Nick: Fetuffo Oggetto: ti incollo... Data: 20/4/2009 12.51.30 Visite: 80
Umbria Jazz, note e offese fuori Keith Jarrett!
Keith Jarrett - Umbria Jazz Festival (1974)
di Vittorio Pio
L'insostenibile culto della personalità ha macchiato l'aurea non proprio candida di Keith Jarrett, forse il miglior pianista contemporaneo, ma assolutamente l'ultimo nei modi e nell'educazione. C'era grande attesa a Perugia per il suo debutto italiano (l'altra unica replica è prevista per il 13 a Brescia), nell'ambito di Umbria Jazz. Un rapporto partito da lontano: era il 1974 quando Jarrett fece due splendidi concerti in solitario proprio nel capoluogo e poi nell'incantevole cornice di Villalago, un exploit che ancora viene considerato tra i vertici assoluti della manifestazione.
Altri tempi e soprattutto altri modi per il mercuriale personaggio che ieri sera, poco prima di prendere il centro del palco, ha pesantemente insultato il pubblico reo di aver solo pensato di poter scattare qualche foto. Il presentatore ufficiale aveva appena fatto appello alla platea di attenersi al diktat di Jarrett, capace in altre sedi di piantare tutto anche per un solo flash captato in lontananza e un silenzio di tomba aveva accompagnato la sua uscita nella trepidante attesa dei musicisti. Quando dal buio sono sbucate tre ombre, Jarrett caracollando verso il microfono e con aria sprezzante e ingiustificatamente provocatoria ha sibilato: "Non parlo Italiano ma qualcuno deve aver detto a tutti gli 'assholes' (intraducibile senza deviare nello scurrile) presenti di mettere via tutte queste fottute macchine fotografiche. Se non lo fate immediatamente mi riservo il diritto di lasciare immediatamente il palco e questa 'God Damn City' (maledetta città ndr), così voi avrete pagato per vedere nulla, ricordatevi che il privilegio è vostro, non certo il mio".
Parole pesantissime da parte di un uomo prevenuto con un qualche probabile disagio personale. Assurdo se si considera l'affetto che ha sempre sottolineato ogni sua esibizione da queste parti. Molti fra i presenti si erano fatti anche più di 400 chilometri per assistere alla serata. Sconcerto e preoccupazione si diffondono in un attimo mentre tra le primissime file che avevano accolto anche il ministro Rutelli in visita ufficiale a Perugia, qualcuno strappa tra i fischi il suo biglietto da 80 euro prendendo l'uscita, preoccupandosi però di mostrare l'indice verso il palco. Tensione e silenzio accompagnano On Green Dolphin Street, il primo tra i preziosi brani estratti dal grande songbook di Broadway, prestato al jazz Esecuzione magnifica, applauso liberatorio ma sono molti quelli che restano a braccia conserte.
Un attimo per ritrovare la concentrazione e poi questo trio completato dai magnifici Gary Peacock e Jack Dejohnette, che proprio quest'anno officierà il suo venticinquennale con una serie di celebrazioni annunciate dall'Ecm, ribadisce il proprio teorema per il quale la profonda conoscenza delle regole è la condizione essenziale per poter essere intimamente liberi, anche se i temi distillati da questa pregiata antologia virtuale del jazz si chiamano Django, Late Lament, Joy Spring e sono appunto stra-battuti. Se ci sono loro rimane una musica di una bellezza stordente, la stessa sensazione lasciata a freddo a inizio serata e che viene ribadita al termine del breve (poco più di 30 minuti) secondo set. Nel momento in cui i tre ritornano in scena per i meritati applausi che preludono ai bis, qualcuno grida all'indirizzo del sommo Keith un disgraziato per quanto sacrosanto "motherfucker": imperturbabile lui si avvicina al microfono proferendo le ultime parole: "Con questo abbiamo chiuso, non eseguiremo nessun altro pezzo, grazie e buonanotte".
Imperdonabile, al punto che gli organizzatori di i con una nota appena diramata annunciano una rottura che al momento pare irreparabile: "L'artista Jarrett è sublime, l'uomo molto discutibile, tutto si può comprendere ma non si può certo insultare il pubblico e un intera città per colpa di qualche isolato flash. Ovviamente anche la parolaccia volata dalla platea è da condannare, ma ormai il clima si era rotto e non certo per colpa del pubblico. Dopo consultazioni interne abbiamo deciso che con lui abbiamo chiuso. Resterà per sempre nella storia di questo festival, ma faremo a meno della sua musica". Letto, sottoscritto e approvato.
In Rete (Umbria Jazz, il sito ufficiale)(11 luglio 2007)