Nick: Finwë Oggetto: Sulla riforma universitaria Data: 10/10/2008 23.24.6 Visite: 218
In un paese europeo - di cui non farò il nome per evitare di spostare la discussione sull'argomento "vabbè ma noi siamo l'Italia, mica loro" - è in discussione in questi giorni la riforma della legge universitaria sulla quale si fonda l'identità, la forma e la struttura dei vari atenei della nazione. Nel caso il decreto venisse approvato nella primavera del prossimo anno, le università aumenteranno pienamente la propria autonomia diventando a tutti gli effetti personalità legali indipendenti, sia nella veste di corporazioni pubbliche che di fondazioni: allo stesso tempo anche il loro decision-making system cambierà radicalmente. Le università saranno completamente indipendenti e separate dall'amministrazione statale, il che significa che ogni istituto provvederà da sola alla propria gestione, soprattutto dal punto di vista economico: gli atenei, insomma, non saranno più semplici apparati dello stato ma centri il cui unico scopo da perseguire sarà solo ed esclusivamente quello su cui si basa l'istituzione dell'università fin dalla sua nascita, ovvero l'educazione e la ricerca. Anche gli staff dell'università saranno toccati dalla riforma: tutto il personale - dai dipendenti delle segreterie ai docenti fino ai ricercatori e così via - non sarà più alle dipendenze dello stato ma degli atenei e da essi assunti e pagati, i quali gestiranno da sè anche le politiche delle risorse umane e delle assunzioni, in modo da selezionare il miglior personale disponibile sulla piazza per rafforzare la propria qualità. Le università avranno più libertà d'azione per quanto concerne la gestione delle loro finanze, in modo da utilizzarle al meglio ed individuare fonti per le proprie entrate (donazioni, attività di business, etc). Il punto di forza della riforma è che non avrà alcuna ripercussione negativa sugli studenti e sui loro interessi. Saranno mantenuti gli organi di rappresentanza e governato studentesco (unioni degli studenti, associazioni, etc) e continueranno a non pagare alcuna tassa per l'iscrizione all'università e la frequentazione dei corsi.
Mò. Non sono a pienamente a conoscenza della riforma che si avrebbe intenzione di attuare all'interno del sistema universitario italiano, ma in larga parte dovrebbe essere più o meno uguale a quella adottata da questo paese, soprattutto per quanto concerne la parte della trasformazione degli atenei in "fondazioni". Chi è così gentile da spiegarmi perchè in questo paese tale riforma è supportata universalmente da tutti - popolazione, studenti, personale docente/staff universtario, governo ed opposizione - e perchè da noi, al contrario, tutti sono sul piede di guerra?
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