Nick: Bardamu Oggetto: re:Sulla riforma universitaria Data: 11/10/2008 2.51.47 Visite: 47
quello della conversione delle università in fondazioni è solo l'articolo 16 di una riforma molto complessa che ha tanti aspetti criticabili. Ad esempio, per me il punto più controverso rimane quello dei ricercatori. Mo tu hai citato i paesi europei. Allora come ben saprai nei paesi come la germania o la danimarca, la ricerca è cuore del sistema universitario. In Italia non è così. Con la riforma Gelmini la situazione tende ad aggravarsi ancora di più. perché Con la legge 133 approvata il 6 agosto(le skifezze si fanno sempre ad agosto) è stato introdotto anche per la ricerca universitaria il blocco del turn over. questo comporterà due cose assai negative. 1) metti che ti trovi in un laboratorio che fa ricerca, ad esempio di ingegneria idraulica. Metti che in questo laboratorio abbiamo 4 tra professori e ricercatori di ruolo ed in più una serie di collaboratori precari. Nessuno dei loro collaboratori precari, per quanto indispensabili , potrà entrare in ruolo senza che tutti i quattro già strutturati non vadano prima in pensione. Siccome l'università non si confronta con se stessa. A fronte di questa situazione , il ricercatore precario prende e se ne va in Danimarca o negli Stati Uniti, dove quelli come lui che hanno studiato,vengono coccolati e ben voluti. E quel laboratorio italiano che poteva fare un lavoro d'eccellenza sarà destinato al declino. 2) sempre per l'effetto scellerata del blocco del turn over sul pubblico impiego, applicato alla docenza universitaria. Entro la fine della legislatura avremo una riduzione del numero dei docenti universitari di almeno 8.000 unità. Ma uno dei grandi problemi delle università italiane non era proprio l'elevato rapporto tra studenti ed insegnanti? Un insegnante per 300 studenti quando va bene. Questa legge inoltre contrasta con le direttive UE decise a Lisbona che vincolerebbero l’Italia entro il 2010 a raggiungere il 3% di prodotto interno lordo dedicato alla ricerca. L’Italia è ferma all’1% ed ha la metà dei ricercatori e docenti della media dei paesi europei, 2,7 contro 5,1 ogni mille abitanti. Il numero con la riforma Gelmini è destinato a scendere. Inoltre il blocco del tur over applica tagli in maniera indiscriminata e favorisce i baroni. Non c'è infatti nessun criterio di merito in una norma del genere che verrà applicata così com'è a tutti. Dipartimenti bravi e dipartimenti cattivi. Se l’Italia volesse essere in media con l’Europa dovrebbe avere un personale docente di 117.000 unità. Oggi il personale è di 62.000 unità e con la legge 133 scenderà nel 2012 a 54.000. E qui ribadisco un punto fondamentale. La 133 è vessatoria contro i giovani. Blocco del turn over significa questo. Perché a rimanere a spasso, garantendo il posto ai baroni, saranno solo i giovani ricercatori con un contratto precario. Così facendo, nel 2012 avremo un’età media del corpo insegnante altissima. Di 55 anni circa, contro i 41 della Spagna e i 42 della Gran Bretagna. Ma non si voleva combattere i Baroni? Infine una parolina sulle fondazioni. la legge 133 consente alle Università, nella loro autonomia, di scegliere se rimanere pubbliche e legate ad un finanziamento statale(scarso), oppure privatizzarsi trasformandosi in Fondazioni. Le fondazioni si libereranno della zavorra costituzionale diritto allo studio e si finanzieranno con gli investimenti privati e con le quote d’iscrizione all’americana,stimate dalle 10 o 20.000 Euro l’anno. Se a questo sommi anche l'abolizione del valore legale del titolo di studio, ti troverai davanti ad uno scenario preoccupante. Perché da una parte avremo atenei pubblici assediati e poveri: senza fondi e strutture, con un personale invecchiato(blocco del turn over), che non fa più ricerca perché oberato di docenza(a corto di personale o fai uno o fai l'altro). E dall'altra parte le fondazioni, massimo 20 in tutto il paese. Che saranno riempite probabilmente con i figli della vera classe dirigente che oggi in buona parte se ne va all’estero( come nei paesi del terzo mondo), o di quelli che si potranno permettere una retta da 10 mila euro. Pochi comunque. Il titolo di studio non avrà valore legale e così avremo laureati di serie a e di serie b. Non credi che per scongiurare questa visione(ahimè realistica) è necessario apportare qualche modifica a questa parte della riforma? Oppure vogliamo l'università classista? Il resto della riforma invece va gettato interamente nel cestino. Non si può pensare che un paese moderno possa competere con le 8 grandi potenze al mondo senza investimenti seri sulla ricerca. Questo naturalmente sempre se vogliamo allinearci ai paesi europei. Se invece vogliamo fare gli americani, questa riforma va più che bene. Ps. Però non diciamo che per gli studenti non cambia niente, perché non è vero. Perché qua pare che il cambiamento sia proporzionato al portafoglio e questo non mi sembra giusto.
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