Nick: Kashmir Oggetto: Ricordo d'una notte più nera Data: 10/6/2008 21.5.5 Visite: 217
Era buio. Di un buio profondo, tetro, di quelli che ti offuscano il cuore e la mente oltre che la vista, che non lasciano mostrare neanche un filo di Luce proveniente dalla Luna, solo poche luci artificiali, gelide ancor più della notte stessa, quella notte che in tanti momenti credi compagna, sorella, e che si rivela poi una traditrice, la tua acerrima nemica. Non so come mi sono ritrovata lì, con i polsi bloccati dalle sue mani viscide, schifose, il busto che premeva contro il mio, le sue gambe cercavano di bloccare le mie, mi agitavo, a vuoto, come se fossi una piccola mosca in un’enorme ragnatela. Il ragno tesse la sua trama e lascia che le vittime vi muoiano impigliate prima di mangiarle, gli offre l’ultima speranza, l’ultima possibilità di fuggire. Il ragno è un animale nobile. L’uomo è il peggiore fra gli animali. L’uomo è un pezzo di merda. Io non riuscivo a fuggire da quella ragnatela, gridavo e a stento mi usciva il fiato dalla gola, mi agitavo come una piccola mosca, non facevo altro che peggiorare la situazione, mi impigliavo sempre di più in quei stramaledetti fili. Le sue mani, quelle mani sporche, quelle mani grandi che si muovevano lungo il mio corpo, che tentavano di tenermi ferma, quell’alito schifoso..di alcool…quel lerciume, il lerciume del suo animo e della sua mente malata che era divenuto palpabile. Non so come, l’istinto di sopravvivenza, Dio, la paura, quel po’ di amore per me stessa che mi era rimasto, il pensiero di mia madre, il pensiero di quello che allora era il mio ragazzo…ero appena maggiorenne, ero ancora un fiore, un fiore delicato, i cui petali e le cui foglie ancora tremavano, sussultavano, vibravano per un minimo soffio di vento. Alzai il ginocchio e riuscii a colpirlo, proprio nella zona che avrei voluto annientare, per il dolore allentò la presa, riuscii a scappare, aprii la porta che aveva chiuso a chiave dando tre mandate, scappo, corro all’impazzata, mi infilo nel mio camper e chiudo la porta, tre mandate, il massimo delle mandate che potevo dare. Mi siedo sul letto, piango, singhiozzo, grido, tremo come una foglia, abbraccio le mie gambe. Per ore, per ore e ore, per ore. E cresco, cresco prima del tempo, in quella notte sono cresciuta di una decina d’anni, e anche nell’altra, simile a questa, e in tante altre notti che avrei voluto che i miei occhi non vedessero. Eppure ancora conservo l’ingenuità di un bambino.. Eppure ancora non riesco ad amarmi.. Serepta Mason Sherree Rose, vedendo che la festa era riuscita perfettamente e che gli invitati ridevano e ballavano, si chiese: "Perché qui tutti si divertono e io no?". Sherree non sapeva che in quel momento ogni invitato, nessuno escluso, aveva il suo stesso pensiero |