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Nick: `ReVaN`
Oggetto: per gli interessati
Data: 25/11/2009 18.6.38
Visite: 254

allego un rapporto basato sui dati forniti dal CEPEJ (la Commissione Europea per   l'Efficienza della Giustizia), in modo da sfatare alcuni "miti" che i vari Belpietro&C. tentano di diffondere ripetendoli a cantilena a mò di lavaggio del cervello, finchè la gente se ne convince.
Tornare a casa dopo ore (più di quattro!) di lavoro e vedere in tv sempre le stesse persone che ripetono sempre le stesse menzogne, mi sta facendo venire l'orticaria ed anche un po di travasi di bile


Breve studio sul rapporto C.E.P.E.J. 2008 sullo stato della giustizia in Europa
a cura di Mario Morra

Premessa:
Recentemente gli attacchi alla magistratura vanno moltiplicandosi, con una violenza
ed una  frequenza  indicativa di  un disegno preordinato,  volto a gettare discredito
sulla categoria per   fini  che  nulla hanno a  che   fare   con  la volontà di   risolvere   i
problemi della giustizia e velocizzare i processi.
Esponenti politici, giornalisti, saggisti, presunti o aspiranti tali, cavalcando ormai un
filone   che   “tira”,   anche   commercialmente,   in   modo   tanto   ossessivo   quanto
apparentemente convinto, inondano la pubblica opinione di dati assolutamente falsi,
spesso ridicoli (come ad esempio la storia dei magistrati che lavorano 4 ore al giorno
o che guadagnano come i parlamentari) e ciononostante in grado di fare presa sui
lettori o telespettatori, proprio perché ripetuti in modo costante, secondo un copione
ormai collaudato.
Partendo dal dato inconfutabile dell'eccessiva durata dei processi   in Italia rispetto
agli altri paesi, prima velatamente, ora in modo aperto, si sostiene che ciò dipende
dalla   “scarsa   voglia  dei  magistrati  di   lavorare”,  dall'assenza   di   controlli   sul   loro
operato, dalla preferenza accordata alla trattazione di processi politici per acquisire
notorietà.
In più,  per  aumentare   l'atteggiamento  di  diffidenza  e  odio   verso   la  categoria,   si
sostiene che i magistrati guadagnano troppo, che l'attività disciplinare del C.S.M. è
solo una farsa e che la magistratura contrasta le riforme solo per mantenere i propri
privilegi di casta.
Ciò che sorprende e avvilisce è che dinanzi a critiche così grossolane e mendaci, i
colleghi   chiamati   come   contraddittori   nei   vari   dibattiti   televisivi,   non   sempre
riescono a far emergere in modo efficace quale sia la verità. Ci si limita a contestare
la  correttezza dei  dati   forniti  dai  detrattori,  qualche  volta  snocciolando altri  dati
parziali   e  di  difficile   lettura,  dando   l'impressione   che   sul  punto   vi  possa   essere
materia   di   controversia   e   che   le   tesi   contrapposte   possano   essere   entrambe
sostenibili.
Noi magistrati sappiamo di lavorare molto più di 4 ore al giorno, sappiamo quanta
fatica costi celebrare processi osservando norme che sembrano studiate apposta per
evitare che si giunga ad una definizione rapida, ciascuno di noi ha ben presente le
nottate, i sabati e le domeniche sacrificate per scrivere una sentenza o per studiare
fascicoli; eppure non sempre riusciamo a fornire una dimostrazione reale e tangibile
di quanto siano in male fede le accuse rivolteci.
L'esigenza di contrastare questa campagna diffamatoria ormai, non si manifesta più
solo nell'ambito di dibattiti pubblici o televisivi, ma, per la portata che la stessa ha
1assunto, esige che ciascuno di noi, nella sua attività quotidiana, nelle conversazioni
con amici o conoscenti, ogni qual volta se ne presenti l'occasione, dimostri al proprio
interlocutore, dati alla mano, come stiano realmente le cose e quali siano le ragioni
dello sfascio della giustizia.
A  tale   scopo,   questo  piccolo   opuscolo,   redatto  nei   ritagli  di   tempo   sottratti   alla
famiglia (non potendo purtroppo contare sul quelle fantomatiche 4 ore di lavoro), che
per la sua sinteticità e, mi auguro, linearità, vuole essere uno strumento di ausilio,
di pronta consultabilità, per contrastare quotidianamente le false accuse che siamo
costretti a subire, come una sorta di piccolo strumento di “autodifesa”.
I dati su cui mi sono basato, e che in alcuni casi ho rielaborato per renderli di più
immediata   comprensione,   non   sono   tratti   da   indagini   raffazzonate   e   di   dubbia
veridicità,  dell'ANM o di  altri  organismi   interessati,  ma provengono da una  fonte
autorevole ed  imparziale:   la Commissione Europea per   l'Efficienza della Giustizia
(CEPEJ),   raccolti   in un   rapporto,   estremamente   articolato,   di   oltre   350   pagine,
presentato nel  2008  (con  rilevazioni  statistiche riferite all'anno 2006),  sullo stato
della giustizia in Europa.
Il   rapporto   è   stato   in  alcuni   casi   citato,   evidentemente   a   sproposito,  dai  nostri
detrattori, e qualche volta anche dai nostri rappresentanti dall'ANM ma in modo, mi
permetto di osservare, troppo parziale e frammentario per essere efficace.
Seppur scritto in lingua inglese, è in ogni caso facilmente reperibile in internet e a
disposizione di chiunque voglia verificare i dati da esso ricavati.
Da   tale   rapporto   emerge   in  modo   evidente   la   falsità   delle   accuse   inerenti   la
laboriosità   della  magistratura   italiana,   da   ritenersi   la   più   produttiva   d'Europa,
nonché   l'infondatezza   di   tanti   luoghi   comuni,   pedissequamente   ripetuti   in   ogni
occasione.



PARAGRAFO I: “I magistrati in Italia sono più numerosi di quelli europei ma
producono di meno”.

Tutti  sanno ormai  che  il  numero dei  processi  penali  e civili  pendenti  nel  nostro
paese è di gran  lunga maggiore rispetto a quello degli altri Stati europei e che,  in
conseguenza di  ciò,   i  processi  durano mediamente molto di  più di  quanto accada
altrove.
La   tesi   oggi   diffusa,  non  solo   a   livello   politico,  ma   anche   in  consistenti   settori
dell'informazione,  è che ciò dipenda dalla scarsa voglia di   lavorare dei  magistrati
italiani, coperti, nella loro infingardaggine, dall'assenza di qualsiasi meccanismo di
controllo sulla produttività e dalla complicità dell'organismo disciplinare del C.S.M.,
costituito in prevalenza proprio da magistrati.
L'indicazione del numero dei processi pendenti, di per sé, non è di alcuna utilità per
verificare   se   tale  affermazione   sia  corretta o  se   invece   il  numero delle  pendenze
dipenda da una serie di altre ragioni (eccessivo numero di affari civili e penali iscritti
a   ruolo   ogni   anno   rispetto   alle   sopravvenienze   degli   altri   paesi,   eccessiva
parcellizzazione   degli   uffici   giudiziari   sul   territorio,   eccessiva   farraginosità   delle
procedure, ecc.).
2I dati rilevanti, in realtà, per stabilire se i magistrati italiani siano produttivi o meno,
sono altri e non possono prestarsi ad alcuna interpretazione ambigua.
Nell'effettuare un raffronto con ciò che accade negli altri paesi dell'Unione Europea è
infatti sufficiente stabilire quanti magistrati ci sono in ogni Stato, quanti sono, ogni
anno,   i  processi  di  nuova  iscrizione sui  ruoli  e quanti  quelli  che vengono smaltiti
dagli uffici giudiziari, e quale sia il rapporto tra processi sopravvenuti e definiti per
ogni singolo magistrato.
Cominciamo con  lo stabilire qual  è  il  numero dei  magistrati   in  Italia e negli  altri
paesi europei.
Su questo punto il rapporto della CEPEJ porta dati disaggregati per Giudici (tabella
n. 51)  e per Pubblici Ministeri (tabella n. 77). Unificando i due dati (per dare una
visione  più attendibile   che  non sia  condizionata dal   tipo di   sistema processuale
penale   adottato   nei   singoli   Stati),   e   riportando   (esclusivamente   per   brevità
espositiva),   solo   quelli   dei   principali   Stati   europei,   con   esclusione   di   alcuni
difficilmente comparabili con l'Italia per dimensioni (si pensi al Principato di Monaco
o al  Lussemburgo)  o per altre ragioni   (ad es.  quelli  dell'ex area sovietica),  emerge
quanto segue:

quadro 1: numero di magistrati ogni 100.000 abitanti

ITALIA   14,8
Austria   22,8
Belgio   22,4
Danimarca   16,9
Francia   14,8
Germania   30,7
Grecia   33,1
Olanda   16,8
Norvegia   26,5
Portogallo   29,9
Spagna   14,6
Svezia   23,8
Svizzera   21,9
Regno Unito   11,6

In Italia, dunque, rispetto alla popolazione, il numero dei magistrati è lo stesso di
Francia   e   Spagna,   di   poco   superiore   a   quello   del  Regno  Unito,  ma   comunque
inferiore a  tutti  gli  altri  principali  paesi  europei  e addirittura  la metà  rispetto al
numero dei magistrati tedeschi, greci e portoghesi.
Stabilito qual è l'effettivo numero dei magistrati in Europa, si può ora analizzare il
carico medio di ogni magistrato giudicante (per i pubblici ministeri i dati appaiono di
più difficile comparazione).
Questo dato non è presente nel   rapporto,  ma  lo si  può  indicativamente  ricavare
dividendo il numero delle varie sopravvenienze civili e penali (tabelle 61, 68) per il
numero di giudici (tabella 51). Si tratta di un dato che, di per sé, non ha una validità
3scientifica perché le sopravvenienze (quelle civili e quelle penali) devono essere qui
divise per il numero di tutti i giudici in pianta organica (non essendo indicato quanti
sono i giudici che trattano il penale e quanti il civile, nonché quelli in servizio presso
uffici  di  primo   grado  o   in uffici   superiori).  Ciò   tuttavia non  rileva  ai  nostri   fini
giacché   ciò   che   conta   non   è   l'individuazione   della   quantità   assoluta   delle
sopravvenienze e delle definizioni, ma solo il raffronto tra i diversi paesi.
Orbene,  partendo dalle sopravvenienze civili   in primo grado  (cause contenziose)  si
può calcolare agevolmente quanto segue:

quadro 2:  numero delle  sopravvenienze annue civili   (cont.)  di  1°  grado per
giudice:

ITALIA   438,06
Austria   67,96
Belgio   202,48
Danimarca   175,96
Francia   224,15
Germania   54,86
Grecia   n.d.
Olanda   458,71
Norvegia   26,04
Portogallo   153,58
Spagna   263,63
Svezia   25,6
Svizzera   n.d.
Regno Unito    (dato   non   affidabile,   per   l'eccessivo scarto con le decisioni emesse)
Ad   eccezione   delle   sopravvenienze   dell'Olanda,   dato   della   cui   correttezza   la
Commissione,   nel   commento   di   accompagnamento   alle   tabelle,   esprime   delle
perplessità,  si  può notare che  in  Italia ogni  Giudice ha come sopravvenienze un
numero di  affari  2 volte superiori  a Belgio,  Francia e Spagna,  8 volte superiore a
Germania e Austria, 17 volte superiore rispetto a quello dei paesi scandinavi.
Per quanto concerne gli affari penali,  il rapporto distingue tra affari penali “gravi”
(esemplificativamente vengono riportate rapine, estorsioni, reati a sfondo sessuale ed
altri) e affari penali di scarso rilievo. Nel quadro che segue ho tenuto conto solo dei
primi, in quanto, in relazione ai secondi, si tratta di fattispecie che non costituiscono
reato in tutti i paesi, sicché alcuni di essi non vengono trattati da un giudice.

quadro 3: numero delle sopravvenienze annue penali (gravi) per giudice:

ITALIA   190,71
Austria   16,12
Belgio   27,01
Danimarca   43,19
Francia   80,92
4Germania   42,41
Grecia   n.d.
Olanda   n.d.
Norvegia   n.d.
Portogallo   63
Spagna   54,16
Svezia   n.d.
Svizzera   n.d.
Regno Unito   103,94

Anche in questo caso ogni giudice italiano riceve un numero di affari penali “gravi”
di  primo grado 2 volte superiore ai  colleghi   francesi  e  inglesi,  4 volte superiori  ai
colleghi tedeschi, spagnoli e danesi, 12 volte superiore a quelli austriaci.
Già sulla base del raffronto tra le sopravvenienze civili e penali in Italia e quelle degli
altri paesi, appare chiaro il motivo per cui da noi ci sono pendenze impressionanti,
dato che  ogni  anno,  per   ragioni  diverse   (culturali,   sociali,  di   inefficienza di  altri
organismi ecc.), nel nostro paese c'è un numero di cause civili e di processi penali di
gran lunga maggiore rispetto a quello degli altri paesi europei.
Il  dato più  importante,  per valutare  la produttività dei  magistrati  europei,  è però
evidentemente costituito dal numero dei procedimenti smaltiti da ciascuno giudice
ogni anno, anch’esso indicativamente ricavabile dal raffronto tra le definizioni ed il
numero dei giudici in pianta organica:

quadro 4:  numero dei procedimenti  civili e penali di 1° grado smaltiti  in un
anno per Giudice:

PROC. CIVILI   PROC. PENALI
ITALIA 411,33   181,09
Austria 65,89   16,11
Belgio n.d.   30,27
Danimarca 173,89   41,97
Francia 215,67   87,06
Germania 78,86   42,91
Olanda 455,4 (dato ritenuto poco attendibile)   75,36
Norvegia 26,83   n.d.
Portogallo 172,09   60,31
Spagna 246,67   87,51
Svezia 24,8   n.d.
Regno Unito 12,24 (dato ritenuto poco attendibile)   n.d.

Con   la   sola   eccezione,   dunque,   dei   processi   civili   in   Olanda,   dato   ritenuto
scarsamente attendibile, anche per la evidente discrasia con il numero degli affari
penali definiti nel medesimo paese, e trascurando il dato del Regno Unito, anch'esso
troppo basso per poter essere corretto, può notarsi  che in Italia ogni Giudice, in
media, definisce un numero di procedimenti civili e penali pari al doppio dei
5colleghi   francesi,   spagnoli   e   portoghesi,   e   5   volte   superiore   al  numero   di
processi smaltiti in Germania.

PARAGRAFO II: “I magistrati in Italia non vengono mai puniti perché il C.S.M.
è un organismo corporativo”.

Altra   critica   ricorrente  mossa   alla  magistratura   italiana,   attiene   alla   presunta
inefficacia del sistema disciplinare che fa capo al C.S.M., che, essendo in prevalenza
costituito da magistrati, non applicherebbe quasi mai sanzioni alla categoria che lo
esprime.
E'   evidente   che   l'attribuzione   dei   poteri   disciplinari   ad   un   organismo   i   cui
rappresentanti   sono   in   prevalenza   eletti   dagli   stessi  magistrati   costituisce   una
garanzia per assicurare l'indipendenza della magistratura da altri poteri.
Da più parti,  anche all'interno della magistratura,  sono state da  tempo avanzate
proposte di riforma di tale sistema al fine di renderlo più efficiente, ferma restando
la   necessità   di   salvaguardare   quei   principi   irrinunciabili   di   indipendenza   e
autonomia.
In ogni caso, anche in ordine a tale tema, può essere utile esaminare i dati statistici
relativi alle sanzioni disciplinari applicate dal C.S.M. rispetto a quelle applicate dagli
altri organismi disciplinari europei.
E'   interessante  notare   che  nel   corso   dell'anno   2006,   secondo   il   rapporto   citato
(tabelle n. 100 e seguenti), in Italia sono stati attivati 92 procedimenti disciplinari
contro Giudici   e  P.M.   ed applicate  66  sanzioni.  Un numero  forse   contenuto ma
certamente maggiore delle 14 sanzioni disciplinari applicate in Francia, delle 29 in
Germania, delle 24 in Spagna.
Se tali dati vengono poi divisi per il numero dei magistrati dei diversi paesi, emerge
quanto segue:

quadro 5: numero delle sanzioni disciplinari applicate ogni 1000 magistrati:

ITALIA   7,5

Austria   8
Belgio   2,5
Francia   0,5
Germania   1
Portogallo   13
Spagna   3,5
Regno Unito   5

Salvo   che   per   il  Portogallo   e   l'Austria,  dunque,   in  Italia   vengono   comminate   ai
magistrati sanzioni 2 volte maggiori di quelle comminate in Spagna, 7 volte maggiori
di   quelle   comminate   in  Germania   e   15   volte   superiori   di   quelle   comminate   in
Francia.

6PARAGRAFO III: “I magistrati Italiani sono quelli che hanno la retribuzione più
alta in Europa”.

L'ultimo   dei   luoghi   comuni   più   diffusi   sulla  magistratura   è   quella   relativa   alla
retribuzioni.
Si sente spesso affermare che i magistrati guadagnano quanto i Parlamentari e che
le loro retribuzioni sono le più alte d'Europa.
In realtà tutti  noi  sappiamo che solo  l'ultimo  livello retributivo della magistratura
(quello   del   Primo   Presidente   della   Corte   di   Cassazione)   è   parametrato   sulla
retribuzione   dei   Parlamentari,   mentre   tutti   gli   altri   magistrati   sono   retribuiti
diversamente a seconda della rispettiva anzianità di servizio.
Rivedendo il mio statino paga del 2002, quando sono entrato in magistratura, rilevo
che il mio stipendio era di 1669 euro netti.
Dal  rapporto della CEPEJ non è possibile effettuare un raffronto  tra  lo stipendio
medio dei magistrati europei perché viene riportato solo lo stipendio di inizio carriera
e quello di   fine carriera  (ossia corrispondente al  massimo  livello stipendiale della
magistratura (tabelle 91 e 92 del rapporto).
In   ogni   caso,   anche   solo   sulla   base   di   tali   dati,   si   può   comprendere   come   la
retribuzione dei magistrati italiani sia, a tutto voler concedere, in linea con quella dei
colleghi dei principali paesi europei e, in alcuni casi, decisamente più bassa.

quadro 6: stipendio lordo magistrati europei a inizio carriera:

ITALIA   37454
Austria   43393
Belgio   56487
Danimarca   91904
Francia   35777
Germania   38829
Irlanda   127664
Olanda   70000
Norvegia   87000
Portogallo   33477
Spagna   45230
Svezia   96500
Svizzera   88044
Scozia   170000
Inghilterra   143708
quadro 7: stipendio lordo magistrati europei a fine carriera:
ITALIA   122278
Austria   105251
Belgio   122196
Danimarca   130341
7Francia   105317
Germania   86478
Irlanda   222498
Olanda   115000
Norvegia   125000
Portogallo   80478
Spagna   115498
Svezia   152000
Svizzera   204968
Scozia   255000
Inghilterra   233742

Per quanto concerne  lo stipendio  iniziale,  dunque,  quello dei  magistrati   italiani  è
sostanzialmente analogo a quello dei colleghi francesi, tedeschi e portoghesi (Stato
nel quale i salari medi sono però decisamente più bassi di quelli italiani); inferiore a
quello degli  omologhi  spagnoli,  austriaci  e belgi,  assolutamente non paragonabile
allo stipendio dei magistrati dei paesi nordici (dove il tenore di vita è però più alto) e
di  quelli  anglosassoni,  ove  i  magistrati  percepiscono uno stipendio quasi  4 volte
superiore a quello degli italiani.
Solo  lo stipendio massimo dei  magistrati   italiani  è superiore a quello dei  colleghi
francesi e soprattutto tedeschi, ma sostanzialmente analogo a quello dei magistrati
spagnoli e belgi, e notevolmente inferiore (quasi la metà) rispetto allo stipendio dei
magistrati inglesi e degli altri paesi del Regno Unito.
Un aspetto estremamente significativo è comunque costituito dal   fatto che,  come
indicato nel  commento di  accompagnamento alle  tabelle,   in alcuni  paesi  europei
(Germania e Francia,   tra gli  altri),   i  magistrati  beneficiano di  vantaggi  ulteriori  di
diversa natura,  come assicurazioni  sulla salute,  sistemazioni   logistiche,   in alcuni
casi   rimborsi  di  costi  di   rappresentanza ecc.;  vantaggi  che sono  invece del   tutto
assenti   per   i  magistrati   italiani,   la   cui   retribuzione,   è   il   caso  di   sottolineare,   è
costituita anche  da una  voce   che   è   “l'indennità  di   rischio”,   introdotta a  seguito
dell'uccisione di diversi colleghi per terrorismo e mafia (verosimilmente qualcuno in
più rispetto alla media europea).
In conclusione,  chi  scrive è ben consapevole  che  i  magistrati  sono  tutt'altro che
perfetti, che alcuni di essi non amano il proprio lavoro o non sanno organizzarlo, che
ci   sono   sacche   di   inefficienza   riconducibili   anche   a   responsabilità   interne;   che
moltissimo   si   potrebbe   fare   per   migliorare   il   funzionamento   dell'organo   di
autogoverno ed il servizio giustizia nel suo complesso, ma tutto ciò non può portare
ad  assistere   inerti   alla  distruzione  di  una   istituzione   cui   è   demandato   infine   il
compito di salvaguardare lo Stato di diritto.
L'esercizio della giurisdizione, oltre all'impegno dei magistrati e alla disponibilità dei
mezzi, richiede anche la preservazione della “dignità” della magistratura, che non è
appagamento della vanità dei singoli, ma strumento indispensabile per la concreta e
quotidiana amministrazione della giustizia.




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