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Nick: Buendia
Oggetto: elogio dell'antilentezza
Data: 17/11/2008 18.41.17
Visite: 234

dopo lunghe ricerche alla fine l'ho ritrovato, è proprio vero che è tutto in rete. mi chiedo chi abbia la pazienza di metterlo sul web.


cmq, doverosa premessa: lunghetto e 'noioso', mi incuriosisce sapere essenzialmente quanti condividono queste parole. ho una vaga idea, però...





L’elogio della lentezza è un facile colpo a effetto. A far l’elogio della velocità si passa invece per futuristi se va bene, più probabilmente per strani e datati e fuorimoda amici del progresso. Il che genera un certo malcontento tra i nostri conoscenti; non sarai anche tu uno di quelli che corre sempre, e che correndo obbliga poi tutti a correre, col risultato, lo vedi, che siamo in uno stato di stasi relativa e corriamo solo per star fermi.
Eppoi se corri non vedi i dettagli, i fili d’erba a lato della strada, il lento crescere del grano e lo sbocciare dei fiori. La risposta a questa obiezione è che magari invece certe cose si vedono solo se si va veloce. I film accelerati ci mostrano, per l’appunto, i fiori che sbocciano e i ghiacciai che scorrono. Possiamo anche guardarci tutta una partita di calcio alla moviola, addirittura come una sequenza di fermi immagine. Ma certi aspetti dell’azione, la sua coralità, il suo venire da lontano e l’accelerazione improvvisa scomparirebbero.
E non basta. Come aveva fatto notare Berkeley, gli effetti di
scala e di contesto ingarbugliano la situazione. Il contesto ci
dice che cosa è grande e piccolo: per la formica un ragno è
grande, ma per noi è piccolo. E se il ragno in corsa lascia al
palo la formica, ci vede poi come noi vediamo sfrecciare un aereo a reazione. Da queste fondamentali ovvietà si deduce
che la velocità che percepiamo potrebbe essere un’illusione; in realtà siamo lenti, quasi fermi; ci rincorre e supera chi è più giovane di noi, chi ha più idee, chi ha meno tempo, chi viene da lontano o lontano va .Ma non lo sappiamo per certo. Infatti, di converso, ci può sembrare di andare adagio, e invece stiamo correndo: via da un amore, lasciando indietro tutti, alla nostra perdizione, incontro al successo o alla sconfitta, nelle braccia del nostro peggior nemico.
Prima di preoccuparsi di un’eccessiva velocità o lentezza percepite, bisognerebbe dunque sapere a quale velocità si sta andando, cosa che non è facile nemmeno con la velocità oggettiva e misurabile, per via della relatività del movimento. Sto camminando e relativamente al suolo terrestre vado a pochi chilometri all’ora, ma rispetto a una linea immaginaria che collega il centro della terra con il centro del sole sto filando – a certe latitudini – a più di mille chilometri all’ora, trascinato dalla rotazione della terra. Non me ne accorgo, ma appunto questo è il problema. A che velocità sto andando? La domanda non ha senso se posta in assoluto.
Ma supponiamo per amor di argomento che le misure siano sensate e possibili, che ci si sia messi tutti d’accordo, e che si possa davvero dire che il mondo corre troppo. Concediamo inoltre che sia auspicabile porre un rimedio a questa situazione. Bene: a chi crede di veder tutto andare troppo veloce l’ultima cosa che consiglierei per curarsi è proprio fare esercizi di lentezza. Rallento il passo mentre cerco di raggiungere la fermata dell’autobus, coprendo cento metri in due minuti laddove normalmente ne impiegavo uno; Gianni che parte con me ci mette un minuto. Se prima Gianni mi sembrava andare alla stessa mia velocità, ora mi sembrerà due volte più veloce. Dunque a chi si muove piano le cose finiscono con l’apparire ancora più rapide, e l’esercizio di lentezza sortirebbe un effetto collaterale contrario a quello desiderato, e forse fatale agli aspiranti bradipi. L’esercizio opposto è invece altamente raccomandabile: fate più cose tutte insieme, e fatele velocemente, con concitazione, quasi con affanno, e vedrete il mondo rallentare, e tanto più quanto più sarete andati in fretta. Un cantore della lentezza deve assumersi le sue responsabilità, chiederci non di rallentare ancora di più, e magari fermarsi del tutto, ma di accelerare a velocità impossibili per la fisica, infinite. Giunto alle quali, in compagnia di alcuni pittoreschi aedi moderni, potrà cantare persino l’assenza di divenire, dire che il movimento e il cambiamento sono solo un’illusione, che l’acqua non bolle davvero, il sole non sta veramente tramontando, e che tutto è già da sempre fermo, a far bene attenzione.


('no, correte in fretta e il mondo frenerà' di roberto casati)







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