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Nick: mir
Oggetto: amarcord
Data: 12/10/2007 23.27.20
Visite: 231

Ero innamorato.
Innamorato come lo si può essere a 15 anni.
In quella maniera che totalizza ogni gesto e pensiero e che fa tremare le gambe e azzera la saliva e impedisce di parlare dicendo cose sensate.
Le dissi "stasera vogliamo andarci a mangiare bizza?" dissi proprio "bizza". Per me, in quell'istante, quella cosa tonda, buona, col pomodoro e che si mangiava in bei posti si chiamava "bizza". Anche se fino a dieci minuti prima la chiamavo come chiunque "pizza".
Secondi interminabili tra la mia domanda e i primi suoni che inziarono ad uscire dalla sua delicata e belllissima bocca da adolescente.
"Non so dovresti chiedere a mamma".
Ok. Se era stato difficile chiederti di uscire, qui, con il rischio di essere ascoltato da qualcuno del "gruppo", chiedere il permesso a tua madre era impresa impossibile.
Tremavo e non riuscivo ad alzarmi dalla panca.
Lei, invece, si alzò e raggiunse le sue amiche.
Forse andava già a diffondere la notizia.
Forse aspettava l'esito del mio incontro con la madre.
Aspettai la fine del tremore alle gambe e mi dissi che dovevo subito fare questa cosa altrimenti non l'avrei fatta mai più.
Andai sotto l'ombrellone della sua famiglia.
Uno di quegli ombrelloni che sono fittati di anno in anno perchè tanto "noi veniamo qui e ci passiamo luglio e agosto perchè siamo una famiglia che fa così".
"Signora?"
Non mi sente perchè sta chiacchierando serrata con un'amica.
"Signoraaaa?"
Si gira.
"Ah ciao."
Mi conosce perchè mi vede sempre su questa spiaggia ma non mi ha mai inquadrato.
"Signora, posso andare con sua figlia stasera a mangiare una pizza da Tonino?"
Il cuore fa dei battiti profondi e rumorosi.
Ho l'impressione che anche la madre della mia amata possa sentirli.
Lei mi squadra un po' e dice: "Tuo padre che fa?".
La domanda mi spiazza.
Mi aspettavo un no, mi aspettavo un "devo chiedere a mio marito", mi aspettavo... non lo so ma non questo.
Dico con quella spontaneità da quindicenne che è dura da reprimere anche da trentenne "Mio padre lavora in fabbrica".
Ometto di dire che mio padre la fabbrica la dirigeva dopo venti anni di lavoro. Ometto di dire che mio padre, a causa di quel lavoro, l'avevo visto così poco nella mia vita che da piccolo chiamavo mio zio "papà" perchè vedevo lui più spesso. Ma a 15 anni tante cose sembrano meno importanti.
E forse lo sono.
La signora dice: "Mia figlia non può uscire la sera. E' mio marito che non vuole.".
Il mio piccolo amore in frantumi e le gambe mi facevano male per la tensione.
Lei lontana a parlare con le amiche.

L'altro giorno, per strada, l'ho incontrata. Forse non mi ha riconosciuto.
Teneva per mano un paio di bambini, belli come lei quell'estate sulla spiaggia.
Un tizio con una macchina di lusso la aspettava al margine della strada.
Sono entrati veloci ma uno dei bambini, prima di chiudere la portiera, mi ha sorriso.




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amarcord   12/10/2007 23.27.20 (230 visite)   mir
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