Nick: falcofa Oggetto: bastardi!!!!!!!!!!!!! Data: 29/1/2011 14.59.9 Visite: 273
Lo scandalo dei percolato/ I verbali «Tonnellate di m.. in mare Tanto i lidi balneari funzionano bene»
NAPOLI - Mentre gli «stabilimenti balnerari continuavano a funzionare bene», loro buttavano «in mare tonnellate di merda al giorno». Tutti gli indagati dell'inchiesta
Luglio 2007, temperatura torrida a Napoli, unico refrigerio per centinaia di migliaia di persone le coste un tempo felici di Napoli e Caserta.
Al telefono parlano tecnici e funzionari della regione Campania, imprenditori e gestori privati, tutti alle prese con un’emergenza decennale, quella del percolato prodotto dalle discariche e convogliato in acqua senza alcuna depurazione. Tubi di scarico, in alcuni casi sottomarini.
«Tonnellate di merda in mare», appunto, a sentir parlare l’ingegner Generoso Schiavone, responsabile del ciclo delle acque per la Regione. Che insiste, al punto che, parlando con Antonio Recano, funzionario addetto al commissariato straordinario per le acque e le bonifiche, precisava che in fondo «la merda di Acerra va nei Regi Lagni», quindi a mare.
Eccola l’altra verità sul mare pulito a Napoli, con un’ipotesi di associazione per delinquere che unisce Gianfranco Mascazzini del Ministero dell’Ambiente, l’ex governatore e commissario all’emergenza acque Bassolino, il capo della sua segreteria politica Nappi, l’ex assessore Nocera, ma ex funzionari del commissariato e imprenditori.
Invece di interrompere tutto - ragionano gli inquirenti - per un servizio di depurazione inesistente, erano tutti d’accordo. Emergenza produce soldi, carriere, clientele, stando all’inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto Aldo De Chiara e dai pm Giuseppe Noviello e Paolo Sirleo.
Le lettere sequestrate. C’è una lettera che risale al 12 novembre del 2002 a firma dell’ex presidente regionale Antonio Bassolino, che attestava la sua preoccupazione per le condizioni dell’impianto Foce Lagno. È la dimostrazione del fatto che da anni l’ex governatore fosse a conoscenza del cattivo funzionamento degli impianti di depurazione.
Forti pressioni al generale Centrale il caso del generale Roberto Jucci, ex commissario alla bonifica del fiume Sarno. Un tempo competente per uno dei depuratori, quello di Nocera, si rifiutò di avviare l’impianto perché privo di collaudo, tanto da subire «forti pressioni», «per confermare come nessuna regola dovesse impedire lo scarico del percolato nel mare tramite il depuratore».
Fumo sul percolato Con o senza collaudo, la Regione decise di assumere «il possesso materiale e giuridico» del depuratore del comune di Nocera. Tanto che l’ingegner Generoso Schiavone, responsabile del ciclo delle acque per la Regione, al telefono con Giovanni Melluso, docente della Federico II e addetto alla sovrintendenza tecnico scientifica per alcuni depuratori, parla di «una relazione al prefetto per buttare fumo sul percolato».
fonte: http://www.ilmattino.it/articolo.php?id=136554&sez=NAPOLI
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