La settimana scorsa, precisamente il 19, mi trovavo ad avezzano, abruzzo. Era in corso la manifestazione “avezzano in salsa”. Na cosa simpatica, con tanto di ballerini che si esibivano e vecchietti con il catetere a tracolla che si davano alle danze.
Ad un certo punto il presentatore annuncia la grande sorpresa.
“finalmente siamo riusciti a convincerlo a venire qui da noi..”
ma chi sarà mai?
“abbiamo insistito finchè ha accettato e tra poco salirà sul palco..”
mah.. mò sto incapando, chi cazzo hanno fatto venire?
“il vasco rossi italiano…”
ma pure vasco rossi è italiano, a dirla tutta..
“per la musica salsa!”
ah beh…
“el rubio loco!”
ngul! E chi cazz è questo????
E subito arriva sul palco, accolto da un timido applauso, un tipo tutto vestito di bianco, a livello gelataio, con un cappello anch’esso bianco, che parla portoghese. O spagnolo, cmq quegli idiomi sudamericani, mò chell che è, è. Appena visto mi ci sarei giocato le palle: questo è di cardito e si chiama cenzino. Invece no, anche se ci sono andato vicino: non è dato sapere dove abbia avuto i natali, ma il personaggione in questione si chiama giancarlo pioli (anche se sono sicuro che in intimità lo chiamano carlucciello).
Ha iniziato ad esibirsi, davanti alla schiera di persone in piedi e la cinquantina di vicchiarielli seduti sulle sedioline sistemate in piazza per l’occasione, tutti per “avezzano in salsa”. Già era tanto che fossero rimasti. Appena all’ingresso, mi ero detto, mò la gente “s’alsa” e se ne va.
Allora, dicevamo, tutto vestito bianco e inizia a cantare e a dimenarsi come il suo ruolo impone.
E ogni tanto, “chi la sa, canta con me!”. Inutile dirlo, nisciuno ‘o cagava.
Il clou è arrivato quando, tra l’euforia generale (nessuno lo cagava), ha annunciato la canzone che gli ha aperto le porte (no, non quelle di san patrignano) della musica salsa in europa e nel mondo!
Ho trattenuto un “laaatriiiin” a stento.
Poi è stata la volta della canzone composta a quattro mani col suo amico sudamericano miguel enriquez, che sicuramente si chiama Michele d’errico e abita sulla circumvallazione.
Qualche minuto dopo, all’ennesimo “cha cha cha!” per incitare la folla, se n’è fujuta la palla del microfono.
In seguito ho scoperto che el rubio loco è tutt’altro che uno sprovveduto. Dotato dalla natura di una chioma rossa, e quindi fisicamente quanto più lontano possibile dall’alma latina, si è dedicato a quest’ultima da diversi anni, a quanto pare con risultati molto buoni. Sarà che non sono un amatore, che a pelle gli italiani che cantano in altre lingue appropriandosi di altre culture non se ne scendono, ma a me sto tizio ha fatto fare un mare di (involontarie) risate.
E già me l’immagino la mamma, quando lui torna a casa tutto vestito di bianco, che fa “carlucciè a mammè, ma quando t’a truove na fatica seria? Tieni 40 anni, mica puoi continuare a fare questo?”
E lui, togliendosi il cappello, con un mezzo passetto caraibico, a rispondere “mammà, nun me scuccià, je song n’artista!”
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