Nick: giGGinocon2G Oggetto: conferenza di Aarhus Data: 24/5/2008 13.28.17 Visite: 24
incollo quello che ho scritto qualche post più in basso. è FONDAMENTALE che certe cose si sappiano! la Convenzione di Aarhus del 1998(recepita dal Legislatore europeo con la direttiva n. 35 del 26/5/2003) prevede in maniera esplicita , pubbliche udienze nelle quali attraverso un contraddittorio effettivo ed esaustivo, le comunità cittadine possono confrontarsi ed eventualmente concertare con le Istituzioni e con i tecnici competenti, tutto ciò che concerne la realizzazione o semplice modifica di opere, aventi un impatto rilevante per la salubrità ambientale e per la qualità della vita e della salute, con particolare attenzione alle generazioni future. (stiamo parlando dunque di discariche, termodistruttori, centrali a turbo gas etc). il nostro Legislatore con la L.16/032001, n.108 ratifica tale convenzione internazionale, la cui principale acquisizione, ti ripeto, è la partecipazione dei cittadini ai processi decisionali sulle sopra citate tematiche. cito un breve esempio. in irlanda vogliono costruire un termodistruttore. il sindaco di questo posto (di cui, ahimè, non ricordo il nome) è favorevole a tale nuovo impianto. nel rispetto di quanto stabilito appunto ad Aarhus ha convocato due esperti: uno pro ed uno contro il termodistruttore. (per la cronaca, come esperto anti-termodistruttore ha chiamato stefano montanari, che è lo scienziato che ha stabilito il diretto nesso di causa tra le nanoparticelle prodotte dai termodistruttori e le masse tumorali presenti nelle popolazioni che abitano nelle zone limitrofe. dunque ha convocato il meglio che poteva per contestare la sua idea) per un mese intero ci saranno dibattiti pubblici, conferenze ed assemblee, dopodichè il sindaco chiederà alla gente di esprimere una posizione in merito. se cercate in rete ci sono un mucchio di cose. è importante, soprattutto in questo momento in cui il dialogo viene sempre più negato, appellarsi a certe convenzioni internazionali. Non sono i popoli a dover aver paura dei propri governi, ma i governi che devono aver paura dei propri popoli. [V] |