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Nick: Awip
Oggetto: Forum rifiuti campani
Data: 30/9/2008 18.8.19
Visite: 527

POSIZIONE CHE CONDIVIDO:



La ripresa più che prevedibile delle tensioni sociali e dei conflitti intorno ai progetti di collocare discariche di rifiuto talquale nei siti di Chiaiano e del Formicoso (terza e quarta delle 10 e poi 11 discariche regionali previste dal piano del Sottosegretario all’Emergenza) non può non richiedere una chiara presa di posizione da parte del FORUM Rifiuti Campania e di ciascuna delle sue componenti.


Dopo una diffusione planetaria di immagini del territorio campano che ne hanno fatto precipitare prestigio e attrattiva – unitamente alle sue produzioni agroalimentari e alla sua industria turistica - agli ultimi posti nel mondo, ora, con una operazione mediatica di segno uguale e contrario si cerca di far credere che il problema è risolto e che non c’è che da dare seguito al programma delineato dal Governo.


I campani sanno che ciò non è vero. Non solo cumuli di rifiuti continuano o tornano a infestare molti degli angoli meno “visibili” del territorio e fuochi e sversamenti illegali non hanno mai cessato di avvelenare le campagne e le strade delle province di Caserta e di Napoli, ma le 11 discariche in programma rischiano di compromettere definitivamente anche il resto del territorio campano con inquinamento delle falde, smottamenti, come quello già in corso a Sant’Arcangelo Trimonte, o crolli come quello che minaccia Chiaiano, puzze inaccettabili, avvertibili a chilometri di distanza, infestazione di gabbiani, topi, insetti e germi, traffico insostenibile su strade inadatte, rischio di conferimenti indebiti di rifiuti di ogni genere.


Ma perché tante discariche? Per di più, per stoccare definitivamente rifiuto talquale, in violazione della direttiva discariche dell’Unione Europea che prescrive un trattamento preliminare e la progressiva riduzione della frazione organica presente nel materiale conferito? Questa decisione è stata presentata come soluzione inevitabile per uscire dall’emergenza, in attesa che siano pronti i quattro inceneritori previsti dal programma del Governo. In realtà servono esclusivamente a non pregiudicare l’alimentazione dei futuri inceneritori, se e quando entreranno in funzione, con rifiuto talquale. E’ esattamente quello che ha fatto la FIBE per anni, da quando le è stata assegnata la gestione di tutti i rifiuti urbani della regione. Nonostante disponesse di ben sette moderni impianti di selezione e trattamento dei rifiuti, la FIBE li ha fatti funzionare nel modo peggiore, sforzandoli oltre la loro capacità di carico, per accumulare quanto più rifiuto da bruciare possibile nelle cosiddette ecoballe, poi stoccate in vere e proprie discariche non autorizzate. Lo scopo era quello di lucrare dalla loro combustione gli incentivi cosiddetti CIP6 che ad oggi, per le ecoballe campane, hanno già raggiunto un valore di oltre 2 miliardi di euro; incentivi che, ancora una volta in violazione della normativa europea, sono stati riconfermati per tutti e quattro i futuri inceneritori campani.


Di tutte le strade praticabili per uscire dall’emergenza la soluzione discariche in attesa degli ’inceneritori è sicuramente la peggiore, come comprovato da quello che è successo finora con FIBE. Infatti, come il dibattito in seno al FORUM ha largamente evidenziato, incentivare la combustione del rifiuto tal quale e, in attesa dei relativi impianti, accumulare sul territorio rifiuto indifferenziato, oltre ad avvelenare il clima sociale e creare tensioni che impediscono ogni collaborazione tra forze che perseguono una gestione efficace ed efficiente del ciclo dei rifiuti, penalizza e blocca tutte le soluzioni alternative con le quali i paesi e i territori che hanno affrontato seriamente la questione dei rifiuti sono riusciti a venirne a capo. Queste soluzioni, non alternative, ma preliminari, prima ancora che complementari, alla combustione, riguardano tre ambiti: politiche di riduzione, raccolta differenziata, selezione e trattamento del residuo indifferenziato.


A ridurre la produzione di rifiuti possono concorrere gli accordi per promuovere il vuoto a rendere (sia riciclabile che pluriuso) e la vendita alla spina di prodotti in grani, in polvere e liquidi; l’incentivazione degli equivalenti lavabili e/o durevoli degli articoli usa e getta; l’invito a bere l’acqua del rubinetto dove gli acquedotti sono sani; la valorizzazione dei rifiuti elettrici e elettronici (in sigla, Raee) con l’attuazione dell’accordo che ne prevede ritiro e riciclo; il sostegno al commercio dell’usato offrendo ai “mercatini” spazi adeguati a fianco degli ecocentri dove intercettare quello che a cittadini e aziende non serve più; la diffusione del compostaggio domestico e di quello in fattoria (cioè lo scambio diretto di sostanza organica con alimenti biologici tra ristoratori o negozi alimentari e agricoltori); la promozione del last-minute market per destinare a organizzazioni e consumatori indigenti articoli prossimi alla scadenza e generi alimentari non consumati della ristorazione.


Anche la raccolta differenziata, che per legge dovrebbe raggiungere il 50 per cento al 2010 e il 65 al 2012, richiede una riorganizzazione completa del servizio a cui il Sottosegretariato non sta né potrebbe mettere mano, ma che, come l’esperienza dimostra, è stata realizzata e ha raggiunto risultati eccellenti solo là dove le amministrazioni non si trovavano più a disposizione discariche a basso costo o inceneritori da tenere comunque accesi con quanto più rifiuto possibile. Oggi, in Campania, persino la raccolta del rifiuto indifferenziato resta affidata in gran parte all’esercito. Ma la Campania non potrà contare in eterno su di esso e deve mettere mano a una seria riorganizzazione delle aziende e della loro manodopera.


Ma è sul trattamento della frazione indifferenziata che il programma del Governo registra gli errori maggiori. I sette CDR della Campania, oggi sotto il controllo dell’esercito come tutti i siti destinati a discarica e l’inceneritore di Acerra, non differiscono molto da quelli verso cui sono stati diretti per anni i treni che portavano i rifiuti campani in Germania. Solo che là li utilizzano per recuperare non solo combustibile, ma anche materia: plastiche e carta ancora riciclabili e materiale organico da stabilizzare e usare nelle bonifiche; in Campania, invece, sono stati e vengono tuttora usati per produrre ecoballe di rifiuto pressato con cui riempire le discariche. I cinque mesi di gestione della Protezione civile e del Sottosegretario sarebbero stati sufficienti per ripararli, aggiornarli e rimetterli in funzione. Da soli sono in grado di assorbire e trattare tutti i rifiuti urbani prodotti in Campania, destinando alla discarica solo lo scarto di lavorazione: non più del 10 per cento. Per questo la scelta del tutto discarica e poi tutto inceneritore appare non solo pregiudizievole per la salute e per l’ambiente, ma anche antieconomica, soprattutto se si tiene presente che gli inceneritori non sono sostenibili senza incentivi e che questi graveranno per anni sulla bolletta elettrica di tutti gli italiani: continuando così ad alimentare inutili risentimenti nei confronti delle popolazioni campane.


Ci sono all’interno del FORUM rilevanti divergenze sulla funzione da assegnare ai CDR: per alcuni devono servire esclusivamente ad alimentare con materiale adeguatamente selezionato gli inceneritori (ma non certo 4!); per altri, invece che agli inceneritori ancora tutti da costruire e da finanziare, possono fornire combustibile a cementifici e impianti siderurgici; per altri ancora devono essere potenziati per aumentare il recupero di materia da avviare a riciclo, come avviene nei più efficienti impianti di trattamento meccanico-biologico, compresi quelli in cui vengono trattati i rifiuti spediti in Germania;. Ma è una divergenza che andrà affrontata a suo tempo, mentre tutte le posizioni presenti nel FORUM possono oggi “compattarsi” su un orientamento che vede fin da subito nei CDR una alternativa al proliferare indiscriminato delle discariche.


Non va infine taciuto che la militarizzazione del territorio conseguente alla trasformazione delle discariche e degli impianti in siti di interesse strategico nazionale costituisce una gravissima limitazione del diritto all’autodeterminazione della popolazione della Regione. Limitazione che, con i risultati che sono davanti agli occhi di tutto il mondo, dura ormai da quando è iniziato il commissariamento della Campania (con la correspon-sabilizzazione di tre Presidenti regionali, quattro Prefetti e della Protezione civile, ma sempre sotto la responsabilità dei Governi nazionali che si sono succeduti al timone del paese). Non si uscirà mai dall’emergenza se le istituzioni del governo locale (Regione, Province e Comuni) sotto il controllo e con il supporto della società civile (imprenditori, libere professioni, sindacati, Associazioni e comitati) non riprenderanno nelle loro mani le sorti della regione. Che è quanto il FORUM Rifiuti Campania si adopera per realizzare.

fonte : http://www.p2pstreaming.tv/Forum/verbali/0809/Allegato1.html




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