Nick: Casual Oggetto: Toh chi si rivede: Pininfarina Data: 22/2/2007 8.36.18 Visite: 298
Un ragionamento a mente fredda e qualche calcolo. Un metodo corretto per stabilire chi ha fatto cosa e demistificare la favola secondo la quale il Governo sarebbe andato sotto per colpa della sinistra radicale. Se pure i due senatori del prc e dei verdi-pdci avessero votato a favore, non sarebbero bastati i 160 voti raccolti perché il quorum si sarebbe automaticamente alzato a 161. Ho sentito ieri in serata alcuni amici senatori e deputati del mio partito (prc) e posso affermare con assoluta certezza che se dipenderà da noi il Governo non andrà a casa. Convocate per oggi diverse assemblee straordinarie dei circoli, con la richiesta che si leva da più parti di un'assemblea della federazione provinciale da tenersi in tempi strettissimi. Appare chiaro che al di là dell'ininfluenza del non voto dei due senatori della sinistra, va fatta chiarezza all'interno con le minoranze trozkiste che o sottoscrivono un patto di governabilità o sono fuori dal partito e possono accomodarsi alla tavola di Ferrando. Va bene il pacifismo, ma a patto di non farne un feticcio totalizzante della nostra identità politica. A noi interessa la pace, ma c'interessano anche le questioni del lavoro, della precarietà, della bossi-fini sull'emigrazione, della legge probizionista fini sulle droghe, della casa, dei servizi..... questioni che resterebbero fuori dall'agenda politica con un governo di destra.
Buona lettura, nel motto sempre valido che la matematica non è un'opinione.
Facciamoci due conti : Presenti al senato 319, votanti 318 (il senatore Rossi ex-Pdci non ha votato pur presente mentre Turigliatto si era dimesso) quindi il quorum (che si calcola sui votanti) era 160, i si sono stati 158 e si è andati sotto. Se Turigliatto e Rossi avessero votato a favore avremmo avuto 320 presenti e 160 si MA il quorum sarebbe stao di 161 e il governo sarebbe andato sotto lo stesso ! Sarebbe servito anche uin voto di un altro senatore a vita.
Lo ha urlato, strillato, con tanta rabbia repressa nelle corde vocali. Manuela Palermi, capogruppo dei senatori Verdi-Pdci, dopo l'esito della votazione, è sbottata: "Hai visto, stronzo?". L'epiteto era rivolto al senatore Rossi che non ha partecipato alla votazione sulla politica estera del governo. Mettendo così in crisi Governo e maggioranza. Ma la capogruppo dei senatori Verdi-Pdci non è stata l'unica.
Qualcosa di irripetibile lo ha urlato anche Loredana De Petris, ma a quel punto non serviva a niente. Perché anche con il sì dei dissidenti Rossi e Turigliatto il risultato non sarebbe cambiato perché il colpo a sorpresa della Cdl è riuscito in pieno, con un lavoro certosino cominciato già da qualche giorno. Nella notte è stato spostato il voto del senatore De Gregorio che alla vigilia annunciava il suo sì e poi ha votato no. Si è spostato anche il voto del senatore a vita Andreotti che aveva assicurato il suo sì condizionato, però, alla relazione di D'Alema che evidentemente non gli è piaciuta. Ma il vero colpo di teatro è stato l'ingresso in aula di Sergio Pininfarina che mancava da mesi (dal giorno del sì al governo Prodi) in aula. Appena arrivato, pochi minuti prima del voto, si è seduto tra i banchi di Forza Italia. A nulla è valso il tentativo di persuasione di Valerio Zanone, liberale come lui e suo vecchio amico, oggi nelle fila dell'Ulivo.
Al momento del voto, quando ha visto la luce bianca sul suo scranno, è stato proprio Zanone ad avvicinarsi a Pininfarina. «Ma cosa fai!», gli ha urlato, «Cambia voto», suscitando le ire dei forzisti che lo proteggevano con il proprio corpo. Sono volati fogli di carta e parole grosse. Zanone ha perso il proverbiale aplomb, ma Pininfarina ha resistito. Massimo D'Alema invece non si è mosso, è rimasto impassibile. Ha anche ascoltato i cori del centrodestra: «A casa, a casa», poi un più esplicito «dimissioni, dimissioni». |