Nell’ultima giornata matura la totale disuguaglianza nel trattamento riservato ai sostenitori e nei media si continua a celebrare la fiera dell’ipocrisia. L’elevato livello di pericolosità della sfida tra etnei e giallorossi, la cui rivalità tra tifoserie all’andata sfociò in un duello di coltelli, aveva suggerito all’Osservatorio di imporre il divieto di trasferta ai tifosi romanisti.
L’incredibile commedia tragica che veniva rappresentata sul campo di San Siro, il successo della Roma all’Olimpico e la rete agli sgoccioli di Del Piero, rimettevano in piedi gli ultimi verdetti. Le sorti dello scudetto sono appese al filo di un unico punto di distanza tra Inter e Roma ed entrambe misurano le proprie ambizioni di tricolore in sfide accese che intrecciano i destini di Parma e Catania, coinvolte a loro volta in un testa a testa nella lotta per non retrocedere.
Improvvisamente la decisione del Viminale finisce sotto la lente d’ingrandimento della Lega Calcio che, per voce del Presidente Matarrese, invoca il pieno diritto dei tifosi della Roma di poter andare a Catania, motivando la propria presa di posizione sulla necessità di evitare disparità di trattamento e di preservare la correttezza e la bellezza del campionato.
La bomba messa a punto dalle sconsiderate affermazioni di Matarrese è lontana dall’essere disinnescata dagli artificieri dell’Osservatorio. Un out-out difficilmente gestibile, risolto solo con l’allargamento del divieto di trasferta anche ai tifosi interisti, deciso, dopo il solito scaricabarile di responsabilità, dal Prefetto di Parma.
Così la storia si arricchisce di un nuovo “italianissimo” capitolo con il tifo organizzato dei nerazzurri, supportato pure dalle dichiarazioni del Ministro della Difesa
La Russa
, che reagisce chiedendo lo spostamento della sede della finale di Coppa Italia con
la Roma
, in programma all'Olimpico in gara unica.
Un valzer di confusione e recriminazioni nauseante, senza nessuna memoria storica. Come dimenticare, infatti, la rabbia e gli scontri di cui i tifosi della Roma, in una partita di fine stagione che metteva in ballo scudetto e salvezza, si sono resi protagonisti dopo il pareggio di Napoli del 10 giugno 2001?
Come dimenticare i comportamenti non certo oxfordiani della curva interista? Come dimenticare i presupposti e le motivazioni che hanno spinto l’Osservatorio ad adottare tali misure? Come dimenticare le restrizioni che altre tifoserie, soprattutto quella azzurra, hanno dovuto subire nel corso di questa stagione?
L’ennesima dimostrazione dell’incoerenza delle decisioni e di una situazione caotica nella quale torna a prevalere la dura legge del più forte. L’importanza delle società coinvolte, i loro meriti sportivi ed il forte seguito non possono condizionare o tentare di ribaltare le decisioni di un organismo che, per sua natura, deve decidere in base alle sole esigenze di ordine pubblico.
Lasciare decisioni così delicate all’arbitrio di una partita importante ed al peso specifico delle dirigenze e dei tifosi a livello mediatico, lacerano inevitabilmente l’autorevolezza e la credibilità dell’Osservatorio.
I tifosi azzurri hanno dovuto combattere per un'altra stagione tra divieti e squalifiche del campo, si sono visti negare l’opportunità di seguire la propria squadra in trasferta mentre, salvo casi rarissimi, il “gabbiotto” del S. Paolo è sempre stato aperto allo sventolio delle bandiere ospiti.
La società, giustamente rispettosa, non ha mai alzato la voce ed i vertici del calcio e la stampa, chiusi gli occhi e tappate le orecchie, si sono riempiti la bocca di “belle intenzioni”, salvo poi rimangiarsi tutto all’ultima giornata, quando in ballo c’è lo scudetto e lo sfrenato business.
Cristian Meglio (Redazione)
magico NAPOLI
noi non ti lascerm
ovunque andrai noi ti seguiremo
e non saprai
mai quanto TI AMO
fino a quando ti porto
nel cuor!