fosse solo questo! Il percolato,un liquido tossico altamente inquinante che andrebbe trattato in impianti specializzati, sarebbe stato sistematicamente sparso nei corsi d'acqua, nelle fogne e addirittura lungo le strade e nei campi. I camion non perdevano liquido per errore, lo scaricavano deliberatamente.Bucavano le cisterne dei camion! " Ogni giorno, nelle discariche autorizzate dal Commissariato c'è un via vai di mezzi che aspirano il liquido nerastro dalle vasche per portarlo ai centri di bonifica. Ma lungo il percorso almeno la metà del carico finisce per essere smaltito illegalmente. Così ci guadagna la ditta che trasporta, che paga meno, e quella che smaltisce, che incassa lo stesso. Resta il fiume tossico, che penetra nel terreno e nelle acque e che nessuno si è curato di disinquinare."
La discarica di Villaricca, quella che si vede nel film Biutiful cauntri, era diventata un lago di percolato.
sentite come risponde Bertolaso a Del Giudice
"Per rimettere in sesto un territorio ammorbato da rifiuti, anche quelli tossici interrati per anni dalla camorra, nel 2001 il governo aveva istituito l'ennesimo commissariato. L'incarico fu affidato ad Antonio Bassolino, che era già commissario ai rifiuti. Un anno dopo, veniva siglato un accordo di programma con la Jacorossi Spa sponsorizzata dal ministero del Lavoro (allora retto da Roberto Maroni, ndr): 140 milioni di euro per rimuovere i veleni da 80 comuni. L'incarico fu affidato senza gara, grazie all'impegno della società di assumere 380 lavoratori socialmente utili. Lo prevede una legge dello Stato, che garantisce pure la gran parte degli stipendi per i primi tre anni. Una manna, che ha permesso alla Jacorossi di affidare senza alcun vincolo lavori in subappalto e tenersi, allo stesso tempo, gran parte di quegli operai fermi a giocare a carte, come loro stessi hanno denunciato.
Alla scadenza dei tre anni, il licenziamento e la cassa integrazione: paga sempre lo Stato. A Jacorossi, intanto, sono stati liquidati i primi lavori, ma a un prezzo troppo caro, specie per l'ambiente. L'incarico aveva scadenze ben precise e un rimborso garantito solo a operazioni eseguite. C'era poco tempo da perdere. Così, le scorie raccolte sarebbero state spacciate per scarti di edilizia per poi finire, sistematicamente, in cave della provincia di Caserta e Napoli non molto lontano da quelle di Chiaiano. Andavano separati, trattati, smaltiti ognuno secondo le procedure previste: la plastica con la plastica, i copertoni di auto con i copertoni, l'amianto con l'amianto. E invece, oltre un milione di tonnellate di monnezza sarebbe finita sepolta sotto strati di terreno in luoghi non certo idonei"