L'allarme: i fondi tagliati devono rientrare già dal 2009
Università, i rettori battono cassa
L'Università italiana sull'orlo del fallimento come l'Alitalia: lo hanno ripetuto, ieri, sei rettori in rappresentanza delle tredici università dell'Aquis
l'Associazione per la qualità delle università italiane statali chiede ai ministri di Economia e Istruzione di attivare immediatamente «una trattativa per arrivare nei tempi più brevi possibile alla condivisione dei principi e dei criteri necessari alla stipula di accordi di programma».
In sostanza il fine è rientrare già con la Finanziaria 2009 dai tagli «drastici e generalizzati» fatti dalla manovra estiva. I rettori sono pronti a spendere meglio le risorse di cui dispongono, ad appoggiare la politica del ministro dell'Istruzione e a sedersi, da subito, intorno a un tavolo per siglare, ateneo per ateneo, patti di stabilità. Il mondo accademico che si «sfila» dalla baraonda di mobilitazioni che stanno infiammando, in questi giorni, gli atenei di tutt'Italia («la Gelmini va sostenuta» e «i blocchi della didattica e le occupazioni non servono»). Però i timori dei rettori sono tangibili, per molti addirittura non riuscire a pagare gli stipendi a fine mese e, a più lungo periodo, di non poter più assumere giovani ricercatori e di dover aumentare le tasse universitarie, dal 2010, per pagare l'Ici (e accendere i riscaldamenti d'inverno e i condizionatori d'estate).
Il mondo universitario è consapevole della crisi che sta attraversando il paese?
«Certo e ha già dato un segnale di forte disponibilità al governo che ha predisposto i pesanti tagli - dice il prof Andrea Lenzi presidente del Consiglio Universitario Nazionale - Siamo favorevoli a un sistema di valutazione serio, alla premialità ecc. consapevoli che servono per recuperare la stima dell'Università pubblica. Ma bisogna creare delle condizioni di vivibilità all'intero sistema».
La Gelmini, quest'estate in un incontro con il mondo universitario aveva sottolineato che il governo s'impegnava a redistribuire, progressivamente, nei prossimi anni le risorse sottratte e congelate per il 2009...
«Per ora sappiamo con certezza che di queste risorse solo il 20% ritorna all'università. Il problema è sapere che ne sarà del restante 80%. Sarà impiegato per risanare gli enormi problemi del mondo accademico oppure andrà a finire in altri settori altrettanto problematici del paese?»
Davvero l'università italiana pubblica è sull'orlo del fallimento?
«Ci sono delle realtà in grande affanno e mi riferisco alle Università periferiche, lontane dalle aree a concentrazione industriale, soprattutto al Sud. Bisogna avere le risorse per poter far correre tutti non solo i più forti (gli atenei con il bilancio attivo). I tagli indeboliscono tutti. Se ai tagli non corrisponde alcun correttivo, poi, non diamo alle università la possibilità di migliorarsi. Non c'è molto tempo. Già dal 2009 le risorse devono essere reimmesse nel sistema e ridistribuite secondo i parametri di qualità accertata».
GRAZIO SILVIO
GRAZIE DI ESISTERE E CHITEMMUORT
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