Nick: MILLWALL^ Oggetto: NESSUN PIETISMO PER DIEGO Data: 5/5/2004 14.52.2 Visite: 239
Ok c'è un post + sotto sullo stesso argomento e avrei potuto rispondere là, ma lo avrebbero letto in pochissimi e mi fa invece piacere cercare di spostare il punto di vista dal quale va inquadrata, a mio avviso, la questione. Se i gestori ritengono opportuno spostarlo facciano pure, ma preferirei che non accadesse. Maradona è stato il più grande calciatore di ogni tempo, su questo non c'è dubbio e nessuno lo sa come quelli della mia generazione, per i quali i vent'anni si identificano automaticamente con le trasferte oceaniche in migliaia, gli scudetti, la coppa uefa, le vittorie sui campi del nord. Nessuno ha amato Diego più di noi e lo dico per sgomberare il campo da ogni possibile equivoco. Leggendo molte delle risposte del post precedente ho notato il solito atteggiamento teso alla beatificazione di Diego, un approccio agiografico che, per me ateo e ferocemente contrario a ogni religione, è senza dubbio fuori luogo. Maradona è un uomo, prima di ogni altra cosa, un uomo che ha saputo regalare alla nostra città trionfi senza precedenti, ma resta un uomo, punto e basta. Adesso Maradona è ancora un uomo, un ex campione senza paragoni, che si trova in un momento molto delicato della sua vita. C'è da un lato sicuramente la sindrome dell'ex campione, quel passaggio dalla gloria, dalla notorietà assoluta, dall'essere costantemente sotto la luce dei riflettori, alla vita di tutti i giorni, quando smetti di allacciarti le scarpette e non ci sono più 80.000 persone che accorrono anche solo per vederti palleggiare. Questa sindrome ha ucciso, metaforicamente in qualche caso, realmente in altri, diversi ex campioni nella storia dello sport mondiale. Ma dall'altro lato, se vogliamo è la metafora dell'invecchiamento, è il non poter fare oggi quello che facevi ieri e la consapevolezza che non potrai farlo mai più. E' il dramma dei primi capelli bianchi, degli acciacchi che giorno dopo giorno minano il tuo corpo e lo rendono un po' meno reattivo di ieri. E' questo che fa degli ex campioni solo degli uomini, con gli stessi problemi degli altri uomini, è questo che li rende simili a noi nell'incedere del tempo, nelle rughe che scavano inesorabilmente solchi nella pelle fino a ieri liscia e ti guardi allo specchio e ti chiedi come sia possibile. Nel caso di Maradona c'è poi la questione di un carattere ribelle, restio a ogni disciplina, con Bianchi 15 anni fa e con i medici della clinica dov'era ricoverato un paio di settimane fa. Aggiungeteci una dipendenza da coca che dura ormai da vent'anni e il quadro vi apparirà tristemente completo. E' questo il Maradona di oggi, un uomo solo che lancia la sua ultima sfida impossibile, che continua a sbagliare avendone tutto il diritto. Se volete rendere un servizio a Diego cominciate a considerarlo un essere umano, invece che Dio sceso in terra. Consideratelo per quello che è, non per quello che ai vostri occhi di tifosi deve necessariamente rappresentare. L'amore vero è rispetto per l'altro, il vostro (senza offesa) è l'egoismo di chi avvilito dalle tristi vicende del Napoli attuale, necessita di un'icona salvifica alla quale aggrapparsi. Non soffocatelo, se lo doveste vedere per strada lasciatelo in pace, non lo giudicate se ha deciso che la coca lo fa correre con la fantasia solo un po' più lentamente di come correva in campo, rispettatelo per le sue scelte, non ne fate un Dio, ma solo se proprio volete pensate a lui come un fratello maggiore, un po' scapestrato, irriverente coi capelli gialli in foto al fianco di Fidel, che ha deciso di non vivere la normalità. Per molti la normalità è la piattezza di una vita senza stimoli, Diego vuole sognare, Diego ha deciso di vivere così e così di morire. Nessuno lo giudichi, nessuno ne faccia un Dio, nessuno lo costringa nel ruolo di eterno rappresentate vincente di una città che vive solo nel segno della sconfitta eroica. |