Nick: Viola' Oggetto: straniamento Data: 16/9/2004 15.14.29 Visite: 202
Matrimonio di mio cugino, luglio. Già vedere il mio amato cuginetto che fa il pupazzo sull’altare mi fa star male, ma queste saranno mie manie personali, e ok. Location: ricevimento nel parco privato a Posillipo di mia cugina (sorella dello sposo). Personaggi: appena appena 270 invitati. Trama: bordello,cibo a strafottere di tutti i tipi, dislocazione tavoli tra prati vari e piscina, ingioiellamenti e mises accuratissime, conseguente mio straniamento. Micidiale tavolo il mio, con una delle mie cugine iper-perete di Roma che è tutta un sbrilluccichio di diamanti, e che quando le faccio notare che abbiamo lo stesso braccialetto d’oro bianco (me l’aveva regalato suo padre) mi fa con aria quasi schifata: "ma il tuo è d’argento?". Ma va cac, ma riesco a rispondere con un sorriso: "no, e il tuo?". Il marito di mia cugina (il proprietario del parco) che spara battute tipo: "andare a Cuba con la ragazza è come andare all’oktoberfest con la nastro azzurro". E poi mi fa: "e ridi, ja, possibile che non ti fa ridere?". E io che non ho mangiato nulla perché stasera non ci riesco, comincio a sentire una specie di mappazza sullo stomaco, come se si stesse formando un gigantesco nodo. Vedo un paio di miei zii: belli, pasciuti e soddisfatti, e perché non dovrebbero esserlo? Il famoso avvocato, il medico illustre, moglie, figli e tutt o riest appriess. Straniamento. Sempre peggio. Cioè, questa sensazione in queste circostanze ce l’ho sempre avuta, ma mai così forte. Mi dicevo: col tempo passerà, mi sento diversa solo perché sono molto giovane, è normale… Sì, ma loro erano già tutti uguali. Tutti, tutti uguali. Zii, cugini etc. Tutti uguali tra loro. Tutti contenti delle stesse cose. E io che cercavo qualcos’altro, che non ho ancora capito cosa. Col tempo è stato peggio. Adesso lo straniamento è totale. L’unica normale mi sembra mia nonna che sprofondata nel rincoglionimento dei suoi 88 anni non se ne fotte più di niente e dice ad alta voce: "ma chi è quella, la sposa? Quant’è brutta, non mi piace proprio! Quanta gente, troppa gente, ma perché, perché?". Atto finale. Consegna delle bomboniere. Consistono in un vaso di terracotta completamente nero, con un coperchio in cima. E all’interno un biglietto che informa che questi vasi vengono dal Bangladesh, e che il ricavato andrà ai bambini poveri. E’ lì che il nodo allo stomaco comincia a farsi intollerabile. Cioè: un ricevimento per 270 persone, nel vostro parco privato a posillipo, cibo quanto basta per sfamare San Marino, spreco immondo, e poi questa menata radical chic qua? Ah già, dimenticavo che mio cugino prima di rincoglionirsi appresso a sta pereta che si è sposato ha passato due anni in India per un progetto di sviluppo. Ha vissuto nei posti più miserandi, certe cose le conosce bene, ma adesso purtroppo devo tristemente constatare che è totalmente rincoglionito. E ci propina il vaso nero (buono come urna funeraria, lo ammetto) con il bigliettino dentro e bla bla bla. Vabbè, comunque questo momento toccante si è concluso con me in ginocchio che vomitavo sul prato all’inglese (ops! I’m sorry), con mia madre che diceva: "hai bevuto troppo?". Macchè mamma, bevuto sticazzi, è che soffoco, sto soffocando qua dentro, e me ne passa per il cazzo se stiamo in front of the sea, so solo che li piglierei a paccheri tutti quanti, ma poi penso che forse sono l’unica ad avere questi impulsi, e allora mi chiedo perché? Perché cazzo mamma? Perché loro stanno benissimo in mezzo a tutto questo e io invece sono schifata? E Lucio? Il mio amato Lucio che se ne è andato in Bosnia a portatr gli aiuti umanitari, in Albania idem, due anni in India, e adesso sta tutto contento qua, in mezzo a questo schiaffo alla miseria, e penso che più che una mutanda ncap ten na panciera acciaio inox chiusa a tripla mandata. Forse adesso è diventato grande. Eh, e io non sono diventata grande? E allora perché tutto questo mi sembra un obbrobrio? Perché forse sono io quella sbagliata, lo sono sempre stata, non dovevo nascere in mezzo a voi, salcazzo dove dovevo nascere, ma certo non qui. Mò bast, però. Sono diversa, e stop C’è solo il fatto che mi sento l’unica, l’unica ad avere questa sensazione, e mi chiedo perché. Dovrei essere come te mamma, che ti lasci scivolare sempre tutto addosso e campi sicuramente meglio, io invece devo sempre guardare troppo, è questa la verità, guardo troppo e certe volte mi prende allo stomaco, come adesso. E la finissero con sta musica dimmerda, si sentono sfaccimmi perchè stanno ballando "Break out" che già faceva cagare tanti anni fa figurati mò, aiuto mi gira tutto. Torno a casa all’una, e dopo un quarto d’ora mi faccio venire a prendere perché a casa non ci resto. Lo straniamento persiste. Lui mi porta a fare un lungo giro in macchina, e ripassiamo per la strafottuta via Posillipo con me che guardo se qualcuno ha buttato quel cesso di bomboniera per la strada. Lui è tutto contento perché stasera è stato ad un incontro col collettivo Wu Ming, e mi dice che la cosa che gli avevo detto tempo fa, e cioè che il finale di "asce di guerra" è preso pari pari dal finale di "on the road", l’ha detta e ha fatto bella figura. Almeno servo a qualcosa, penso. Stasera lui è sul sentimentale andante, in macchina mi prende la mano, mi dice quanto ci tiene a me, mi spiega perché a volte si è comportato come una merda umana (o animale, non saprei bene), nell’ascensore di casa sua mi abbraccia stretta. Eh, ma la mappazza a me è arrivata dallo stomaco al cervello, spiacente, non è proprio serata. Non sono nello stato di ascoltarti, né di recepire granchè. Dormo da lui, anche se ci sono i suoi nell’altra stanza, non me ne fotte, a casa non ci torno, perché lo straniamento persiste. Lui mi guarda e fa: "parliamo di noi". Scusa, ma stanotte non ce la posso fare. Così inizio a rompere con cose di cui in realtà non me ne fotte proprio niente, me le invento pure, ma mi devo sfogare in qualche modo, in fondo poi mi dico che tante e tante volte mi ha rovesciato addosso la rabbia che si porta perennemente dentro, che una volta tanto si tenesse la mia, e fa niente se lui si assolve sempre dalle sue menate dicendo di essere un uomo tormentato e triste, mentre se la meno io non sono altro che una rompicoglioni, va bene così. E la notte si consuma in un lungo scazzo, spiacente baby, non puoi sapere come mi sono sentita qualche ora fa, con quanta precisione ho realizzato di essere un’estranea in mezzo a gente che conosco da quando sono nata, e che sto ancora cercando il mio posto. Il giorno dopo mia zia mi fa: "Ma non può essere stato qualcosa che hai mangiato, nessun altro si è sentito male. Appunto. Nessun altro su 270 persone. E’ questo che mi preoccupa.
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