spezzone tratto dal "nerone" di blasetti interpreto da ettore petrolini, figura artisticamente assolutamente delirante ed esplosiva dei primi del novecento.
ciò che potrebbe sconvolgere è che il lungometraggio viene portato nelle sale negli anni trenta, in pieno periodo fascista: la parodia del fanatico nerone, di fatti, potrebbe tranquillamente essere accostata ad una satira politica nei confronti del duce.
in realtà, il film si basava su uno scritto del 1917 e, come anche i molti altri lavori di petrolini, viene accolto con piacere e profonda ammirazione da mussolini, probabilmente, inconsapevole che la stupidità del tiranno può anche assumere valore universale ed essere senza tempo
come anche, d'altra parte, quella del popolo, della massa.
tuttavia, l'attore diventa per un certo tempo quasi un privilegiato: l'idea è quella di mantenere un certo sodalizio (anche se piuttosto ambiguo) con il duce e di acconsentire tacitamente ad essere quasi il giullare alla corte fascista.
questa mossa di - forse improbabile - devozione gli consentirà favori in campo artistico, riuscendo a non venir meno alla sua vena satirica fatta, ora, di sottintesi e sfumature.
gli anni avanzano, al pari della rigidità fascista.
il tempo e l'ironia di petrolini vanno perdendosi in "un mondo da rifare", sfumandosi in poche ultime parole di beffa: "Che tragedia da ridere questo nostro soffrire! Si nasce per vivere e si vive per morire!".
Eppur va tutto bene
va proprio tutto bene,
manca un po' l'appetito e il valium per dormire l'ho finito.