Dicono gli esperti che ogni giorno nel nostro mondo, nel nostro bel globo terracqueo, si compiono qualcosa come cento milioni di rapporti sessuali. Accidenti. Abbiamo il nostro bel daffarino. Quale sia l'ora più gettonata per il ciupa-ciupa non ci è dato sapere. Non credo la notte. E poco d'inverno. Motivo? Semplice. Facciamo un attimo mente locale. Visualizziamo come di questi tempi ci conciamo per andare a letto. Partiamo da noi, giovani marmottine intirizzite. Noi fringuelline ibernate. Noi abbiamo freddo. Seeeempre freddo. Taaaanto freddo. Battiamo i denti sotto la brezzolina di Ferragosto, figurarsi in pieno novembre. È un fenomeno che la scienza non è stata ancora in grado di spiegare. Mistero fittissimo. Ci cala la pressione a picco? Gli ormoni finiscono in letargo? La chimica dei nostri neuroni va a pallino? Non si sa. Quindi? Altro che il baby-doll di chiffon e piume di marabù. Altro che due gocce di parfum come la buonanima. La felpazza benefica è la nostra benedizione. Il tutone ammazza-libido con su la fantasia di nespole e kiwi che a lui sembra di dormire con una macedonia. Il tutone-felpone in pelliccia di Gabibbo orripila il maschio ma soddisfa la femmina, che così conciata raggiunge finalmente la temperatura basale di una stufa di ceramica di Castellamonte. Il mio amico Paolino mi ha detto che sua moglie va a letto talmente tanto vestita che se a lui viene voglia di fare l'amore la deve avvertire un paio d'ore prima per darle il tempo di svestirsi. Alcune, le più chic, azzardano la classica camicia da notte della nonna. Quella di lino rigido, con le iniziali dell'antenata ricamate a punto pieno, e lo smerlo sul fondo. Errorissimo. L'uomo medio schifa la camicia da notte della nonna perché gli sembra di dormire, appunto, con sua nonna, cosa che non fa più da quando aveva quattro anni e non ha nessuna intenzione di riprendere a fare. Anche il maschio in fatto di attrezzatura notturna non scherza. Il pigiama classico a striscione verticali, da carcerato, è ancora il meno mostruoso, magari con l'elastico molle che quando lui va sul balcone e si appoggia alla ringhiera gli cala lentamente e sbuca fuori il cardellino, così tutto il condominio viene a conoscenza della miseria con cui abbiamo a che fare. Ma vogliamo per caso parlare del pigiamotto attillato in puro leacril? Quello che segna inesorabilmente il pettorale concavo e la miseria del "disturbo"? Magari color castagna, a rombi beige, con l'elastico delle braghe molle, il segno delle ginocchia, e polsini e cavigliere in maglina compatta ton-sur-ton magari maròn? Dividere il talamo con il paggio di re Artù snerchia le ambizioni sessuali delle donne più tenaci. Io un tempo avevo un fidanzato che possedeva una collezione invidiabile di pigiami girocollo in puro acrilico. Certe notti mi incantavo a guardarlo. Così sdraiato, immobile, senza un muscolo in corpo, mi ricordava tanto una pepiera, di quelle lunghe, da pizzeria. Ogni tanto, si girava di scatto e sprit... faceva le scintille. E io pensavo: "Buon dio, sto con un uomo o con un petardo?".
Luciana Littizzetto 
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