanti estimatori quanti detrattori. Il loro lavoro divide perchè è di grande CARATURA. La massificazione del loro seguito, è dovuta secondo me alla mancanza oggettiva di altri spiragli nel mondo alternativo. Ma sostanzialmente, visti anche i tre concerti negli ultimi 5 giorni, mi sento di poter dire tranquillamente che ci si trova davanti ad un gruppo estremamente onesto: l'avanguardia della poesia burroughsiana che si fonde con riff strazianti e perchè no, spesso orecchiabili. Un uomo che tende a dire ciò che pensa di se stesso, di quello che lo circonda. QUELLO CHE NON C'E' (2002), rappresenta a mio dire il suo più grande testamento umano. Qualcosa di profondamente personale. Io ritengo che una della funzioni dell'arte, sia farci conoscere le persone. Questo disco, è una superba fotografia. QUELLO CHE NON C'E'(2002) Quello che non c'è - (6:06) 2002 - Italian Music Award per miglior testo italiano riferito alla canzone in questione. Forse uno dei migliori pezzi della storia della musica italiana. In ottima compagnia, per carità. Che nessuno urli allo scandalo. Bye bye Bombay - (6:13) Pezzo che più rappresenta il disco, a mio avviso. Sonorità tra la psichedelia e il noise, fra il pop e il resto, con un testo che spiega appieno il senso del suo viaggio in India, insieme all'amico Mimi'(Clementi, Massimo Volume) Sulle labbra - (4:20) Il pezzo più testamentario di tutti. Una musica da contorno, per un testo che cerca di spiagarsi la propria anima. Le scelte di una vita, sbagliate o meno. Varanasi baby - (4:31) Il manifesto psichedico del disco. Musica e parole si fondono in un viaggio assurdo, dove un rettile diventa il centro di tutto. Le donne, si sa, hanno l'incosapevole quanto arduo compito di muse. Qui Manuel ne prende una, e la mette alla gogna, dopo esserci salito lui per primo. " Non ho niente dentro, perchè dentro ci sei tu..." Un vero manifesto alla disillusione più concreta. Non sono immaginario - (3:20) Le chitarre rock padroneggiano. Il pezzo più "duro" del disco. Anche qui Manuel, sembra smettere le panni del singer, per diventare un ragazzo davanti ad una donna, e chiederle di guardare. Anche qui la disillusione arriva sia dal mondo circostante, che da se stessi. Sembra chiedere una scelta alla persona amata, ma qualsiasi sia l'opzione, è quella sbagliata. La gente sta male - (3:18) Qui manuel, parla a se stesso. Anche se pare accompagnarsi come sempre, a qualcuno. Non c'è speranza, sussurra in maniera dolce e disillusa. La verità è un baratro dove dover guardare ogni tanto. Bungee jumping - (6:07) Un altro viaggio psichedelico. Dolce e personale. Arrabiato e onesto. Nessuna donna, lui davanti ad uno specchio vuoto. Il vuoto, il saltare sapendo che ciò che rimane non è mai abbastanza. Un testo molto intimista, ma comunque estremamente chiaro. Grazie anche alle atmosfere musicali molto sparate. Ritorno a casa - (3:02) Un omaggio non celato, ai MASSIMO VOLUME, ma più specificatamente al suo fraterno amico MIMI' CLEMENTI. Un racconto. Essere bambino, e ricordarlo. Il continuo letterario di LE VERITA' CHE RICORDAVO. Stupenda. Il mio ruolo - (7:06) Una donna. Sentirsi a posto, alla fine del viaggio, pensando al poter essere qualcuno di importante per un'altra persona. L'ultimo accenno, flebile, d'una speranza in cui lui stesso non crede. Pacato e amorevole, il suo cantato migliore, sotto melodie ballad e così tristi. Un gran disco. Un gran disco. Un gran disco.
Giusto per farvi capire di chi stiamo parlando. Manu, è il poeta, fra i due. forse vivere in questi giorni mediocri ci prepara a quelli pericolosi |