Sembra un film di fantascienza ambientato nello spazio profondo. Invece è la realtà. Una scia di particelle e campi magnetici generata dal buco nero all’interno di una galassia sta lentamente distruggendone un’altra che orbita nello stesso sistema.
L’apocalittica situazione si sta verificando nel sistema denominato 3C321, distante 1,4 miliardi di anni luce dalla Terra. Questo sistema è formato da due galassie di diverse dimensioni che orbitano intorno a un centro e che sono in via di fusione progressiva tra loro. Ma nella maggiore delle due gli astronomi hanno individuato la scia “assassina”, generata da un buco nero e capace di viaggiare a una velocità prossima a quella della luce.
La distanza coperta da questa scia è stata valutata fra uno e due milioni di anni luce e la sfortuna della galassia minore del sistema è quella di trovarsi direttamente sulla linea di tiro. Dalla distanza coperta, gli astronomi arrivano a datare l’inizio del fenomeno fino a due milioni di anni fa.
La scia è composta da particelle ad alta energia e da campi magnetici. L’insieme produce enormi quantità di radiazioni, soprattutto raggi X e raggi gamma. Gli scienziati sono convinti che molte delle galassie dell’universo, se non tutte, ospitino un buco nero al loro centro e si era già osservato che alcune di esse emettono dal buco nero centrale scie simili. Ma la particolarità di 3C321 è quella di presentare uno scenario da fantahorror mai osservato prima.
La scia infatti, con l’effetto combinato delle radiazioni e della velocità delle particelle, potrebbe avere conseguenze disastrose per qualsiasi pianeta di tipo terrestre che si trovasse sulla sua strada. La prima di tali conseguenze sarebbe quella di dissipare la cappa di ozono di un’eventuale atmosfera - ipotizzandone una uguale alla nostra su qualche lontana Terra - e di conseguenza distruggere indirettamente ogni forma di vita.
Il fenomeno è tenuto sotto osservazione dagli astronomi che hanno utilizzato il Chandra X-ray Observatory della Nasa, in combinazione con i telescopi Hubble e Spitzer oltre che i radiotelescopi terrestri Vla (Very large array) e Merlin. I risultati dell’osservazione verranno pubblicati sull’Astrophysical journal.
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