Nick: Viola* Oggetto: Forza Vesuvio Data: 6/11/2006 11.45.45 Visite: 342
"forza vesuvio" ha detto ieri sera l'austero signore di 85 anni. lui sogna ancora l'Italia partigiana, lui è stato sui monti di allora, lui quel sangue sparso lo rivendica ancora con orgoglio, ma questo che versiamo noi non può capirlo. "forza vesuvio" l'ho pensato anch'io. ho guardato il gigante addormentato e ho pensato che fosse stato troppo buono con noi. sì, quei poveri pompeiani, giusto per farsi una fama, poi basta. ho desiderato davvero che ci seppellisse tutti, e ho desiderato l'impossibile: che di noi fosse cancellata anche la memoria, proprio come nel finale di cent'anni di solitudine: "perchè le stirpi condannate a cent'anni di solitudine non hanno una seconda opportunità sulla terra". avevamo avuto eccome, molto più di tanti che nascono nel posto sbagliato. veramente sbagliato, il loro. non certo il nostro. proviamo a chiedere a uno che nasce nel Darfour o in Congo, cosa significa nascere nel posto sbagliato, e forse il desiderio insopprimibile di nike silver sembrerà meno giustificabile. è vero, ho desiderato che il vesuvio ci uccidesse tutti. non un'epidemia, non un terremoto, un maremoto o qualcosa di già visto. no. che fosse proprio lui, quello ritratto in centinaia di quadri, quello riprodotto sulle magliette da pochi soldi, quello che mi accoglie ogni volta che torno e pare che mi abbracci. così familiare, a volte così oscuro che pare l'ombra nera che sempre ci ha accompagnati in questo angolo del mondo. quell'ombra che vela sempre la nostra falsa allegria. insomma, se qualcuno deve tirare il colpo di grazia, che sia lui, per favore. non c'ero per caso, il 1 novembre. ero a un congresso lontano da qui. hanno ucciso una persona alle 7 di sera, in un punto dove passo tutti i giorni. spesso proprio alle 7 di sera. proprio in quel bar, dove sono andata tante volte. proprio di fronte alla tabaccheria dove vado sempre. proprio a due passi dall'immagine della madonna che saluto ogni giorno. io, atea convinta, la saluto in omaggio agli abitanti di quella strada, per ringraziarli di lasciarmi passare tutti i giorni, incolume. almeno finora. da quel giorno non sono più passata di lì, ho fatto un altro giro. tutti a dire: pericolosissimo passare di lì, ora ci sarà la reazione, il clan della sanità, il clan di forcella... poi stamattina senza rendermene conto ho deciso di passarci di nuovo. è proprio bella quella porta, con l'effigie di san gennaro dipinta su. ed effettivamente quando l'oltrepassi ti sembra di violare uno spazio privato. guardo intorno. a volte non ci si rende conto di quanto ci siano entrati dentro certi luoghi dove passiamo tutti i giorni, apparentemente guardando solo a terra. fuori al bar le stesse facce di sempre, a tutte le ore. ale 8 di mattina come alle 8 di sera. sempre gli stessi. e non sono ragazzi, sono uomini. tra i soliti ne manca uno. sarà impegnato in altro, o forse sarà lui quello che ha versato il sangue su questa strada. guardo a terra. non vi sono tracce. calpesto quel suolo con gli stivali, apposta. perchè? perchè vorrei che anche un'infinitesima parte di quel sangue mi restasse attaccata alle suole, vorrei portarla in giro con me e infine deporla a casa mia. il tuo sangue è il mio sangue, abbiamo respirato la stessa aria e calpestato lo stesso suolo migliaia di volte. apparteniamo alla stessa razza condannata a "cent'anni di solitudine", nonostante le apparenze ci facciano sembrare tanto diversi. ci sono passata apposta di lì, e ci ripasserò anche stasera. non ho voglia di scappare, tutto qua. lo credevo, e invece no. passerò di nuovo da quella porta, e ancora, ancora e ancora. non solo non ho voglia di scappare, ho proprio voglia di starci dentro, non so nemmeno io perchè. forse perchè quel "forza vesuvio" l'ho pensato anch'io, ma io l'ho pensato per troppo amore. come quelle persone che uccidono l'oggetto d'amore e poi si suicidano, perchè non ce la fanno a vivere la fine di una storia. e allora eccomi qui, in questa storia ci sono ancora dentro fino al collo, e l'ho capito proprio quando la stavo per chiudere e andar via. "I'm so glad to grow older To move away from those younger years I'm in love for the first time And I don't feel bad" - Morrissey |