Nick: Anyalis Oggetto: re:aggiungo Data: 4/9/2008 16.36.3 Visite: 54
no aspè Attilio Wanderlingh, titolare del caffè Intra Moenia, commenta: «Saranno vent'anni che la piazza è un punto di aggregazione di una certa gioventù ultras che va sotto il nome di Mastiffs e non c'è alcuna opera di prevenzione, nessun controllo permanente che tenti di capire chi sono e cosa fanno. Un mio collega avrebbe sconsigliato la denuncia? Sarebbe gravissimo. Quante più denunce vengono presentate anche per fatti apparentemente irrilevanti è meglio, servono a far pressione sulle autorità. Noi da tempo siamo costretti ad anticipare la chiusura a garanzia della clientela, e diamo indicazioni al personale perché assista i turisti accompagnandoli persino per un tratto di strada». Un operatore che preferisce l'anonimato conclude: «Lavoro in piazza da vent'anni e sono passato al turno di mattina, perché la piazza di sera è una schifezza, si incontrano le persone più negative di questo mondo, c'è anche spaccio di droga. Quando gli ultras non vanno alle trasferte sfogano in piazza. Il gestore che ha sconsigliato la denuncia? C'è molta omertà, la gente ha paura, immagini noi con che paura lavoriamo». Dice Attilio Wanderlingh, patron del caffé-casa editrice Intra Moenia, tra i protagonisti della rinascita della piazza: «Abbiamo un rapporto di dialogo coi giovani del posto come lo deve avere l'intera città, ma ha il limite preciso ed invalicabile del reciproco rispetto. Purtroppo negli ultimi dieci anni è venuto a cadere un tessuto di volontariato laico e cattolico e di associazionismo che cementava questa società, tantissime realtà sono scomparse proprio nel centro antico, con le sezioni di partito e gli ambientalisti. Una tabula rasa che interrompe ogni comunicazione». «Ma l'errore della dirigenza della città e probabilmente anche nostro — continua Wanderlingh — è che questi strati sociali non sono coinvolti nello sviluppo turistico. Pensiamo all'artigianato artistico: da anni se ne annuncia il recupero con l'immissione in un circolo virtuoso. I pochi guadagni non appartengono agli indigeni, per i quali turismo e commercio non sono fonte di guadagno se non con atti predatori. Non siamo riusciti ad impiegarli nelle attività più umili, i nostri lavapiatti e trasportatori sono studenti. Sono per una posizione netta, ferma e decisa di controllo preventivo ma anche di rapporto culturale ed economico. L'una cosa senza l'altra è velleità: se offri solo il bastone hai perso, solo la carota è uno spreco. Le cooperative fasulle, ad esempio, quella è carità». mi pare di notare una sottile differenza di atteggiamento :\
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