Attenzione papiello!
Provo disgusto per quello che sta succedendo in queste ore.
Salvatore Cuffaro è stato condannato, ma il sistema di disinformazione si è già messo in moto, per far passare l'idea nell'opinione pubblica di un Salvatore Cuffaro innocente.
Cuffaro è stato condannato a 5 anni per un reato che generalmente ne prevede al massimo 4.
Ma tutti sembrano trovare nella sentenza, motivazioni convincenti per esultare.
il commento del leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini è abbastanza sconcertante: "Da sempre sappiamo che Cuffaro non è colluso con la mafia. Da oggi lo ha certificato anche un tribunale della Repubblica. Sono certo che in appello cadranno anche le altre imputazioni".
Ma è stato condannato a 5 anni!!!
Sulla stessa lunghezza d'onda il segretario nazionale dell'Udc Lorenzo Cesa: "Siamo compiaciuti che già dalla sentenza di primo grado sia stata esclusa ogni forma di collusione del Presidente Cuffaro con la mafia".
Non ho motivo di dubitare che questa sarà la cantilena che ascolteremo nei giorni a seguire sui vari telegiornali.
In un paese normale il leader del partito del presidente Cuffaro dovrebbe provare vergogna per una sentenza in cui è rimasto provato ll favoreggiamento da parte del presidente della Regione, Salvatore Cuffaro, di singoli mafiosi come Guttadauro, Aragona, Greco, Aiello e Miceli.
Per capire l'importanza di questa sentenza, partiamo col parlare di Mimmo Miceli, ex assessore alla Sanità della giunta comunale di Diego Cammarata.
Miceli era solito frequentare il salotto del boss di Brancaccio Guttadauro. Guttadauro e Miceli parlavano di elezioni regionali e candidature. Guttadauro decise di puntare su Miceli. Nel salotto del boss si parlava di spartizione di poltrone di tutti i tipi, per la politica, gli enti pubblici e gli ospedali. La campagna elettorale per le votazioni regionali era momento aggregante di tutto. Non senza qualche timore: «Tu hai visto qualcuno che ti ha seguito fino a casa?», diceva il boss a Miceli, la sera del 6 febbraio 2001. Fu lo stesso boss a rassicurare: «Qua non ce n’è... la macchinetta ce l’ho dentro per guardare». La macchinetta è l’apparecchiatura elettronica che serve per rilevare le cimici. Guttadauro ne aveva comprate ben quattro e li aveva distribuite ai suoi collaboratori. Ma lui non era stato in grado di farla funzionare.
Se ne accorse presto Guttadauro. Anche se non voleva crederci ancora. A metà giugno ricevette l’improvvisa visita del medico Salvatore Aragona, alle spalle una condanna per concorso esterno in associazione mafiosa, un presente da imprenditore con la passione della politica: si divideva fra Milano, Palermo e le segreterie dell’Udc di Cuffaro. Il 12 giugno 2001, prese un aereo in tutta fretta per la Sicilia. Appena arrivato, corse alla segreteria politica di Miceli, in via Libertà 56. Poi, la stessa sera andò a casa di Guttadauro. Gli investigatori del Ros non lo mollarono un attimo. Aragona aveva una notizia importante da comunicare: «La Procura sta intercettando, la Procura sta indagando». E citò la sua fonte: «Totò»
Fu il 30 luglio di quel 2001 che Totò Cuffaro, fece la sua comparsa nell’inchiesta del Ros con la sua faccia: era presidente della Regione da quasi tre settimane, alle 9, all’hotel Excelsior di via Marchese Ugo, c’erano due persone ad attendere il nuovo governatore della Sicilia. Il solito fidato uomo di partito, Mimmo Miceli, e il cognato del Giuseppe Guttadauro, quel dottor Vincenzo Greco condannato nel ‘96 per aver curato Salvatore Grigoli, il killer di padre Pino Puglisi, il parroco di Brancaccio ucciso dalla mafia nel 1993. Ad attendere Cuffaro c’erano anche i carabinieri del Ros, ben mimetizzati, armati di telecamera nascosta in un’auto civetta. Nel filmato, si distingue chiaramente Cuffaro che arriva puntuale alle 9 davanti all’Excelsior, saluta i due professionisti e con loro entra dentro l’albergo. Alle 9.10 Vincenzo Greco uscì dall’hotel e andò via. Alle 9.25 gli investigatori inquadrarono ancora Cuffaro e Miceli mentre si congedavano.
Nel dicembre del 2002, il boss di Brancaccio è stato arrestato. Diventate pubbliche le intercettazioni a casa sua, l’assessore Mimmo Miceli si è dimesso. E nel giugno 2003 è finito in manette pure lui. Da allora è in carcere: Secondo la Procura avrebbe fatto da tramite tra il medico capoclan e il presidente della Regione Siciliana, che in quei giorni di giugno è finito pure lui indagato. Interrogato in Procura, il governatore ha negato qualsiasi rapporto equivoco con i boss, ha negato di aver mai ricevuto richieste illecite da parte di Guttaduro, tramite il suo pupillo di partito. Ha solo genericamente ammesso che «era notorio, in ambiente politico» il rapporto fra Miceli e Guttadauro.
Chi ha parlato è stato piuttosto il medico Aragona, che un mese dopoha cominciato a collaborare con i magistrati.
Intanto dalle rivelazioni del pentito Giuffrè, si scopre che il magnate della sanità privata siciliana, l’ingegnere di Bagheria Michele Aiello, era un prestanome del capo di Cosa nostra Bernardo Provenzano, la primula rossa ricercata dal 1963. Intercettati i suoi telefoni, emersero subito curiosi contatti con un maresciallo della Dia in servizio alla Procura, Giuseppe Ciuro, e con un maresciallo del Ros, Giorgio Riolo, l’esperto in tecnologie che aveva piazzato le microspie nelle abitazioni del boss Guttadauro e di tanti altri mafiosi.
Si parlavano attraverso una rete di cellulari dedicati. Aiello-Ciuro-Riolo. Come lavorassero nello stesso ufficio, nella stessa squadra. E nella rete correvano fughe di notizie. Per questo, il 5 novembre 2003, i carabinieri del Nucleo Operativo hanno arrestato Aiello, Ciuro e Riolo. Tre mesi dopo, manette anche per il deputato regionale dell’Udc Antonio Borzacchelli. Lo stesso giorno, il presidente della Regione riceve un nuovo avviso di garanzia con l’accusa di rivelazione di notizie coperte dal segreto istruttorio.
L’ingegnere Aiello ha continuato a negare la sua mafiosità (piuttosto si ritiene vittima dei boss) ma non ha avuto tentennamenti ad accusare: «Qualche giorno prima del mio arresto, a ottobre, è stato Cuffaro a dirmi che c’erano delle indagini su Riolo e Ciuro. Aveva ricevuto queste notizie da Roma, non so da dove». La solita cimice dei carabinieri seguì il prima e il dopo quel misterioso incontro con Aiello, in un negozio di abbigliamento di Bagheria. Il presidente Cuffaro continua a ribadire la sua innocenza e i rapporti trasparenti con il manager Aiello.Alla fine, è crollato anche il maresciallo Riolo: «Provo vergogna - disse -mi sono lasciato attrarre da un mondo fatto di giochi di potere, denaro e malaffare». E svelò che era stato lui a rivelare al deputato Borzacchelli, maresciallo dei carabinieri in aspettativa, che le microspie avevano seguito Miceli nel salotto del padrino di Brancaccio.
Secondo le rivelazioni del pentito Campanella, si temeva che Riolo potesse parlare, Cuffaro avrebbe persino dato la sua disponibilità alla proposta di Borzacchelli di un regalo in denaro per risolvere alcune sue difficoltà economiche.
Totò Cuffaro è indagato, in un processo parallelo, per concorso esterno in associazione mafiosa.
Tra gli elementi dell'inchiesta vi sono i nuovi verbali del pentito Francesco Campanella e del collaboratore Angelo Siino, ma anche le intercettazioni raccolte nell'inchiesta "Gotha": in particolare le conversazioni tra il boss dell'Uditore Francesco Bonura e il boss di Pagliarelli, Nino Rotolo, che in alcune parti fanno riferimento proprio a Cuffaro.
Le accuse dell'ex amico e consulente Campanella, sono l'ultima spina nel fianco del presidente.
Campanella è l'uomo che, abusando della sua posizione e delle sue conoscenze fra le istituzioni comunali di Villabate, fornì la carta d'identità che Bernardo Provenzano utilizzò per recarsi all'estero per ricevere terapie mediche racconta. Clemente Mastella e Salvatore Cuffaro furono suoi testimoni di nozze.
Campanella, tra le tante cose, racconta di un incontro avvenuto sotto il ficus di Palazzo d'Orleans,in cui Cuffaro avrebbe rivelato al Campanella stesso l'esistenza di un indagine che aveva messo a nudo i rapporti tra l'ex presidente del consiglio comunale di Villabate e i boss del paese, Antonino e Nicola Mandalà(ex socio in affari di Enrico La Loggia e Renato Schifani).
In questo filone d'indagine è finito anche Silvio Berlusconi a cui potrebbe essere contestata la fuga di notizie relativa a informazioni vincolate dal segreto istruttorio. Le conversazioni in questione sono quelle registrate a cavallo tra il 2003 e il 2004, relative all’inchiesta sulle “talpe” che aveva appena portato all’arresto del maresciallo del Ros Giorgio Riolo, il maresciallo della Dia Giuseppe Ciuro e il manager della sanità Michele Aiello.
In quelle telefonate ma soprattutto in una che nemmeno era stata trascritta perché ritenuta irrilevante, il Cavaliere di Arcore avrebbe rassicurato Cuffaro di aver saputo che nei suoi confronti ci sarebbe stato un orientamento favorevole all’interno di “alcuni” uffici. Berlusconi avrebbe anche riferito al leader dell’Udc siciliana di aver appreso dall’ex ministro dell’interno Beppe Pisanu che la situazione sarebbe stata tutta sotto controllo. Queste ed altre erano state le conversazioni destinate ad essere neutralizzate secondo una disposizione del gip che affidò l’incarico di distruzione alla Procura. Il decreto però era stato sospeso a causa di un durissimo scontro all’interno della Dda di Palermo fra pm favorevoli e contrari all’eliminazione di quelle prove. Un empasse sbloccato il 20 giugno scorso da Messineo firmatario della richiesta che potrebbe salvare quelle intercettazioni.
Il Gip di Palermo Fabio Licata ha rinviato al 14 gennaio l’udienza in cui dovrà decidere se autorizzare o meno l’utilizzo delle intercettazioni di tre conversazioni fra il presidente della Regione Sicilia Salvatore Cuffaro e l’ex presidente del Consiglio e leader dell’opposizione Silvio Berlusconi.
Guarda caso il 16 gennaio Berlusconi avveva annunciato un suo discorso sulla "libertà" e contro le intercettazioni telefoniche alla camera. Ma il caso Mastella ha tolto spazio all'invettiva.
http://www.repubblica.it/2007/10/sezioni/cronaca/cuffaro-processo/cuffaro-sentenza/cuffaro-sentenza.html
http://unoenessuno.blogspot.com/2006/01/lintreccio-mafia-politica.html
http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=235015
http://it.wikipedia.org/wiki/Salvatore_Cuffaro
http://www.rainews24.it/notizia.asp?newsid=77736
http://www.antimafiaduemila.com/content/view/130/46/