Nick: rejoice Oggetto: Consiglio Musicale Data: 24/12/2008 12.39.40 Visite: 194
E' da poco uscito, un pò in sordina ,il terzo album di Sir Paul McCartney con lo pseudonimo di THE FIREMAN. Qui Paul spazia tra l'elettroniza ,il folk ,il pop ...come sempre con la sua classe immensa, e dagli addetti al lavoro è giudicato come uno dei migliori album di McCartney dopo i Beatles. Personalmente lo trovo meraviglioso e vi invito all'ascolto. Allego recensione di Ondarock. Buona giornata e Buon Natale. Da Ondarock: Un vezzo di Macca, da sempre, è stato quelle del travestimento, dell’uscire in incognito, quasi a difendersi dall’immensa popolarità che l’avventura dei Beatles gli aveva plasmato sulla pelle. "Come And Get It", scritto per i Badfinger, fu nel 1969 una delle prime prove di Paul in incognito e, infallibilmente, schizzò comunque ai vertici delle chart, a dimostrare, se mai ve ne fosse bisogno, che il talento, specie se smisurato, non è acqua. Tutti sanno chi è Paul McCartney, ma assai pochi sanno che fu lui l’avantgardist dei Beatles, che c’era il suo zampino dietro molte delle attività più cool della Swinging London della seconda metà degli anni Sessanta, da quando, cioè, la leadership dei Beatles passò decisamente a lui. Nel 1977, per esempio, pubblicò sotto lo pseudonimo di Percy Thrillington il proprio album "Ram", di due anni precedente, in versione strumentale. Per la cronaca, nel 1973, fece un cammeo in un disco della mitica etichetta d’avanguardia newyorkese ESP, "Pass On This Side", realizzato dal polistrumentista e produttore Lesile Fradkin, da Bob Unger e da Paul Thornton del gruppo punk-free dei Godz, uscito poi l’anno successivo. Da qui, sono seguite le collaborazioni con Philip Glass, Allen Ginsberg e altri… fino al progetto The Fireman, che vede Macca immergersi nella musica più trendy, tra elettronica, ambient e dance, in collaborazione con Youth, ex bassista dei Killing Joke e produttore di grande successo. Il primo album, "Strawberries Oceans Ships Forest", esce nel 1993 e nelle rarissime interviste concesse all’epoca sull’argomento Macca descriveva il progetto come "Ambient dreams in rainbow arches descrive the circles of the fireman". Capito? Musica rigorosamente strumentale ed epicamente descrittiva, che trovava perfezionate tattiche nel successivo "Rushes" del 1998. Questo "Electric Arguments" segna una drastica svolta verso un songwriting più "tradizionale". È a tutti gli effetti un album di Paul, molto rough & basic, che a pelle mi ricorda il primo, meraviglioso, insuperato album solista "McCartney", uscito poco prima dello scioglimento ufficiale dei Beatles nel 1970. Il primo brano "Nothing Too Much Just Out Of Sight" è un garage-rock venato di blues, molto grezzo, seguito da una ballad psych-folk, "Two Magpies": in entrambi i brani Paul suona come Paul ed è immediatamente riconoscibile, sebbene gli arrangiamenti siano così immersi nelle tendenze attuali della musica pop. Il terzo brano, "Sing The Changes" sembra uscito dalla penna di Pete Townshend per l’energia incalzante: puro rock, e dei migliori. Solo dal quarto brano, la bellissima "Traveling Light" in tempo di tre quarti, che ricorda alcune tra le migliori cose neofolk, le spezie elettroniche di un tempo rientrano in gioco, portando testimonianza di come il "vecchio" Macca sia attentissimo alle nuove punte di diamante della musica internazionale e alle sue tendenze più interessanti e innovative, dal neofolk, appunto, al post-rock, all’elettronica. "Highway" è puro rock’n’roll: un tuffo nel "classico", mentre "Light From Your Lighthouse" è un divertissement in puro stile McCartney, non nuovo a divagazioni country-stomp. "Sun Is Shining", con incipit pinkfloydiano, uccellini inclusi, è uno dei capolavori elettroacustici dell’album che si trasforma in una canzone tipicamente mccartneyana. "Lifelong Passion" si colloca tra i brani migliori, con echi e infezioni elettroniche uniti a escursioni bengalesi; "Is This Love?", dall’incedere ambient, più ricorda i lavori precedenti di The Fireman. Insomma, un album di Paul McCartney più sperimentale e diverso, sebbene intimamente, immensamente suo, a cominciare dalla gestazione: tredici brani scritti e registrati da Paul in altrettanti giorni, a differenza delle produzioni iper-perfette alle quali Macca ci ha spesso abituato. Da beatlesiano fedele e devoto, lo segnalo come uno dei dischi migliori e più eclettici di Paul dopo i Beatles. E scusate se è poco! |