| Nick: luca28
 Oggetto: Vogliamo Parlare di quest
 Data: 15/10/2008 10.45.20
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 altro tipo di Razzismo????
 
 BISOGNA svolgere le prove per un concorso di biologo in una amministrazione
 sanitaria pubblica di Torino. I candidati sono cinque: uno è nato proprio a
 fianco della Mole, il secondo è di Pavia, il terzo di Campobasso, il quarto
 di Palermo e il quinto di Vibo Valentia. Hanno la stessa età e presentano lo
 stesso titolo di studio: la laurea in biologia. Chi si sceglie? Il torinese,
 naturalmente. Nel solco dell'idea che la Padania sia dei padani, la Lega ha
 appena fatto in tempo a suggellare con un emendamento a una legge delega al
 governo in materia di lavoro il criterio della *territorialità*. Si
 preferisce - a parità di titoli - il torinese se il posto di lavoro è a
 Torino e il palermitano se il concorso è bandito a Palermo.
 
 Bene. Forse male in verità, giacché l'offerta di lavoro, più consistente al
 nord, allarga invece di restringere il fossato che divide le due Italie. Un
 torinese o un milanese, un bolzanino o un triestino con una laurea e un
 centodieci e lode avranno molte più chance di un loro pari grado di Messina
 o di Napoli, di Bari o di Cagliari.
 
 Ma è il federalismo, bellezza. E bisogna farci i conti.
 
 I conti si potrebbero fare se i numeri fossero pari per tutti. Perché, e
 adesso lo vedremo, prendere un dieci in una scuola di Vibo Valentia equivale
 a uno striminzito sei in un'altra di Torino. Checché ne dica la Gelmini, i
 numeri sono una variabile dipendente dalla latitudine e - soprattutto -
 dalla lingua.
 
 I deputati leghisti (onorevoli Caparini, Fedriga, Munerato, Bonino) hanno
 voluto rafforzare il criterio della territorialità e in una breve, forse
 annoiata seduta della commissione Lavoro, riunita il 1 ottobre scorso in
 sede referente, hanno chiesto e ottenuto l'approvazione di un
 sub-emendamento (il 37.2) che si aggiunge a quello nel quale si statuisce
 che "costituisce titolo preferenziale la residenza nelle regioni per i posti
 ivi banditi". E' infatti stata approvata la seguente norma: "I bandi
 stabiliscono che nella formazione delle graduatorie non si tenga conto del
 punteggio del titolo di studio". Proprio così: un asinello e un cervellone
 pari sono. Fa premio l'anagrafe, il certificato di residenza.
 
 E dunque, ritorniamo al nostro ipotetico bando di concorso per biologo a
 Torino: sono in cinque a concorrere. Dei cinque, mettiamo, quattro hanno
 conseguito una laurea col massimo dei voti e anche la lode. Uno solo,
 purtroppo, ha arrancato negli studi e si è liberato male dell'università:
 minimo dei voti. I primi quattro però non sono piemontesi. Il quinto invece
 sì. A chi andrà il lavoro? Ma naturale! All'asinello piemontese: conosce il
 dialetto, è nato proprio sotto la Mole, ha diritto, per vicinanza con
 l'ufficio, a quel posto.
 
 Questa modifica, che rivoluziona in due righe il concetto di meritocrazia e
 sbanca in dieci minuti tutto il lavoro (grembiule, sette in condotta,
 rigore) che il ministro Gelmini sta profondendo per riabilitare dalle
 fondamenta la flaccida e mediocre scuola italiana, è stata approvata sotto
 l'occhio vigile e partecipe del sottosegretario al Welfare Pasquale
 Viespoli, beneventano, dunque libero da ogni condizionamento geografico e
 soprattutto lontano da qualunque amicizia leghista.
 Il merito conta ma non troppo. Sopravanzato, nella breve, distratta
 riformulazione dei valori su cui l'Italia è fondata, dalla carta d'identità.
 Vuoi lavorare? Dimmi dove sei nato.
 
 
 da repubblica di questoggi.
 
 COMPLIMENTI A CHI LI HA VOTATI!!! ;-)
 La nostra unica FEDE...
 si chiama NAPOLI!!!!!
 
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