Nick: Casual Oggetto: Falso: non sara' che... Data: 27/10/2006 19.49.4 Visite: 337
Ispirato dalla vicenda Marinella, già postata, ma è un discorso più in generale. Dicevo, questa vicenda delle false griffe non dipenderà dal fatto che, escludendo l'alta sartoria, sono gli stessi grandi marchi che delocalizzando la produzione in Asia e utilizzando materie non eccellenti ci vendono dei falsi originali? Mi spiego con un aneddoto. Quest'estate ero al negozio ufficiale Fred Perry a Covent Garden, amo questo marchio, ho moltissime polo e qualche altra cosetta FP. Entro felice come un bambino davanti ai cancelli di Disneyland e noto che le polo sono di un cotone leggero, scarsa grammatura, rifinite nemmeno bene. Guardo l'etichetta sul collo e al posto delle classiche misure in pollici inglesi ci sono le taglie normali M, L, XL e cosi' via, poi do un'occhiata all'etichetta in basso di fianco e scopro che invece di essere made in England sono made in un paesello asiatico e in Portugal. Una volta la Fred Perry aveva i suoi campi di cotone in India perchè curava il processo di realizzazione fin dalla materia prima, che veniva poi confezionata e rifinita con la consueta maestria ed eleganza della sartoria britannica. Poi c'è stata la fase in cui la Fred Perry delegava ad importanti aziende nazionali la produzione nei singoli paesi, in Italia per esempio le faceva la Fila dei fratelli Ponderano a Biella, mantenendo degli standard accettabili, ma comunque non erano più la stessa maglietta. Adesso invece le fanno cani e porci e la differenza si vede tutta. Morale della favola, sono uscito dal negozio senza comprare niente, perchè non ti do 70 pounds (100 euro circa) per una maglietta che fa abbastanza schifo. Stesso discorso delle Nike e di altri marchi sportivi che da anni producono nel sud est asiatico. Ho visto delle nike cosiddette parallele indistinguibili dal presunto originale, al punto che secondo me sono proprio le stesse fabbriche che ne fanno un tot per la casa che le ordina e un tot destinate a priori al mercato del falso. Scarpe che costano una decina di euro, prodotte da bambini o da operai supersottopagati che nei nostri negozi ne costano anche 160. Una volta il marchio certificava la qualità del prodotto, il suo pregio in termini estetici e manifatturieri, oggi invece mi sembra che sia diventato uno specchietto per le allodole e il margine fra prodotto vero e prodotto falso, quando c'è, è veramente marginale. Per cui credo che queste multinazionali abbiano poco da lamentarsi, guadagnano 10 volte più di ieri, producono cose scadenti, sfruttano pure il lavoro di chi le fa e, secondo me, sono in qualche modo coinvolte nello stesso processo del mercato parallelo. Per cui non ho niente da dire se, avendo i soldi, ti compri un vestito Armani da 5000 euro, una borsa di Gucci a 500 e cosi' via, ma da questi marchi pretendo la garanzia della qualità, non un oggetto che di fatto è falso e di originale ha solo il marchio. Io la vedo cosi', non so voi. |