
Tiziano Terzani, giornalista, 1938-2004
E' una delle figure emblematiche del nostro secolo, ha girato il mondo da giornalista e da uomo.
Quanti di voi lo conoscono e hanno letto qualcosa di suo?
Vi consiglio:
Un indovino mi disse (1995)
Lettere contro la guerra (2002)
Un altro giro di giostra (2004)
La fine è il mio inizio (2006, racconto che Tiziano fa al figlio Folco prima di morire e che lui riporta per iscritto dopo la sua morte)
Un semplice esempio del suo modo di pensare tratto da un'intervista:
D. Rispetto alle obiezioni che scaturiscono dalla sensibilità occidentale, di fronte a certe manifestazioni della cultura islamica e afghana, quali sono le soluzioni che Lei suggerisce? In che cosa si concretizza la soluzione pacifica? E come può sperare di imporsi sulle logiche economiche occidentali, che considerano l'Afghanistan una zona strategica per il petrolio?
Nella civiltà occidentale, della quale io sono orgogliosissimo membro nonostante la mia apparenza così da “santone” — io sono “fiorentinissimo”, felice di esserlo, anche se mi devo trovare con delle concittadine con cui condivido proprio poco — dobbiamo smettere di pensare, ma lo dobbiamo smettere nel fondo, che la nostra civiltà sia superiore o che noi abbiamo il monopolio di alcunché, della civiltà, della felicità, del benessere, della dignità delle donne, di tutto. Non abbiamo questo monopolio. Ci sono altre civiltà che la pensano diversamente e che vedono noi come “civiltà del male”, così come noi pensiamo di loro.
Quanto ai problemi che ogni civiltà ha, devono essere visti all’interno di quella civiltà. Esempio: il burqa è un problema delle donne afghane. Le donne afghane sono meravigliose — non so se voi conoscete l’organizzazione RAWA (Revolutionary Association Women of Afghanistan) — si pongono i loro problemi e l’idea che noi, perché siamo i più forti, i più potenti, dobbiamo andare a liberare la gente altrui, è una cosa assurda, sacrilega.
La libertà ognuno se la deve conquistare per conto suo. Si può aiutare, dare una mano, ma la libertà bisogna conquistarsela da soli. È come scalare le montagne: se si vuol godere di arrivare in cima alla montagna, non è che ci si può mandare un altro, non è che qualcuno ci può portare in cima con un elicottero… Quella montagna bisogna conquistarsela da soli.
Se le donne afghane trovano che il burqa sia qualcosa che offende la loro dignità, scaleranno quella montagna, arriveranno in cima e butteranno via il burqa. Non ci devono essere i paracadutisti americani che glielo vanno a togliere.
Io non propongo una soluzione pacifica. Io dico che oggi la catena della violenza, dell’odio che produce l’odio, è tale che noi non rischiamo lo scontro delle civiltà, ma la fine di tutte le civiltà. In questa situazione, sia noi che i nostri “nemici”, abbiamo a disposizione delle armi di distruzione di massa come l’uomo non ha mai avuto prima. Il rischio che a un orrore si sommi un altro orrore sempre più grande finirà che la catena di violenza produrrà la fine del mondo in cui viviamo.
Guardiamo l’antrace, nato nei laboratori americani, usato da un americano per terrorizzare l’America, domani le bombe atomiche, chimiche, batteriologiche che già Bush promette di usare contro l’Iran, l’Iraq…
Secondo me, la "non violenza" è l’unica alternativa da considerare per salvare l’umanità e anche la più conveniente, perché trovo che oggi il costo umano della guerra sia spaventoso. Noi crediamo di avere vinto la battaglia di Kabul…, ma come umanità non abbiamo vinto niente. Se guardiamo gli americani, gli afghani… L’umanità ci ha guadagnato da tutta questa situazione in cui siamo? Casino in Medio Oriente, casino lungo la frontiera afghano-pakistana, orrore dappertutto... Bologna [l'assassinio di Marco Biagi, a opera delle BR ndr]…
Voglio dire, dal punto di vista un po’ più alto, è una situazione di tranquillità? Stiamo andando verso una soluzione? Secondo me, no. Stiamo andando verso un abisso di barbarie. Vogliamo continuare così? Ci aspettiamo stupidamente che domani andiamo a risolvere tutto? Non abbiamo risolto niente. Il mondo non era mai stato così insicuro, così pericoloso, come da dopo l’11 settembre. La guerra non è una soluzione: se vi pare una soluzione, spiegatemelo.
Tutte le rivoluzioni fatte finora sono rivoluzioni esterne (la rivoluzione cinese, francese, russa, vietnamita, cambogiana…) che hanno cercato di portare giustizia, cambiare il mondo, ecc.., non hanno fatto che spaventosi massacri. Il risultato finale: un gran casino e una grande miseria, sia spirituale, che materiale. Forse è il momento di pensare che la grande rivoluzione da fare non è quella fuori, ma quella dentro; che in verità le radici della guerra non sono fuori, ma dentro di noi, nelle passioni, nelle voluttà, nel nostro voler arraffare tutto, nel nostro pensare che noi possiamo controllare la natura, la conoscenza, uccidere animali, terra, mondo animale e poi rifarlo artificialmente. Noi siamo dei grandi assassini, però siamo già capaci di clonare la vita, questa è l’assurdità.
Allora dico: se le vere ragioni della guerra non sono fuori, ma dentro di noi, cominciamo a fare la rivoluzione dentro di noi, forse è quella meno violenta, che non fa massacri e forse, alla lunga, crea quelle condizioni in cui tutti ci troveremo meglio. Prendiamo coscienza di chi siamo e incominciamo a riflettere: non siamo solo corpi, non siamo solo materia. Dobbiamo ricominciare, chi sa, a pregare, chi non sa, a fare altro. L’unica rivoluzione oggi veramente possibile è quella dentro di noi, ma ci vorrà tempo, molto tempo.
Diceva il mio amato Gandhi — che io non voglio certo importare in Europa — che per fare un esercito di non violenti non occorrono soltanto dei generali, ma anche dei coraggiosissimi soldati. Quando vado a parlare nelle scuole dico che per addestrare un paracadutista a essere un assassino, tagliare le gole, torturare, tagliare le gambe, ci vogliono sei mesi; ma addestrare uno alla non violenza ci vuole forse un’intera vita. Il fatto che sia così lungo ci impedisce di cominciare? Vogliamo continuare a sgozzarci? Tocca a noi decidere
[fonte: www.italialibri.net ]
"Per la donna l'uomo è come il sole:
di notte lo desidera e di giorno
quando c'è non se lo gode.
Per l'uomo la donna è come la luna:
di giorno la cerca e di notte
quando c'è dorme."
G.C.G