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Nick: Zanardi
Oggetto: L'Amico del Mare
Data: 19/9/2007 21.2.24
Visite: 212

Io sono andato al mare per la prima volta a cinque anni.
Perchè mio padre e mia madre erano dipendenti statali, forse.
Non so cosa c’entri questa cosa che i miei fossero dipendenti statali, ma so che loro me lo dicevano sempre.
Dicevano: "Quest’anno al mare si va solo per una settimana, poiché noi siamo dipendenti statali e non navighiamo nell’oro".
Questo quando andava bene.
Quando andava male dicevano: "Quest’anno al mare non ci andiamo poiché noi siamo dipendenti statali e non navighiamo nell’oro".
Insomma i dipendenti statali erano pezzenti, secondo mio padre e mia madre.
E loro erano pezzenti, perché erano, appunto, dipendenti statali.
Però non si vergognavano di essere pezzenti.
Fatto sta che pur non vergognandosi di essere pezzenti, non tutti gli anni andavano al mare.
E mi sa che, quando io compii cinque anni, i miei genitori erano un po’ meno pezzenti di prima, poiché solo allora, per la prima volta, mi portarono al mare.
Poi un anno più pezzenti dell’anno prima non si andava al mare.
Poi un anno meno pezzenti dell’anno prima e si andava al mare
E così via.
A seconda, insomma.
Se i miei dicevano si essere meno pezzenti dell’anno prima al mare ci si andava, altrimenti si restava a casa.
E, negli anni in cui mia madre e mio padre si sentivano meno pezzenti, io andavo al mare con loro.

Comunque sto perdendo un sacco di tempo.

La mia prima vacanza con i miei è stata quando io avevo cinque anni.
Forse sei. Di anni.
Non mi ricordo bene, a dire il vero.
Questo mio ricordo/non ricordo è legato al fatto che io, alle scuole elementari, ho fatto la Primina e non la Prima.
Mi spiego.
Se tu fai la Primina a scuola ci vai a cinque anni.
Se fai la Prima ci vai a sei.
Io ho fatto la Primina e, quindi, sono andato a scuola a cinque anni.
Ecco, io mi ricordo che quando andai al mare per la prima volta, con mamma e papà, mi ricordo solo che andavo a scuola.
Il mio primo anno di scuola.
Ma non ricordo se fosse la Primina o la Seconda.
Se fossi andato all’asilo e non avessi fatto la Primina, sono sicuro che mi sarei ricordato la circostanza che al mare ci sono andato per la prima volta a cinque o a sei anni.
Perché avrei collegato la mia prima vacanza al mare all’asilo o al primo anno di scuola elementare.
Invece con la Primina no.
La Primina mi ha rovinato e mi ha confuso le idee.
La Primina è come l’Alzheimer: non ti fa ricordare un cazzo, col passare del tempo.
A cinque anni i pupi devono giocare, non andare a scuola a fare la Primina e poi al mare che dopo venticinque o ventisei anni non ti ricordi se per la prima volta al mare ci sei stato a cinque o sei anni.

Comunque questa vacanza del mare, la prima volta, fu un’inculata.
Io al mare mi scocciavo.

Al pomeriggio i miei mi facevano dormire perchè forse dovevano trombare.
Anzi, leviamo il forse: sì, dovevano rombare.
Del resto li sentivo trombare.
Ma non bastava trombare la notte?
Allora ero convinto che i c.d. "Grandi" andassero al mare per trombare di più.
Oggi ne sono più che convinto.
Al mare o in montagna, in vacanza insomma, si tromba di più.
L’ho capito quando sono cresciuto.
Per esempio io trombo poche volte in una settimana, quando posso permettermi di trombare.
Però, se e quando mi capita di andare al mare o in montagna o in vacanza, trombo sempre.
Mattino quando mi sveglio? Trombo.
Pomeriggio? Trombo.
Al mare, nell’acqua dove si tocca? Trombo.
La sera quando mi faccio la doccia? Trombo.
La notte? Trombo poco, preferisco dormire.
Anche perché al mare o in montagna o in vacanza in genere, la notte vai in discoteca e ti ubriachi e quando sei ubriaco non ti viene voglia di trombare, ma di dormire.
Cioè, almeno a me non mi si alza neppure.
I miei, invece, al mare, la notte non andavano in discoteca e non si ubriacavano.
Andavano al massimo a fare una passeggiata per il lungomare e a fare una pizza e poi alle undici a casa.
Nel letto.
Quindi loro che non andavano in discoteca e che non si ubriacavano e che erano freschi e lucidi potevano trombare di notte.
Che serviva trombare nel pomeriggio se potevano trombare di notte?
Era necessario costringermi a dormire solo perché loro dovevano trombare di notte e di giorno?
Odiavo dormire di pomeriggio.
Era bruttissimo.
Anche perchè, in verità, non dormivo mai.
Dovevo restare nel letto, sveglio, a sentire loro che trombavano, facendo finta di dormire.

La sera uscivo.
Sempre con i miei.
E quindi uscivo presto.
Pizza o passeggiata per Marina di Camerota.
Con i miei.
Ore ventidue e trenta massimo ventitrè, ma massimo massimo ventitré e un quarto, a casa.
A dormire!
Ma come cazzo facevo a dormire a quell’ora se avevo dormito per tre ore nel pomeriggio?
Cioè, in verità non avevo dormito nel pomeriggio, ma i miei mica lo sapevano che fingevo di dormire?
Che poi pensavo: grazie al cazzo che voi volete andare a letto alle ventitrè, perché dovete trombare, ma io a quell’ora, insonne, che faccio nel letto?
A cinque o sei anni non sai neppure cosa sia una sega, che se sai cos’è al massimo te ne tiri due o tre di seghe nel letto, in silenzio, e ammazzi il tempo.
E poi, a cique o sei anni, pure se sai cosa sia una sega non puoi neppure tirare due o tre di pugnette nel letto per ammazzare il tempo, perché a quell’età non arrivi.
E quindi che sfizio c’è?
E poi non avevo neppure giornaletti porno che tu dici "Mamma, ho mal di pancia, vado nel bagno, mi addormento fra poco", così mentre loro fottono, tu ti fai una cultura di tette e fighe.
Niente.
Al mare pare non esistano giornaletti porno.

E allora nel letto ero triste ed incazzato e pensavo: "Questa è la vacanza? Nun ci vengo più, non mi piace, mi annoio e non ho giornaletti porno. E questi trombano sempre. Ma non si accorgono neppure che li sento? E non si vergognano?".

Però la vacanza al mare aveva una cosa buona.
In vacanza potevi conoscere un sacco di Amici!
Gli Amici con la A maiuscola.
Quelli che tu non ti scordi più di loro e loro non si scordano più di te.
In verità la cosa di "farsi" gli Amici era una vera e propria necessità
Gli Amici servivano.
Soprattutto la prima volta che andavi in vacanza.
Il primo anno, insomma.
Me lo dicevano i miei compagni della Primina o della Seconda.
Tutto quelli che erano stati in vacanza me lo dicevano.
Là, al mare, ci si fa un sacco di Amici!
Ok, mi dovevo "fare" un Amico.
Deciso.

Lo trovai.
Era diventato il migliore amico mai incontrato.
Il mio migliore amico di tutti i tempi.
Si chiamava Flavio.
Era più grande di me di tre anni.
Non mi ricordo se faceva la Terza o la Quarta elementare, a causa della mia confusione dovuta al fatto che avevo fatto la Primina.

Flavio giocò tutta la mattinata con le mie palette e i miei secchielli.
I suoi secchielli e le sue palette non le toccò neppure.
Né permise che io toccassi i suoi secchielli e le sue palette.
Ma non me ne importava.
Io ero contento di quell’amico.

Nel pomeriggio, dopo pranzo, tornai in spiaggia con i miei.
C’erano anche i genitori di Flavio.
E c’era pure Flavio.
Flavio giocò tutto il pomeriggio, così come aveva fatto in mattinata, con le mie palette e i miei secchielli.
I suoi secchielli e le sue palette non le toccò neppure.
Né permise che io toccassi i suoi secchielli e le sue palette.
Ma non me ne importava.
Io ero contento di quell’amico.

Nel frattempo i miei e i genitori di Flavio passavano il tempo in spiaggia a ridere e a cantare luglio col bene che ti voglio.

Quando, nel tardo pomeriggio, i genitori di Flavio lo chiamarono per tornare a casa, io chiesi a Flavio se ci vedevamo la sera, per andare in Sala Giochi.
Disse di sì e mi diede appuntamento alle venti, ventiequalcosa nel parcheggio sotto casa mia.
Sempre a Marina di Camerota.

Lo dissi pure ai mieià: "Ho trovato il migliore amico della mia vita!"
Loro non mi risposero.
E sorrisero.
Capii dopo il perchè.

Mi vestii.
Mi lavai.
Mi misi anche i calzettoni di spugna che erano cool allora.
E le scarpe da ginnastica Canguro.
Meglio delle Mecap.
Le Canguro erano affusolate, le Mecap tozze.
Le Canguro non puzzavano, le Mecap sì.
Dovevo vedere il mio migliore amico.

Scesi alle diciannoveetrenta.
Alle ventiequalcosa veniva il mio migliore amico e non potevo farlo attendere.
Meglio anticipare un pò.
Le venti.
Le ventiequindici.
Le ventietrenta.
Le ventiequarantacinque.
Le ventuno.
Le venutoetrenta.
Le ventidue.
Alle ventidueetrenta mi dovevo ritirare.
Sennò erano palate.
I miei mi rompevano i coglioni.

Il mio migliore amico mi aveva solato.
Ma perchè?
E cosa avrei detto io a mamma e papà ai quali avevo detto che avevo trovato il migliore amico della mia vita?
Che gli dicevo: "Il mio migliore amico mi ha solato?"
No, troppo una figura di merda.
Avrei tirato fuori una palla.

Sì, va bene, tiro fuori la palla, tutto quello che vuoi, ma perchè l'amico della mia vita mi aveva solato?

Scoprii il motivo.

Per me era il primo anno di mare.
La prima vacanza della mia vita.
Da imbranato.
Lui era il quarto o quinto anno che andava al mare.
E aveva quattro o cinque amici.
E ammesso che aveva dato più appuntamenti a tutti quattro o cinque, a chi doveva solare?
Ovviamente all'amico che era andato in vacanza per la prima volta.
Il primo anno di mare a Marina di Camerota.
E chi era questo amico che andava in vacanza per la prima volta?
Ero io.

E io di nuovo ad annoiarmi, col le dormite nel pomeriggio perchè i miei dovevano trombare nel pomeriggio.
Le pizze e le passeggiate con loro la sera.
E niente giornaletti porno.

E il giorno dopo, di nuovo a sforzarmi di trovare un nuovo amico.
Perchè in vacanza ci si "fa" un sacco di Amici.
Quelli con la A maiuscola.
Quelli che ti ricordi per tutta la vita.
Lo dicono tutti, eh!

Solo che ai miei non potevo più dire che l'amico nuovo che avrei trovato fosse il Migliore Amico della mia Vita.
L'avevo già detto il giorno prima.
Sarebbe stata una grande figura di merda.

Ogni volta dicevo loro:

"Ve lo ricordate quell’amico che pensavo diventasse il miglior’ amico della mia vita? Sì? Beh ho lasciato perdere. Non poteva diventare il miglior’ amico della mia vita poiché non può venire sempre al mare. E se non ci vediamo al mare, almeno una volta l’anno, dove e quando ci possiamo vedere? Mai, in nessun’ posto. E allora tanto vale lasciar perdere. Del resto lui è figlio di operai e se voi, che siete statali, siete un anno più pezzenti e un anno meno pezzenti, tanto che non potete permettervi sempre, tutti gli anni, di andare al mare, figuratevi lui che è figlio di operai. E gli operai, si sa, sono molto più pezzenti dei dipendenti statali, eh!".

Gli operai rimangono sempre un alibi.
O una scusa.
O un capro espiatorio.
A seconda, insomma.
Anche al mare.



Ps - Dopo quattro anni di mare a Marina di Camerota, io divenni l'Amico del Mare.
Come Flavio.
E per una sorta di nonnismo, mi comportai con altri novelli ragazzini che vanno al mare, proprio come Flavio.
Crudele e cinico.
Solo che una volta, mentre parlavo come un bullo, ad una comitiva di "novelli ragazzini al mare", mia madre si avvicinò e disse:

"Ragazzi, fate giocare mio figlio con voi che non ha amici qua, sù".

Bestemmiai tutto il calendario.
In un secondo aveva bruciato la mia reputazione di Amico del Mare, costruita in quattro anni.




Tutti abbiamo una parte femminile, è vero.
La mia è lesbica.



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