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Nick: harding
Oggetto: un viaggio nella notte
Data: 12/6/2004 14.39.51
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Non so se vi è mai capitato di essere in un posto che non conoscete. Di notte, in auto o in moto.
Insomma mentre viaggiate e c'è il buio e le forme intorno che si stagliano contro il cielo sono quelle della vostra mente e il mattino dopo, semplicemente, non esistono più.
La prima volta che andai in campeggio in Sardegna ci andai con pochi soldi nella saccoccia. Potevo chiedere di più ai miei, allora se lo potevano permettere, ma ero sempre io a chiedere la metà di quello che mi avrebbe permesso di vivere comodamente l'intera vacanza.
Si dormiva in tenda e quel campeggio aveva pochissimi alberi giusti per non crepare di caldo già dalle sette del mattino. Noi non eravamo sotto uno di quelli.
Fu una vacanza, però, bellissima. Tutte persone raccattate al momento tranne uno: un caro amico di Roma che ancora frequento.
Una sera decidemmo di andare ad una festa sulla spiaggia di Stintino. Niente di male tranne per il particolare che non avevamo mezzi per arrivarci e per il fatto che Stintino era sull'altra costa della Sardegna.
E' bello essere tra amici che appoggiano le tue follie come se fossero ragionamenti pratici. Erano tutti entusiasti.
Fittammo delle schifezze di scooter (si chiamavano Honda Wallaroo per la cronaca e il nome era un programma) e la mattina andammo sull'isola di Caprera a fare il bagno.
La sera c'incamminammo in fila indiana verso ovest. Era l'unica indicazione certa.
Il sole sardo tramonta a tradimento intorno alle otto di sera e quel giorno non fece eccezione.
Dopo c'erano questa serie di statali buie buie lungo le quali non si vedeva una beneamata mazza. Un paio di volte qualcuno di noi rischiò di finire in qualche fossato ad uscita di curva.
I cartelli stradali erano criptici come un libretto d'istruzioni in polacco ma, nonostante tutto, arrivammo alla spiaggia della festa verso mezzanotte.
C'era poca gente e la musica era moscia. Noi eravamo già distrutti e l'idea di tornare era un macigno.
Bevemmo qualche birra da un barista barese che faceva battute in dialetto e che non si capivano ma a cui i presenti ridevano.
Il posto, però, era veramente bello. Alcuni scogli neri emergevano dalla sabbia bianca ed il mare era trasparente fino a dove la luce delle fiaccole riusciva a penetrare. C'era odore di mirto e lentisco da stordirti.
Quella poca gente che c'era era bella e riposata. Belle ragazze in bikini, che avevano l'aria di sapere di poter tornare a dormire su un comodo yacht, ballavano sensuali e sciolte, bei ragazzi alti e abbronzatissimi che avevano uno sguardo sicuro e vuoto ad un tempo.
In poco tempo io e i miei compagni di viaggi ci sentimmo a disagio in quell'ambiente e riprendemmo la strada del ritorno.
"Fuoriluogo" è un termine che mi porterò dietro, credo, per sempre.
In Sardegna d'estate fa molto caldo e quando ci si mette su due ruote c'hai le mezze maniche. Di notte, però, fa freddo. Tanto quanto non ci si può immaginare.
La strada del ritorno fu molto più lunga, perchè errata, e passamo in mezzo a foreste che non credevo potessero esistere lì.
Sentivamo freddo e cantavamo a squarciagola qualcosa che adesso non ricordo.
La luna non c'era ma il cielo era limpido e le stelle offrivano la loro flebile luce a supporto del nostro viaggio e delle nostre fantasie.
Gli alberi erano icone e simboli della natura. Le piccole colline di pietra modellate dal vento erano un orso, un cane, un profilo oppure tutti i fantasmi lasciati a vagare nel quotidiano delle nostre città.
Avevo freddo, ero stanco e la serata era andata male eppure. Eppure ero grato a chi o a cosa mi permetteva di vivere quelle sensazioni senza le quali sarei, adesso, sicuramente più povero.
