 |  |
 |
Nick: Zanardi
Oggetto: Burqa
Data: 8/11/2008 14.15.23
Visite: 399
Ci sono certe zone delle ma casa che se ci passi e sbatti contro qualcosa, prendi il tetano.
Spigoli di mobili impolverati, ragnatele fossili in un angolo a terra, e cose così.
Ho scoperto, ad esempio, che nel bagno il lampadario non funziona e che da tempo vedo la luce grazie alle lampadine poste sopra allo specchio, sul lavabo.
In cucina vabbè. non ne parliamo.
Macchina del caffè incrostata e la solita pila di piatti da lavare da tre giorni.
Sono abbastanza trascurato, devo dire, ma questi sono cazzi miei.
A volte mi chiedo come faccia la gente a sentirsi a casa sua, quando entra a casa mia.
Due sono le cose: o mentono per cortesia e senso di ospitalità, oppure sono zozzi.
La prima ipotesi la scarto perché, modestia a parte, nessuno si sente ospite a casa mia.
Del tipo che vuoi il caffè? Piglia la macchinetta, il barattolo, lo zucchero e fai il caffè. E mentre lo fai ti metto su pure "Parlami d'amore Mariù" e stai una meraviglia.
Ad essere zozzi non credo lo siano.
Non ho mai sentito puzza di piedi (che detesto), di ascelle sudate, o di mestruo o addirittura di patata non passata al bidet, neppure durante gli incontri ravvicinati.
Io credo di essere fortunato da questo punto di vista.
Perché credo che se tante persone entrano a casa mia, a rischio tetano, senza dire A, significhi qualcosa.
Cioè significa che mi capiscono, che gli va bene così e che nessuno basa al resto, al tetano, alle ragnatele, al divano che ha la mia età e così via.
Non c’è bisogno che parli, che mi giustifichi, che parli, che dica questo e quello.
Niente. Ti va bene così? Si? Lo so, tanto si vede. Bene, puoi stare qua. Dimmi solo se vuoi ascoltare "Vedrai Vedrai" di Tenco o "Parlami d'amore Mariù".
A me piacciono ‘ste persone che non vogliono dire niente.
Sono come le vecchie videocassette che ho nel mobile che una volta sosteneva il mio televisore.
Nel mobile (ultraimpolverato, mi pare scontato sottolinearlo) che sosteneva il televisore, ci sono queste vecchie videocassette di film che non vogliono dire niente.
Sono veramente film che non vogliono dire niente, dicono solo parole e poi si spogliano. Le parole che dicono sono quelle che indicano le parti del corpo che dopo si vedono, che a vederle è una cosa che ti arrapa.
Un mio amico dice che non c’è alcuno che lo capisce. Lui si sente solo, incompreso, fin da bambino.
Dice che si scoccia di spiegare.
Vorrebbe solo qualcuno che lo capisse, senza dire A, che gli mostrasse di aver capito solo con un gesto, credo.
Tipo il lupo da un occhio solo che è chiuso in una gabbia di uno zoo.
Io adesso non ricordo dove ho letto questa cosa, ma c’è una storiella in cui un tizio, nel vagare in uno zoo, senza pensare a nulla, si fermò davanti ad una gabbia con dietro un lupo.
Un lupo dalla vita errabonda, fuggitiva, difficile, insomma una vita da lupo.
I due si squadrarono, si scrutarono, si fissarono fin dentro le pupille nere.
Forse per capirsi, per conoscersi. Insomma una cosa del genere.
Il lupo era solo e dentro una gabbia e guardava ormai il mondo con un occhio so poichè, l’altro era coperto da una cicatrice.
Sembrava dire: "Non vale la pena di guardare con due occhi".
Il tizio che errava nello zoo e che si era fermato davanti alla gabbia del lupo, allora, fece una cosa curiosa, quasi a calmare il lupo, a consolarlo. Lo guardò e chiuse un occhio.
Storiella e amico a parte, poi, vabbè, che tutti diciamo spesso frasi del tipo "Si, ti capisco", "Comprendo bene", "Non c’è bisogno che continui: ci capiamo al volo". Tutte cazzate.
Nel senso che sono sicuro che tutti vorremmo capire un po’ di più gli altri, e non solo per stare bene con se stessi.
Ma a realizzare ‘sta volontà è tosta.
O non ci si sforza e ci si prende per il culo per egoismo o altro o non ci si riesce a realizzarla, e non solo per superficialità.
Insomma credo che per quanto riguarda la teoria siamo tutti fortissimo, ma è la pratica che ci fotte.
RayMondo: sesso con gli altri amore con il partner forever
