Nick: Re_di_Irc Oggetto: La Vita é bella (1997) Data: 10/9/2004 10.26.43 Visite: 25
Dissacrazione Quando Guido porta via Dora in auto dopo il teatro, il suo vestito è così lungo che rimane parzialmente inpigliato nella portiera. Quando i due poi proseguono a piedi il suo vestito si è accorciato. Ad un certo punto, ci troviamo ad Arezzo (mi pare), si vede benissimo Benigni passare di fronte ad una vetrina per seguire il figlio... Nella vetrina si vede papale papale tutta la troupe con tanto di telecamera, microfonista ecc... Nella scena in cui Benigni si fa lanciare le chiavi da "Maria", si vede sul muro della casa lo sportello del contatore ENEL. Quando Benigni è il suo amico camminano per la piazza di Arezzo si vede un bar con fuori dei gazebo bianchi... Come è possibile che nel 1939 li costruissero già identici a quelli che ci sono ora???? Quando Benigni e la Braschi sono davanti al cancello della casa di lei e piove, prima lui ha i cappello bagnato, poi asciutto, poi ancora bagnato.Quando nella stessa scena,lei chiede alla Madonna di mandare un cappello asciutto a lui, un passante scambia il suo con quello di Benigni, solo che nel passaggio da blu diventa di un'altro colore (non ricordo esattamente quale, ma non era sicuramente blu) e per giunta si asciuga (in un secondo? mmmmh, strano...) Quando Dora, al campo di concentramento, guarda le docce da fuori la finestra, una comparsa che scende le scale accanto a lei (la bionda) accenna un sorriso appena si accorge di essere inquadrata. Tenta anche di mascherarlo facendo una smorfia ed abbassando la testa. Durante la dichiarazione di matrimonio, i coriandoli in testa al tipo col pizzo, cambiano di quantità a ogni inquadratura. Durante il discorso della festa di fidanzamento, tra il pubblico si vede un giovane sorridente... con l'apparecchio ai denti!! Quando Benigni fa le prove (davanti allo zio) per diventare cameriere, a secondo delle inquadrature la bottiglia di champagne sul tavolo cambia posizione o, addirittura risulta essere, ad un certo punto, priva della stagnola che protegge il tappo! Nella scena della caduta di bicicletta, si puo' notare che esposta al palazzo nello sfondo, c'e' appesa una bandiera del Quartiere di Porta del Foro. Tale Quartiere è uno dei quattro rioni della città di Arezzo che si sfidano nella popolare Giostra del Saracino. Il film in questione è stato infatti girato nei giorni vicini ad una delle due manifestazioni che annualmente si svolgono. Verso la fine, quando benigni cammuffato da donna sta cercando la moglie, una guardia (donna) lo scopre e fischia: un soldato lo rincorre. Dietro al soldato una prigioniera alza lo sguardo, lo rivolge verso i due che corrono e sorride in maniera decisa e per un periodo neanche troppo breve, come se si trattasse di una scena comica. Quando Benigni dice al figlio di nascondersi in quella specie di "casetta" metallica, raccontandogli che il "gioco" e' alla fine è che è essenziale che non si faccia trovare, lo stesso Benigni si accorge che nei pressi stanno passando le donne: torna quindi dal figlio per farsi prestare il maglioncino per travestirsi. Nelle due scene, si può chiaramente vedere come la porticina del nascondiglio sia prima ben aperta e poi quasi chiusa... Nella scena in cui Benigni scappa dall'ufficiale comunale in bicicletta in un'inquadratura si vede appeso ad un muro un estintore rosso. Quando Benigni dice al figlio che ci sono alti bambini nascosti da tutte le parti per vincere il 1° premio (per fargli credere che non è l' unico bambino nel campo di concentramento), gli dice di guardare dentro la cassetta delle poste, per se non ci credeva. Josue, dopo aver visto il bambino tedesco (che stava giocando a nascondino con altri tedeschi) corre dal babbo e gli dice: "l'ho visto babbo" (o qualcosa cosi), Benigni dice: "Hai visto Josue, che ti avevo detto? è un bambino biondo?" e il figlio annuisce. Pero' il bambino tedesco che era nascosto si vede benissimo che non è biondo, anzi sembra avere i capelli molto scuri. Benigni, il figlio e lo zio salgono su uno dei primi vagoni della tradotta, Dora su uno degli ultimi; all'arrivo al campo di concentramento, Benigni scende da uno dei vagoni di coda e va a cercare la moglie in uno di quelli di testa. Benigni e la Braschi non potevano sposarsi perchè lui è Ebreo e non poteva sposare un'italiana, così voluto da Hitler. Durante il Fascismo era proibito l'uso del "lei", ma si usava il "voi", nel film di Benigni ci si dà el "lei" dall'inizio alla fine!!! L'errore del bambino nascosto che sarebbe biondo ma in realtà è morissimo è ripetuto alla fine del film: Benigni invita il figlio a nascondersi nell'affare di metallo, ma Giosuè risponde che "dentro c'è Schwanz, il bambino biondo!" Repetita iuvant? Nella scena in cui Benigni carica moglie e figlio su una bicicletta per andare al lavoro si nota che prima il bambino è infilato in un cestino di vimini chiaro, poi nella scena successiva il cestino è rimpiazzato da un porta bambini in ferro nero. Durante lo sposalizio tra lo scemo delle uova e la Braschi ad un certo punto lo scemo delle uova chiede a Benigni : "Cameriere scusi dov'è la toilette" ... a quel tempo la parola toilette non veniva proprio utilizzata perche l'inglese non ancora aveva influenzato la nostra lingua. Quando Guido (Benigni) accompagna Dora (N. Braschi) in automobile dopo lo spettacolo a teatro si nota benissimo che mentre i due parlano in automobile, in realtà essa è ferma! E si vede che l'effetto pioggia è "fatto" con degli schizzi provenienti dal davanti dell'automobile! Beh il film si vede inizia nel settembre del 1939, Benigni incontra la Braschi , c'è un po' di tempo che si conoscono quindi mettiamo che si sposino agli inizi del 40 poi ci vogliono 9 mesi perchè il bambino nasca e siamo quasi al 41. Ora se i campi sono stati quasi tutti liberati nel 1945 Giosuè doveva avere a mala pena 4 anni, ma il bimbo si dice che ne abbia 6 e che sappia già leggere. Lo dice la nonna. Nella scena in cui si vede il camion trasportare i deportati alla stazione, dove li aspetta il treno che li condurrà al campo di concentramento, si nota ai bordi della strada un cartello stradale triangolare (segnale di pericolo) con tanto di pannello aggiuntivo sotto. Questi cartelli non esistevano all'inizio degli anni '40, periodo in cui è ambientata la scena. Quando scrivono sul cavallo "brutto cavallo ebreo" si vede benissimo che avevano usato delle bombolette per fare la scritta. Dora e Guido si sposano ed hanno un figlio. Ma in 6 anni le piante del loro terrazzo non sono affatto cresciute. Quando , nel camion che trasporta gli ebrei alla stazione, in un'inquadratura si vede una bambina con un gatto in mano e con il cappelo inclinato verso la sua sinistra. Dopo qualche inquadratura, il cappello è dritto. Quando Giosuè racconta a Guido che con gli ebrei ci facevano il sapone e i bottoni e li bruciavano nel forno, si vede una scodella d'acciaio che è ben nascosta. Dopo, quando Giosuè aveva intenzione di ritirarsi dal "gioco", la scodella non era nascosta, anzi, si vedeva molto bene. Nel campo di concentramento, Bartolomeo inizialmente si mette nel letto accanto a quello di Guido, poi va alla camera sopra a quella di Guido ed, infine, si mette addirittura alla camera vicino alla porta. L'appartenenza alla religione ebraica si tramanda da madre a figlio e non da padre a figlio, quindi Giosuè non dovrebbe entrare nel campo di concentramento. |