Nick: JaNNiNoQuai Oggetto: maledette privatizzazioni Data: 12/9/2006 11.49.25 Visite: 95
(ANSA) - MILANO, 11 SET - Vince chi mette sul piatto 35 miliardi di euro. Per la vendita di Tim, non decisa, ma senz'altro predisposta nell'ambito del riassetto del gruppo Telecom, si profila una gara fra giganti. Tutti stranieri. Grandi gruppi di tlc, con in testa la spagnola Telefonica, e i maggiori fondi internazionali di private equity, come Carlyle, sono i candidati più gettonati. Questo mentre il presidente del gruppo Marco Tronchetti Provera getta acqua sul fuoco e nega che la vendita della telefonia mobile sia lo sbocco finale del riassetto varato in giornata e che serva a risolvere le difficoltà finanziarie del gruppo, gravato da 41,3 miliardi debiti. "Vogliamo solo gestire i nostri asset nel miglior modo possibile ed essere più flessibili", ha risposto Tronchetti alle ripetute domande degli analisti. "Se avremo offerte verranno portate in cda e le valuteremo. Non siamo però stati contattati da nessuno". "Le uniche ipotesi di offerta le leggiamo sui giornali", ha sottolineato, negando che sia stato assegnato alcun mandato per vendere Tim e Tim Brasil. Seppur onerosa, l'acquisizione dei telefonini Tim assicurerebbe in ogni caso all'eventuale compratore di mettere le mani su una società da sempre considerata la gallina dalle uova d'oro del gruppo. Non a caso la fusione conclusa appena un anno e mezzo con la capogruppo Telecom Italia, se da un punto di vista industriale era stata giustificata con i presunti vantaggi della convergenza fra fisso e mobile, a livello finanziario doveva servire a incanalare il flusso di dividendi, garantito dai telefonini, ai piani alti della catena di controllo e in particolare all'azionista (al 18%) Olimpia, la holding controllata da Pirelli e dai Benetton. Ora, con il riassetto approvato oggi dal cda, Tim, che era rimasta soltanto come marchio, torna a vivere come società autonoma, sotto l'ombrello di una newco controllata al 100% da Telecom Italia. Ma fra qualche mese forse da qualche altro soggetto. Fra i nomi dei candidati, mentre non si raccolgono commenti dai diretti interessati, continuano a girare quelli di Telefonica, così come di British Telecom e Deutsche Telekom. Fra i fondi di private equity, investitori che hanno come scopo quello di rilevare aziende per poi rivenderle con laute plusvalenze nel giro di pochi anni, il più gettonato è il nome di Carlyle, i cui interessi vengono curati, per quanto riguarda in particolare le tlc, dall'ex amministratore delegato di Tim Marco De Benedetti, oggi impegnato a Washington. Meno forti per affrontare da soli un'operazione come l'acquisto di Telecom appaiono altri protagonisti del private equity, da Apax a Permira, da Tpg a Kkr a Blackstone. Ma non è detto che non possano unire le forze. (ANSA). dopo varie privatizzazioni siamo passati alla vendita delle nostre grandi "aziende",con acquisto da parte di multinazionali straniere,ci resterà qualcosa di italiano???? la vedo sempre più critica la situazione dei giovani nel mondo del lavoro.....
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