Nick: Casual Oggetto: Chi sa come si muore Data: 3/1/2007 22.58.2 Visite: 222
a 14 e 15 anni, arsi vivi dal fuoco mentre dall'esterno cercano di salvarti senza acqua corrente. Chi sa come si cresce in mezzo ai rifiuti e ai topi di fogna e agli altri bambini che ti additano come diverso e tu non sai nemmeno perchè. Cristina Mihalache e Nicolae Ihnunt invece lo sapevano ma adesso non lo sanno più, di loro resta cenere e qualche mucchietto d'ossa annerito dalle fiamme mentre degli stupidi italioti, disprezzati e derisi da tutta l'Europa civile, giocano a fare i razzisti da 20 centesimi su un forum. A loro un pensiero e tutta l'umana pietà di cui sono capace. Non invoco Dio perchè non ci credo; non invoco la solidarietà di nessuno perchè degli zingari a nessuno gliene fotte un cazzo; e che fa se ci sono anche tanti ragazzini napoletani che a scuola non ci vanno e finiscono per fare scippi e rapine, figli della stessa rabbia, della stessa miseria, dello stesso degrado. Erano sposati da circa due mesi Cristina Mihalache, di 15 anni e Nicolae Ihnunt Laurentiu di 14 (e non 16 come si era appreso in un primo momento), i due giovani rimasti uccisi nel rogo della baracca nella quale dormivano nel campo nomadi di Orta di Atella (Caserta). Ad accorgersi dell'incendio è stato uno dei vicini di Cristina e Nicolae che insieme con altri abitanti del campo - che sono tutti imparentati tra loro - hanno tentato di spegnere le fiamme con l'acqua contenuta nei bidoni: nel campo - che sorge sotto i piloni dell'asse di supporto Nola-Villa Literno, alla periferia di Orta di Atella e al confine con l'area industriale di Pascarola di Caivano (Napoli) - infatti manca l'acqua corrente. Tragedia I due giovani, che vivevano stabilmente nel campo nomadi di San Salvatore, a Casoria (Napoli), erano a Orta di Atella per trascorrere le festività con alcuni parenti. Il campo nomadi di località "Cerbone" è costituito da una ventina di baracche occupate da circa 50 persone. L'area dove sorge l'insediamento è degradata: vi sono rifiuti di ogni genere ovunque. I residenti sopravvivono facendo piccoli lavoretti, molti di loro estraggono rame dalle batterie per auto in disuso per poi rivenderlo, altri puliscono le cantine. Le baracche sono costruite con materiale di risulta e sono coperte da tappeti di bitume per cercare di limitare le infiltrazioni d'acqua. Oltre all'acqua manca anche la corrente: per illuminare le abitazioni vengono infatti utilizzate candele, per il riscaldamento stufe a gas. http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=146291 |