Nick: Buendia Oggetto: Lena Data: 25/7/2007 16.27.55 Visite: 275
lena viaggia veloce sul treno ogni mattina. raccoglie i capelli, riccioli di bambina in una coda se si disfa in un momento. così resta così, bambina assorta che ieri ha festeggiato il suo compleanno. nel viaggio si consuma un attesa di una meta che non la porta alla felicità. ma lena obbedisce, il padre le ha insegnato la fatica. mi mostra foto in cui prima di tutto il resto arriva il sole, riconosco il suo profilo smorzato da quella luce così intensa. guarda fuori dall'obbiettivo, una luce calda che solletica la terra. come adesso che me l'immagino, guarda oltre il finestrino di questo treno, mai troppo vuoto, mai abbastanza pieno. lena ha tre sorelle, tutte più grandi di lei. non posso dire che sia l'ultima. con lei questa parola non si può usare.
suo padre, me lo ricordo bene. ma sono quei ricordi di cui non ti puoi fidare, perché appartengono ad un'età viziata da emozioni troppo incontenibili. rischi di confondere la verità con una pessima poesia. però c'è lena che parla la sua stessa voce. e se la guardo vedo gli stessi gesti, la modestia che hanno solo le persone fiere, onorate dall'aver detto al tempo giusto le cose migliori e nell'occorrenza hanno dato il meglio. lena raccoglie. come suo padre spighe e pomodori, lena raccoglie frutti.
non la sentivo da tempo, ogni tanto prima di ieri mi sono ricordata che avrei dovuto chiamarla. per il suo compleanno. e così ho fatto. che rischio, però. non si gioca col tempo. che terribile peccato, credere di possedere gli attimi giusti e potersi concedere appuntamenti con l'infinito. ho bussato e lena era dove io la cercavo. a casa sua, nel giorno del suo compleanno. abbiamo chiacchierato a lungo come si conviene a chi ha molto da dirsi perché molte cose sono cambiate. poi, non so se è il tempo che ci cambia o siamo noi che non riusciamo a restare fedeli a noi stessi. però non c'è stato nulla della sua voce, nelle sue intenzioni, nelle pieghe dei discorsi accennati che non parlasse ancora la lingua del padre.
lena vuole fare il magistrato, me l'ha confidato come se non ricordasse che l'ho sempre saputo. e poi mi ha detto che è stanca, di questo pendolare tra le certezze e i sogni. nello spazio di un oscillazione lena vorrebbe farci entrare anche un bambino, un figlio, più d'uno certo. ma uno per incominciare. sta crescendo e non voglio capirlo. come sei diventata grande in fretta, lena. non è la fretta. mi rispondi è il tempo che domanda e non concede. se vuoi un figlio lena e questo figlio non arriva io non so dirti in cosa devi sperare, a chi chiedere nè dove andare. posso starti vicina e frattanto cercare un modo. un modo di non entrare in contatto con la paura di un figlio che resti in sospeso e che non si avvicini mai abbastanza da poterlo tenere tra le braccia. non è facile essere vivi e molto più difficile è essere vivi e pensare. e non so cosa sia giusto dire, cosa sia leggittimo sperare. penso che sei una bambina straordinaria e che tuo padre nella sua vita ha seminato semi buoni e ha reso fertile terra molto più arida di quella dove abbiamo voluto tracciare questa via. perciò io sono sicura che raccoglierai frutti. frutti a cui dare un nome, frutti da cullare.
ieri hai compiuto trentadue anni appena. buon compleanno, lena. |