Nick: Casual Oggetto: Di colore cioccolattino ma pur Data: 11/1/2007 16.51.57 Visite: 318
palla di neve, carboncino. Sono tutti nomignoli che si usano per descrivere una persona dalla pelle scura di discendenza, più o meno, africana. Si tratta di termini che se pur possono sembrare simpatici a chi li usa rivelano una certa dose di razzismo, volontaria o involontaria che sia. Il paradosso che poi fa veramente sbellicare è che i popoli del centro e nord Europa considerano noi latini degli "half niggers", mezzi negri, non assimilabili del tutto agli africani, ma certamente nemmeno al prototipo che nella loro cultura rappresenta l'uomo bianco. In Inghilterra una ventina d'anni fa un gruppo di miei amici fu costretto a scappare da un pub e a rifugiarsi in un negozio di fronte sotto una pioggia di bicchieri e bottiglie, prima che arrivasse la polizia chiamata dal landlord a salvarli. Il motivo di questa esplosione di violenza? Nient'altro che la loro pretesa di bere in un pub insieme a degli uomini bianchi, loro "greasy italians", "spaghetti eaters", "fuckin' eyeties". Ricordo il film "Pane e cioccolata" con gli italiani a vivere nei pollai e con un grande Nino Manfredi coi capelli tinti a tifare Svizzera, fin quando al goal dell'Italia non svela la sua vera identità e viene cacciato dal bar. Mi ricordo pure le cronache dei giornali francesi e americani sugli italiani "mezzi negri", puzzolenti, facili al litigio e al coltello, mafiosi, indegni di appartenere al mondo civile e pertanto fortemente discriminati. Ma anche gli sguardi ricevuti a Goteborg perchè mi accompagnavo con Tove, mia fidanzatina svedese che provò a tradurmi uno dei termini che mi furono ripetuti con maggiore insistenza con un generico "uno che ha i capelli neri e gli occhi scuri", ma sono sicuro che l'insulto era ben peggiore e c'è da dire che io, non andando quasi mai al mare, sono una delle persone col colorito più cadaverico che esiste al mondo. In sostanza per i bianchi-bianchi noi siamo mezzi negri e c'è poco da girarci intorno. Ora che a noi possa sembrare divertente usare uno di questi vocaboli per descrivere una persona dalla pigmentazione scura, questo non ci autorizza certamente a farlo. Sarebbe interessante chiedere a loro cosa si prova a essere chiamati cosi' e dalle esperienze che ho io, a loro non fa piacere affatto. Ma poi che vuol dire di colore, che forse il rosa non lo è? Dire di colore, e sto parlando del vocabolo più "politically correct" fra quelli che ho citato, presuppone che noi siamo la normalità, una sorta di neutralità sulla base della quale si definisce invece il "colore" altrui. Certo anche a me può scappare, ed è successo, l'espressione muso giallo e sono certamente un coglione quando accade, se pur il mio intento è scherzoso io non ho alcun diritto di definire una persona sulla base del colore della sua pelle. Oppure dire negro a un mio amico, per quanto il termine venga dal cinema e sia usato dagli stessi neri per definire con ironia un altro individuo della sua stessa etnia. Ricordo infine un episodio accaduto al centro storico molti anni fa, quando io e il mio fraterno amico del Gambia M. ci sfottevamo a colpi di negraccio e bianco di merda. Un tale sconosciuto imbecille ritenne essere in diritto di apostrofarlo con lo stesso epiteto e io ricordo sempre con piacere il vecchio M. che lo sollevava all'altezza della sua faccia, a circa 195 cm da terra, dicendogli: "non ti conosco, ma la prossima volta che mi dici una cosa del genere non te la dimentichi più". M. ha due lauree, parla woolof, mandingo, inglese, italiano e francese, davvero di un altro livello per sentirsi chiamare dal primo coglione: negro, cioccolattino, carboncino o palla di neve. Vi auguro di non vedervi mai sollevati a 195 cm da terra con la stessa faccia atterrita, vi assicuro che non è un bello speettacolo. PS Alla prima provocazione, o commento razzista chiedo formalmente che il post venga chiuso. Come dice un mio fraterno amico iscritto qui: "abbiamo dato già troppa confidenza". E non posso fare altro che rispondergli: "hai ragione". |