Nick: Haran Oggetto: Proprietà transitiva Data: 27/10/2008 8.40.12 Visite: 260
Nella settimana appena trascorsa, sulla scorta dei risultati di Champions, c'è stato addirittura chi sussurrava che il Napoli fosse più forte del Real. Naturalmente si è trattato solo di un ironico esercizio logico, peraltro condito da un pizzico di fantasia tutta partenopea. Sta di fatto che gli azzurri si sono presentati all'Olimpico con tutte le aspettative dell'ambiente, quasi obbligati a superare la prova-Lazio per alzare il proprio livello di credibilità, in una sfida che a detta di molti doveva essere un crocevia fondamentale per capire findove è lecito sognare. Il match ha mostrato equilibrio tra le due squadre, la Lazio ha subito cercato di togliere ossigeno alla zona nevralgica del campo: testa bassa, pressing alto ed un Zarate in bella mostra. Ma l'atteggiamento degli uomini di Reja è sembrato quasi presuntuoso, quasi da squadra già navigata e titolata. Una consapevolezza matura dei propri mezzi, tali da permettersi il lusso di far sfogare l'avversario, di contenerlo, di sfiancarlo e di scovarne le piaghe in cui affondare il coltello. Sia chiaro: la fortuna non può non essere presa in considerazione, ma tutto sommato ha premiato l'audacia del Napoli. La dea bendata del pallone ha protetto i due guardiani della porta azzurra e si è posata sui piedi di colui che puntualmente se la va a cercare: ancora Lavezzi mette l'autografo sulla vittoria, tirando fuori dal cilindro il colpo del giorno, un qualcosa che sta diventando marchio di fabbrica, fin troppo importante per le sorti della squadra. Una specie di dipendenza, anche psicologica: che le fortune del Napoli siano legate alle sue voglie è conclamato, oggi esaltante realtà ma che dovrà necessariamente essere accompagnata da altre soluzioni, per non diventare un possibile limite. I quesiti sugli obiettivi restano in piedi: questa squadra ha ancora margini di miglioramento? La tenuta atletica e mentale quanto potrà durare? Forse in questo momento nessuno, nemmeno Reja, conosce i veri limiti di questo gruppo: la dirigenza continua a spegnere facili entusiasmi, a non illudere la piazza, nonostante l'evidente imbarazzo mediatico nel nascondere la voglia di esaltarsi. Con la solita cautela si cerca di canalizzare l'attenzione di tutti solo sulla prossima battaglia. Per la stessa proprietà transitiva di cui sopra, il mercoledi della Reggina dovrebbe essere già scritto: primo posto e curve riaperte, ci sono tutte le premesse per celebrare il primato in attesa della notturna di San Siro. Senza mai dimenticare che il calcio resta sempre una scienza inesatta.
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