Quella sera io mi sentii bruscamente spinto da parte; un giovane e massiccio energumeno si fece largo in tal modo fino al canestro e ai piatti, si qualificò con un pauroso nomignolo e dichiarò che don Gennarino conosceva le ragioni della sua visita. Don Gennarino, concluse, doveva semplicemente rispondere si o no.
“Un momento e sono a voi”, rispose don Gennarino, interrompendo la vendita e cominciando a raccogliere piatti e tazzine.
Il volto di sua moglie, Assunta Aprile, si era fatto di un neutro e ghiacciato bianco su cui la luce dell’acetilene sembrò rapprendersi; con le braccia alzate la donna si insinuò fra i due uomini, gridando; e fu possibile capire che il facinoroso sopravvenuto era un’autorità della malavita, deciso come tale a sostituire il canestro degli Aprile con un proprio canestro, annettendosi al tempo stesso la redditizia località. “E’ un abuso”, “il pane delle mie creature”, “non può finire così”, gemeva donna Assunta alzando le braccia come per sollevare, appunto, i suoi figli verso gli impassibili santi. Ma tacque di colpo, atterrata da un fulmineo schiaffo del marito.
Senza aiutarla a rialzarsi don Gennarino le disse:
“Zitta tu, bagascia”.
Si volse quindi all’altro.
“Tutto quello che la mia signora ha detto” dichiarò portandosi due dita al berretto nel pronunziare ‘la mia signora’ “l’ha detto bene. Un momento e sono a voi”.
Era calmissimo, scandiva gesti e parole come su un ideale palcoscenico. Continuò a raccogliere piatti e tazzine, li sciacquava nel secchio e li riponeva nel canestro con movimenti studiati e armoniosi, non scevri di qualche leziosità, riassuntivi di tutto un cerimoniale della rissa, vagamente ieratici e fatali.
“Con vostro comodo. Resto in attesa” disse il suo temibile interlocutore, con pari tranquillità e distacco.
Egli aveva intinto nel brodo della pentola il suo bastone, giocherellava con un tentacolo del polipo.
Infine don Gennarino distese un panno su canestro e fece un imperioso cenno a sua moglie. Donna Assunta era bianca e taceva. Sollevò il cesto, lo trasportò fino all’angolo della via, si addossò al muro e attese. Era notte alta, ormai. Intorno ai due uomini si fece uno spazio enorme. Don Gennarino sembrava raddoppiato di statura, fronteggiava comunque il suo avversario. Disse:
“Vi ascolto”.
Il tono è ancora lievemente cerimonioso e diplomatico, ma si intuisce che nella mano di don Gennarino, come in quella del suo antagonista, è fiorita un’arma sicura. Chi agirà per primo?
Io sono a due passi da Assunta Aprile e la osservo. Questa donna si è addossata al muro e umilmente aspetta; fra qualche minuto saprà se i suoi figli sono organi o no, ora come ora il senso della disciplina coniugale è più forte di tutto in lei. eventualmente depositerà nella portineria del carcere, per anni, sigarette e aranci da consegnarsi a don Gennarino, una vedovanza come un’altra.
Da una nuvola si affacciò la luna, da un’altra cominciò dirottamente a piovere.
(da "l'oro di Napoli", di Giuseppe Marotta)
ps: scusate, ho dimenticato un punto interrogativo alla fine del titolo
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