Ritornare vergini
Si può. Con 4 mila euro e un bisturi. La nuova tendenza della chirurgia plastica.
Non solo miglioramenti estetici. Ormai le donne non più giovanissime si rivolgono al chirurgo plastico per ricostruire qualcosa che non si vede: l’imene, quella membrana che si rompe nel momento del primo rapporto sessuale e pone fine alla verginità femminile.
Oltre ai seni più grandi, nasini perfetti, sparizione delle rughe e dimagrimenti lampo, la chirurgia, a suon di bisturi, può provvedere anche ad un ritorno alla verginità tecnicamente perfetto.
Per ricostruire l’imene è necessaria una spesa di circa 4 mila euro se ci si rivolge ad una struttura privata. Ma per chi è disposto ad aspettare, ci si può sottoporre all’intervento in un ospedale pubblico in modo totalmente gratuito.
Nel 2005 questo intervento è stato eseguito 47 volte in Italia all’interno di strutture statali, ma si ritiene che il numero di donne che scelgono questa procedura sia molto più alto e difficilmente calcolabile, perché la maggioranza sceglie di pagare profumatamente la riservatezza delle cliniche private. Alcune intraprendono i cosiddetti “viaggi della verginità” prenotando su internet pacchetti all inclusive grazie ai quali volano in paesi stranieri (specialmente in Sudamerica) usufruendo delle loro strutture private dove la spesa scende a circa 1.300 euro.
L’italiana tipo che vuole tornare alla verginità ha un’età compresa tra i 30 e i 35 anni, ne ha passate tante e dopo aver finalmente trovato l’uomo della sua vita ha deciso di regalargli una “seconda prima volta”. Ma attenzione, spesso e volentieri, i medici chiedono una terapia psico-sessuologica, prima di acconsentire all’intervento, perché c’è sempre il rischio che una donna che voglia ricorrere ad una ricostruzione biologica della sua verginità, stia in realtà tentando di cancellare (invano) il suo passato.
Quante di voi si sottoporrebbero a questo intervento?