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Nick: Bardamu
Oggetto: La terra dei fuochi
Data: 31/3/2007 11.1.11
Visite: 129

di Peppe Ruggiero




Un lungo stradone, la spina dorsale del diavolo, un budello di asfalto e cemento ostinatamente definito strada, che collega i comuni dell’hinterland a nord di Napoli con le rotte dell’ecomafia. Percorrendo l’asse mediano voltando lo sguardo a destra e a sinistra tra centinaia di case abusive, capannoni industriali anonimi, casermoni di cemento si intravedono le colonne di fumo nero che minacciose danno il benvenuto. Siamo nella Terra dei fuochi.

Qualiano, Villaricca, Giugliano, il "triangolo della monezza". Qui a pochi km da Napoli, comincia l’area che nel piano regolatore della camorra è stato assegnata alla sepoltura illecita dei rifiuti. Un territorio che unisce la camorra casertana, del clan dei casalesi, con quella napoletana del clan dei Mallardo. E’ proprio il caso di dirlo, in questo triangolo maledetto comandano loro. I clan della rifiuti connection. I becchini della camorra che, tra l’impunità assoluta, sfacciatamente continuano a seppellire ed incendiare i rifiuti. Di tutti i tipi. Di giorno e di notte. Senza distinzione. Basta farsi un giro in qualsiasi giorno della settimana. Anche in pieno giorno.

Percorriamo le stradine che portano alla discariche, e immediatamente entrano in azione le ronde della camorra. Ti seguono, ti scrutano dalla testa ai piedi. Vedono se sei del posto o un "forestiero". Viaggiano in motorino o in macchina di grossa cilindrata. Sono agili e veloci. Si muovono incontrastati in un territorio, che in questo periodo, è super controllato dalle forze dell’ordine. Attraversiamo queste zone, in piena guerra di camorra. Poche settimane fa, sotto una pioggia di piombo, è stato trucidato Nicola Pianese, `o mussut’ boss di Qualiano. Boss di camorra, legato ai Mallardo.

Raffaele Del Giudice, di Legambiente, in questi luoghi ci è nato e continua a viverci. Da sempre. Nonostante le minacce, lo sconforto e l’abbandono. "Con mio nonno da piccolo coltivavo queste terre, ortaggi, mele, primizie. Un terra ricchissima, un oasi. Oggi queste terre sono state trasformate in un unico gigantesco deposito di spazzatura.".


Questa zona rappresenta la frontiera del male, dello sporco affare. Qui ogni giorno si bruciano tonnellate di rifiuti di ogni tipo. Il tutto sotto la regia della camorra. E i danni non si contano. Il giro d’affari nel compartimento agricolo in quest’area è in picchiata. La vendita dei prodotti ortofrutticoli dell’area nord è calata negli ultimi cinque anni del 25%. Crollo per kiwi, mele, fragole e pesche. E molte piante sono seccate alla radici.

"E i contadini - ci confida con rabbia Raffaele- presi dai due fuochi, da un lato gli affari che vanno male, dall’altro le pressioni della camorra, si trovano costretti a cedere i terreni". Un vero disastro economico per i 190 piccoli coltivatori della zona. E nel nostro "monezza tour", noi come i camion dei rifiuti, siamo accompagnati dalle vedette che viaggiano in Mercedes. Del resto sono loro che da decenni controllano il territorio. Sanno chi far passare e chi no.

Siamo in un’area fortemente urbanizzata, dove risiedono circa 150 mila persone, e ben 39 discariche di cui 27 probabilmente con presenza di rifiuti pericolosi. Negli ultimi cinque anni le discariche illegali sono aumentate del 30%. Come i tumori tra la popolazione. Con gli anni i criminali hanno cambiato tipologia di smaltimento: dalle discariche ai roghi di copertoni usati spesso come base comburente per bruciare anche altre sostanze tossiche.

I piccoli rom, che vivono nei campi nomadi della zona, sono utilizzati per appiccare i fuoco e per una sorta di vigilanza passiva per garantire ai camion il percorso libero da eventuali improbabili controlli. I clan gli danno 50 euro a cumulo bruciato. Nella terra dei fuochi, dal colore del fumo si capisce cosa si brucia: fumo nero significa copertoni, color grigio fitto è la plastica delle serre, ma quando il colore è strano nuovi rifiuti stanno arrivando nelle zone.

Camminando tra le terre divorate dalla diossina, dal rame, il fumo nero ti arriva fino alla gola. Gli occhi incominciano a lacrimare. "Noi ormai ci siamo abituati, per noi il cielo ha perso il suo colore originale", tristemente racconta Raffaele. Torniamo indietro e davanti a noi, nelle vicinanze del campo rom, alcuni camionisti, arruolati come soldati dall’esercito dell’ecomafia continuano a scaricare nella discarica "de zingar". "Adesso conviene andar via, per i rom è giunta l’ora di riscuotere la diaria". Ci allontaniamo mentre i bambini giocano con un terreno colore cenere nera.

nel 2004 ‘The Lancet Oncology’ definì l’area tra Nola, Acerra e Marigliano ‘il triangolo della morte’, analizzando gli alti indici di mortalità tumorale nella zona.

Peppe Ruggiero è giornalista e curatore del Rapporto Ecomafia 2006 Campania di Legambiente.


http://www.nazioneindiana.com/2006/11/10/la-terra-dei-fuochi-a-nord-di-napoli




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La terra dei fuochi   31/3/2007 11.1.11 (128 visite)   Bardamu
   re:La terra dei fuochi   31/3/2007 11.8.48 (49 visite)   ggeggè
   re:La terra dei fuochi   31/3/2007 11.47.8 (46 visite)   eCce|-\oM
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