Nick: B|MbOgIgI Oggetto: Quando cambieranno le leggi??? Data: 23/8/2006 12.30.27 Visite: 66
Leggete questo articolo presente oggi sul sito di Repubblica. Bottino da 200 euro al giorno sennò niente da mangiare Costretti agli assalti e a rubare soldi e telefonini dagli adulti Milano, borseggi, trucchi e minacce la sfida dei ladri bambini venuti dall'Est di PIERO COLAPRICO La Polizia a Milano controlla Valj, romeno di 9 anni MILANO - A guardarlo con gli occhi della diciassettenne che gli dà una sigaretta da fumare, si capisce che Valj non è ancora riuscito a rubare granché, sinora. Stanno, per una breve sosta, su una panchina di pietra davanti alla stazione Centrale. Un uomo smercia a 50 centesimi bibite nel ghiaccio, le avrà rubate in qualche supermercato, e tre donne ucraine mostrano pacchetti di sigarette di contrabbando, in vendita a 2,50 euro. È un vasto mercato di cose e persone, intorno a Valj, che ha nove anni e mezzo e l'aria di uno che sa tutto. Butta la cicca, si passa la mano tra la zazzera di capelli neri e si sposta verso l'ufficio postale prefabbricato. É un buon posto per tentare di borseggiare qualcuno in coda: ma a mezzogiorno ci sono solo due africani piuttosto alti e grossi. Meglio cambiare aria. Eccolo dirigersi verso l'ingresso della metropolitana, ma oggi butta male. C'è un poliziotto in borghese accanto al chiosco dei giornali e un altro poco lontano. Sono conosciuti, soprattutto quello che ha in mano una specie di randello casalingo, un tubicino di ferro che fa ruotare intorno all'indice. "È la prima volta che vengo qua, giuro", dice il bambino quando lo fermiamo e gli diciamo che l'abbiamo visto tentare di portar via un portafoglio. "No, ti sbagli, e non sono mai stato fermato dai poliziotti". Gli mostriamo la foto. Sfodera un sorriso che è un misto di compatimento e di sfida: "Giornalista, sbagli persona". La sua socia diciassettenne, una mora, magra e carina, anche lei romena, gli dà man forte: "È qua da due settimane". Per essere a Milano da così poco l'italiano lo parla bene. E tu? La ragazza diventa triste: "No, io sono in Italia da quando avevo 3 anni e mezzo". Rubavi come lui? "No, io lavoravo". E qual era il tuo lavoro? "L'elemosina". Dev'essere così: qualcuno le ha fatto credere che tendere la mano è un lavoro. "E poi sono cantante". Dove? "A Roma, cantavo in un ristorante le canzoni degli zingari, ma adesso sono tornata a Milano". E aiuti lui a rubare? Non vuole mentire, non può dire la verità. Alza le spalle: "Devo andare". La giornata del ladro-bambino è cominciata presto. Valj è arrivato alle 7.30 e si è piazzato con altri coetanei dove partono i bus per la Malpensa. Se uno non ci sta attento, per come sono vestiti, potrebbero sembrare i figli che aspettano un papà in coda per i biglietti. Hanno le scarpe da ginnastica, con i lacci ben chiusi. I capelli sono quasi sempre corti. Molti li portano rasati sulle orecchie. Pantaloni puliti, spesso lunghi appena sotto al ginocchio. Sopra, una canottiera, o una magliettina sportiva, con i simboli di una squadra di calcio o pallacanestro. Siamo rimasti per ore e in vari giorni, a spiarli. Qualcuno l'abbiamo visto mentre rubava. E qualcun altro mentre veniva catturato dai poliziotti. È in quell'attimo che alcuni tornano bambini: piangono, si agitano, gli trema persino la pancia. Ma poi tornano composti, seri e, soprattutto, tengono la bocca cucita. I ladri bambini descritti a metà dell'Ottocento da Charles Dickens nelle "Avventure di Oliver Twist" rubavano foulard da taschino, oggi sono i telefonini a rischiare. Quando i piccoli borseggiatori agiscono, sono rapidissimi. Piccoli, magri, agili, sfilano un portafoglio e poi, a rotta di collo, scappano oltre i posteggi, oltre le auto, oltre i taxi. Guardano chi esibisce un costoso micro-cellulare e dove lo sistema quando ha chiuso la telefonata. Poi il gioco è facile. Un bimbo sbilancia la vittima, toccandolo alle spalle, e quando si gira, un altro allunga la mano, afferra e scappa. Stargli dietro è da rischio infarto. Sono bassi, la loro testa scompare in fretta in mezzo alla folla. E sono decine, questi ragazzini. Lavorano spesso a gruppi di tre. Studiano il turista ma anche i venditori delle bancarelle: se sono cinesi, quasi ci godono a portar via occhiali, ninnoli, cianfrusaglie. Per chissà quale strategia, i portafogli non li buttano dove capita, ma li infilano nei cestini dei rifiuti: via soldi e carte di credito, lasciano i documenti e qualche tessera. "Valj, da dove vieni?". "Romania". Ma dove stai a Milano? "Cimitero Maggiore", risponde. Cioè - vuol farci credere - dall'agglomerato di accampamenti, roulotte e "Plasticopoli" che crescono nella periferia Nord. Ma è una bugia. Valj viene, come molti altri baby-ladri, dall'ex Falk. Vive in uno stanzone della vecchia fabbrica: là mangia se ha portato almeno duecento euro. Oppure piglia qualche legnata, se non ha portato nulla. Tira notte insieme ad altri coetanei senza genitori. L'ordine che ha ricevuto è di non rivelare il nascondiglio del gruppo. Anche perché, da qualche parte nelle fabbriche abbandonate, vive anche il capo, quello che coordina i ragazzini. Ed è questo boss dei ladri-bambini ad avere scritto una sorta di copione: "Sono in Italia da due settimane", così rispondono tutti, invariabilmente. "Con questi bambini noi poliziotti abbiamo le mani legate. Il nostro strumento di lavoro - spiega un ispettore - è l'arresto. E, dall'inizio dell'anno, di ladri adulti ne abbiamo presi 291. Ma questi sono minori dei 14 anni, per legge non li puoi arrestare e, da quando s'è sparsa la voce che funziona così, ne sono arrivati a decine, tutti dalla Romania. È cominciato quest'estate, il fenomeno... Ogni giorno rubano per 5, 6mila euro. Quando riusciamo a prenderli avvisiamo il magistrato e dopo averli identificati li lasciamo andare. O con quelli che dicono che sono loro parenti, e chissà chi sono, oppure li mandiamo in qualche comunità, ma da là scappano. Sempre". Si comportano da duri, consideriamo. "No, guardi, non è così. Ci sono pentiti persino nella mafia, ma questi piccolini non parlano per omertà, ma perché hanno paura". Diventare ladri a forza di botte, questa è la loro infanzia. (23 agosto 2006) Se non cambieranno le leggi andremo di male in peggio!
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