Nick: Buendia Oggetto: l'affaire vaccino H1N1? Data: 23/9/2009 11.43.14 Visite: 178
da qualche giorno, sempre più insistentemente, si sta facendo strada nella mia mente l'ipotesi che il battage mediatico sulla pandemia (reale) di influenza A H1N1 sia una delle più eclatanti forme di condizionamento create dai governi dei paesi più influenti nell'economia globale. la comunità scientifica è divisa, le notizie su contagi e decessi oscure (ieri a matrix la sedicente medico sorella della paziente deceduta in sicilia) e volutamente piene zeppe di inesattezze. veniamo al vaccino. vaccinare significa creare artificialmente un'immunità reale in un organismo altrimenti vergine rispetto ad un determinato patogeno. ci sono molti tipi di vaccino, alcuni non sono scevri da effetti collaterali, (febbre, malessere generalizzato) e/o complicanze importanti (vedi esiti poliomielitici in soggetti vaccinati negli anni '60) e in buona sostanza potrebbero essere definiti "critici". se non altro dovrebbe essere vagliato il rapporto rischio-beneficio, per il singolo ricevente e per la collettività. nella sanità attuale il beneficio e il rischio non sono valutati solo in termini di vite umane ma anche di costi economici. sembra una cosa molto cinica, in realtà non lo è, perché in una nazione come la nostra che ancora garantisce le cure essenziali a tutti, il contenimento ideale delle spese è una tendenza che consente di mantenere i livelli essenziali assistenziali. che poi esista una sanità di serie A, B, C e cadetta è un altro discorso. dunque, vaccinarsi è atto di buon senso per se stessi (perché si evita o limita fortemente il rischio di contrarre la malattia) e per gli altri (perché si evita indirettamente che il contagio si diffonda tra i contatti del vaccinato). tuttavia, questa faccenda del vaccino antivirale per la suina desta molte perplessità. la morbilità (cioè la capacità di indurre malattia) del virus H1N1 non è superiore a quella di un qualsiasi ceppo virale responsabile delle varie influenze stagionali; la letalità è dello 0.12 percento. l'andamento pandemico è innegabile anche se anche l'influenza stagionale si comporta allo stesso modo. stranamente né lo scorso anno, né quello ancora precedente e, presumo, neppure il prossimo (se passa la crisi) si userà questo termine che evoca immediati scenari catastrofici per il genere umano. mi fermo davanti al fatto che questo trend l'ha delineato l'OMS, per me il sancta sanctorum della sanità, ma ciò comunque non mi basta per dire che sì, mi vaccinerò. in primo luogo perché temo più il vaccino che il virus; i tempi di allestimento sono stati, a mio avviso, troppo brevi e concitati, comunque non sufficienti a superare tutta la trafila sacrosanta per accertarne efficacia e sicurezza. in secondo luogo perché credo che se sapessi di aver contratto il virus me ne starei tranquilla in isolamento durante la fase acuta e metterei in atto tutte le buone norme di igiene per non trasmetterlo ad altri, norme che sarebbe bene osservare sempre. in terzo luogo perché il virus potrei averlo già preso alla fine dell'estate quando ho avuto una sindrome influenzale lieve ma non avendo fatto un tampone non lo saprò mai. dovrei studiare il titolo anticorpale ma è un esame costoso e ora del tutto inutile e quindi ciccia. e ancora: non si è placata la polemica su un altro ormai celebre vaccino, l'anti HPV. è utile per davvero? in ultimo, ma giusto a voler pensar male, la dott.ssa giorgetti in sacconi è direttore generale di farmindustria. comunque, a parte tutto, i vaccini sono una cosa seria e le vaccinazioni di massa hanno portato tanta salute ai popoli del mondo (grazie dr. jenner!) e, com'è giusto, anche tanti soldi alle cause farmaceutiche. oggi però, sono portata a credere che il vaccino H1N1 sia una cortina fumogena per i popoli e un affare miliardario per i soliti ignoti. e, invece, mi piacerebbe un sacco essere solo una malpensante.
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