E’ sempre la stessa storia. Le donne muoiono in questo paese principalmente a causa delle violenze che subiscono. Il marito uccide più del tumore, della depressione e del fumo. Stupri, ferite gravi e percosse, la maggior parte dei soprusi si consuma tra le mura di casa. È una vera e propria mattanza. Ogni tre giorni in Italia una donna è uccisa dal marito, dal fidanzato o dall’ex partner. Inoltre 6 milioni e 743 mila donne, tra i 16 e i 70 anni, nel corso della vita, hanno subito violenza fisica o sessuale, secondo un’indagine dell’Istat. Se una nazione non si allerta per questi dati, per cosa allora si deve allertare?
E non bastano le leggi restrittive per risolvere il problema, perché la violenza sessuale è una malattia che persiste perché non si affrontano di petto le sue profonde radici culturali. Allora lo dico io che sono uomo. Bisogna combattere la cultura patriarcale e i tabù sessuali. Spiegare che se un maschio gode di una donna contro la sua volontà, umiliandola e picchiandola, lo fa soltanto perché è patetico ed impotente.
Spiegare ai vecchi e nuovi bacchettoni che si sparano le pugnette in salotto, lontani da occhi indiscreti - perché la masturbazione rende ciechi- che il fatto che una donna vada in giro con la minigonna non ti dà il diritto di violentarla. E ai rattusi dell’R2 che l’approccio e il corteggiamento non seguono le dinamiche ed i tempi dei film porno di cui sono tanto esperti.
Detto questo, per far capire il disgusto e la vergogna che provo ogniqualvolta sento notizie come quelle di questi giorni, posto un monologo di Franca Rame, tratto da "Sesso, tanto per gradire", dal titolo eloquente "Lo Stupro", ovvero la storia vera di violenza su una donna. In cui la violenza sessuale è resa penosamente maschia dalle sigarette spente sui seni, dai tagli sulla pelle con le lamette, dall'ingiunzione a turno "muoviti, puttana, fammi godere".
Franca Rame è stata vittima di una uno stupro compiuto da un gruppo di neofascisti milanesi, pianificato e ordinato da ufficiali dei carabinieri della divisione Pastrengo per “punire” il marito Dario Fo. Uno stupro di stato.