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Nick: Remedios*
Oggetto: Questione di …pali
Data: 11/5/2004 12.13.22
Visite: 156


Chi non mi ama non mi merita!
Quante volte abbiamo pronunciato o almeno pensato questa frase all’indirizzo di colui/colei che non corrispondeva i nostri amorosi sensi?
Personalmente, credo che questa frase sia stata coniata da qualche racchia/racchio che non era filata/o di pezza da nessuno.
In realtà è un po’ una frase del cazzo.
Non capisco in base a quale criterio posso stabilire se una persona mi merita o no, soprattutto alla luce del fatto che potrei benissimo io non meritare lei. Ma è il verbo meritare che mi crea problemi.
È un po’ la faccenda del cane che si morde la coda.
L’antefatto: serata massacrante in palestra causa estate alle porte. Sì, lo so, avrei dovuto iniziare molto prima, non posso pretendere di diventare una strafiga in un mese etc.etc. LO SO! Solo che uno) sono pigra e due) mi piace mangiare e bere.
Dicevo, dopo la serata in palestra e la doccia pseudo rilassante, ricevo la telefonata della mia amica Anna che mi mette al corrente delle ultime novità.
Ulteriore premessa: Anna è una mia collega di lavoro, ci vediamo tutti i giorni e parliamo tutti i giorni, ma la telefonatine pre-nanna o il messaggino della buona notte è diventato un must per noi.
Insomma, dopo i soliti convenevoli, la telefonata prende una piega strana ed io e Anna ci troviamo invischiate in un discorso masochistico: i pali ricevuti negli ultimi tempi.
Solo che lei, da buona romana, non li chiama pali. Li chiama sole. È una questione meramente linguistica, il risultato non cambia. Semanticamente, il significante è diverso, il significato no… o giu di lì insomma.
Il palo o la sola, è una cosa molto poco carina se ti capita, perché coinvolge diversi fattori, ma soprattutto quello a) sentimentale e quello che comunemente definiamo b) orgoglio.
In sintesi: uno/a ti piace, piano piano ti insinui nella sua vita, magari ti giochi la carta dell’amicizia per conoscerlo/a meglio, inizi a pensare con fare demente a lui/lei, le frequentazioni sono più assidue, ecco, oramai sei pronto/a, puoi farcela basta solo dirglielo e…ecco che scatta il palo!
La persona in questione ti da picche, non c’è nulla da fare, non c’è trippa per gatti.
Complimenti: hai appena acchiappato un palo.
L’impero dei sogni è crollato.
E tu sei lì che ti preoccupi della grande figura di merda che hai appena fatto. Solo dopo pensi al resto.
Certo, il palo che si prende può essere di diversa natura, ma quasi sempre le motivazioni sono due:
1. ti vedo solo come un amico/a – fratello/sorella;
2. esco da un periodo tormentato di dieci anni con una tipa, mi sento addosso una corazza che mi impedisce di essere me stesso/a (immaginate la mimica corporea, è fondamentale vedere il gesto della corazza); mi dispiace è una questione di momenti diversi.

Io e Anna abbiamo convenuto che negli ultimi anni abbiamo avuto pali/sole relativi all’opzione n°2.

Ora, una volta acchiappato il palo, come gestirlo?
Si può scegliere di sparire da quel determinato entourage che frequentavi solo perché c’era lui/lei, ma non lo consiglierei perché si rischia di perdere delle belle conoscenze e compromettersi eventuali rapporti futuri (e perché no…eventuali pali futuri!).
Che fare?
I sentimentaloni possono struggersi su un divano ricordando i momenti da amici passati insieme, fino a quando il cuoricino non batterà per un’altra persona (ma attenti un altro palo è in agguato).
Quelli invece che si sentono feriti nell’orgoglio (ma come? Il palo a me?!?! E dove lo/la trova uno/a meglio di me?!!?!?) attuano la strategia del tipo "mò ti faccio vedere io chi ti sei perso/a!" rischiando di diventare la caricatura di sé stessi di modo che colui/colei che ti ha dato il palo è certo/a al mille per mille di aver fatto la cosa giusta.
A quanto pare non esiste una tattica comportamentale esatta, i pali si daranno e si prenderanno fino a quando esisteranno le questioni amorose.

Anna riflette pensierosa ad alta voce: si vabbè ma li incontro tutti io quelli che danno sole (perché in romano il palo si dice sola, per chi l’avesse dimenticato)?
Mia cara amica, potrei dire lo stesso per me.
È la roulette russa col grilletto puntato sulla sfiga.
È il detto oggi a me domani…ancora a me.

Sai che ti dico? Chi mi ama non mi merita!
Oddio! Non sarò mica una racchia?!?!!?!?!



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